Renzi, Gentiloni e Minniti hanno accettato l’invito a cena di Calenda. Martina non è stato invitato e si è rifugiato nella “cena di solidarietà per Genova“. E Zingaretti, che finora è l’unico candidato ufficiale alla segreteria del Pd, a sua volta ha rilanciato con una cena alternativa: al tavolo con il governatore esponenti della società civile. Al netto dei protagonisti, sembra che il futuro del Partito democratico si deciderà a tavola. Alla faccia di congressi, cambi di nome e di simbolo, dialettica democratica, “tornare in strada e nelle piazze”.
LA CENA ALTERNATIVA DI ZINGARETTI
L’ultimo big del partito a scegliere il desco per rilanciare la propria proposta politica è stato proprio Nicola Zingaretti, il solo ad essere già in corsa per prendere il posto del reggente Maurizio Martina. Il presidente del Lazio ha risposto all’iniziativa dell’ex ministro dello Sviluppo economico con una provocazione: a tavola con lui non i capicorrente, ma gente comune. L’annuncio è arrivato via Facebook: “Ieri Paolo Gentiloni ha detto cose sagge sul tema del nostro modo di discutere per mettere al centro il congresso e la partecipazione. Le condivido in pieno, anche questa volta” ha scritto sul social network, prima di lanciare la sua idea. “Proprio per questo, per un Congresso diverso, aperto e partecipato, insieme a tanti incontri che sto facendo in tutta Italia – ha aggiunto – la prossima settimana ho organizzato in trattoria una cena con un imprenditore del Mezzogiorno di una piccola azienda, un operaio, un amministratore impegnato nella legalità, un membro di un’associazione in prima fila sulla solidarietà, un giovane professionista a capo di una azienda Start Up, una studentessa e un professore di Liceo. A tutti loro – è stato il messaggio – voglio chiedere: che dobbiamo fare secondo voi? Dove abbiamo sbagliato? Come riprendere a lottare e vincere? Perché la nostra storia ricomincia così: ascoltando le persone. P.s. – ha concluso Zingaretti – Ci vediamo tutte e tutti il prossimo 13 e 14 ottobre a Roma all’Ex Dogana, per Piazza Grande”.
L’IDEA DI CALENDA: CENA CON RENZI, MINNITI E GENTILONI
La cena alternativa di Zingaretti, come detto, è la risposta a quella organizzata da Carlo Calenda, con invitati Marco Minniti, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni. “Hai ragione Giuliano. Questo è un invito formale. Vediamoci @PaoloGentiloni @matteorenzi #minniti. Per essere operativi e per limiti miei di movimento: martedì da me a cena. Invito pubblico per renderlo più incisivo ma risposta privata va benissimo” ha scritto il 16 settembre l’ex ministro su Twitter, rispondendo al Giuliano da Empoli. Lo scrittore aveva scritto che “la storia non sarà clemente con i quattro leader del Pd, Renzi, Gentiloni, Calenda, Minniti che condividono la stessa linea politica se per ragioni egoistiche non riusciranno a sedersi intorno a un tavolo per impedire la deriva del Pd verso l’irrilevanza e la sottomissione al M5s“.
I tre hanno accettato l’invito a cena? “Sì. Ma la data è stata spostata, e per evitare l’ennesimo tormentone sul Pd rimane riservata. Sono molto contento è un gesto di responsabilità di tutti i partecipanti. Bene così. Ottima notizia” ha fatto sapere sempre su Twitter Calenda, che poi ha detto la sua anche sulla cena di Zingaretti.
Non credo. Anzi lo escludo. @nzingaretti è persona troppo intelligente per “rispondere” così a un incontro tra quattro persone che peraltro non è fatto contro nessuno ma solo per confrontarsi tra ex colleghi di governo. Evitiamo interpretazioni che non reggono. https://t.co/sMKUPrW8O5
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) 17 settembre 2018
MARTINA NON È STATO INVITATO
Chi non è stato invitato alla cena in casa Calenda per parlare del futuro del Pd è l’attuale segretario del Pd. Maurizio Martina non l’ha presa benissimo e ieri ha fatto sapere sempre che avrebbe partecipato “a una cena di solidarietà per Genova, perché per costruire l’alternativa di Governo del Partito Democratico serve un percorso aperto il più possibile a tutte le energie e partecipato da tanti”. Il commento dell’ex titolare dell’Agricoltura non è finito: “Serve un percorso partecipato per costruire l’alternativa – ha spiegato – Abbiamo la manifestazione nazionale del 30 settembre a Roma in piazza del Popolo, il forum nazionale per l’Italia già convocato a Milano a fine ottobre e le primarie si possono fare benissimo a gennaio”.
GENTILONI ACCETTA L’INVITO (CON DISTINGUO): “SERVE CONGRESSO”
“Figurati se si rifiuta questo invito. Se si fa e c’è questo invito non è una cosa a cui si può rinunciare. Detto questo, se qualcuno pensa che i problemi del Pd si risolvono perché alcune persone si vedono a cena, forse non ha esattamente chiaro cosa sia il Partito Democratico“: parola dell’ex premier Paolo Gentiloni alla festa dell’Unità di Modena. “Il Pd – ha aggiunto tra molti applausi – ha bisogno con urgenza di una cosa che comincia per ‘c’ e che non è cena, e si chiama grossomodo Congresso. Ma come ho sentito dire – ha aggiunto – con questa situazione, con Salvini, vi mettete a fare un congresso e magari litigate? Ma abbiamo bisogno di un congresso, secondo voi, per litigare? Non credo. Noi il problema, purtroppo, di discutere, tra virgolette, ce l’abbiamo a prescindere dal congresso – ha detto ancora Gentiloni – Il congresso ci serve per avere una leadership salda, decidere una linea e cambiare strada”. “Io agli inviti rispondo – ha continuato l’ex premier – ma qui abbiamo bisogno di una cosa un po’ più impegnativa di una cena tra quattro cinque sei persone…”. Immediato l’allineamento di Calenda, che da buon padrone di casa ha tento a precisare il suo punto di vista: “Se pensassi che i problemi del Pd si risolvono con una cena sarei un imbecille – ha scritto su Twitter – Che due dei migliori PdC che il paese abbia avuto, e più capace ministro degli Interni, riprendano a confrontarsi sul futuro dei progressisti mi pare però un primo passo necessario”.
MATTEO RENZI DA “IO AI CAMINETTI NON CI VADO” AL SI’ A CALENDA
Al netto di distinguo, polemiche e prese di distanze, la cena a casa Calenda si farà. E ci andrà anche Matteo Renzi. Che in passato, più di una volta, si era scagliato contro le riunioni ristrette dei dirigenti di partito, quelli che in gergo politico si chiamano caminetti. Solo l’8 maggio scorso, ad esempio, l’ex Rottamatore aveva criticato il reggente del Pd Maurizio Martina con queste parole: “Ci sono riunioni che Martina fa e io non facevo, i caminetti, ma niente polemiche. Il Pd si tolga di dosso la polvere della rassegnazione, si metta in moto, faccia campagna elettorale sulla logica della responsabilità contro i campioni mondiali delle promesse” diceva Renzi a DiMartedì, su La7, riferendosi a Salvini e Di Maio. Tornando alla cena in casa Calenda, da sottolineare la coerenza dell’ex ministro, a cui i caminetti piacciono da sempre. Calenda non lo ha mai nascosto: “L’unica cosa rilevante in questo momento è mettere intorno allo stesso tavolo Renzi, Capigruppo, Martina, Gentiloni, Franceschini e Orlando e trovare una direzione comune – ha detto il 5 aprile, riferendosi alle divisioni interne al Pd – Questa storia dei gigli contro i caminetti è deleteria“.