“Nessuno ha chiesto le dimissioni del ministro Tria ma pretendo che il ministro dell’Economia di un governo del cambiamento trovi i soldi per gli italiani che momentaneamente sono in grande difficoltà. Gli italiani in difficoltà non possono più aspettare, lo Stato non li può più lasciare soli e un ministro serio i soldi li deve trovare”. Lo afferma all’Ansa il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio prima di partire per la sua missione in Cina. “Lo Stato – aggiunge il ministro dello Sviluppo Economico – è già in ritardo di 20 anni, ci sono famiglie italiane con figli in momentanea difficoltà, giovani senza lavoro, pensionati che con 500 euro non mangiano. Iniziamo a dare i soldi a loro. Poi semmai ci porremo il problema che non ci sono i soldi per dare stipendi a chi guadagna centinaia di migliaia di euro“. Si tratta di una presa di posizione decisa sicuramente nelle parole. Ma è anche la prima volta che diventano pubblici i malumori da parte dei Cinquestelle nei confronti del ministro dell’Economia. Sono stati raccontati spesso dai retroscena dei giornali. Gli ultimi ieri: il vicepremier era stato descritto come “furibondo” dopo il vertice economico di Palazzo Chigi, contraddistinto da veti incrociati su più aspetti, manovra finanziaria compresa. In giornata il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli ostentava serenità: con Tria, sorride durante la visita a Innotrans a Berlino, “proverò a litigarci“, aggiungendo che “Tria sta facendo bene il suo mestiere. E’ conscio che ci sia un contratto di governo che lega due forze politiche”. Serenità espressa ieri anche dalla ministra del Sud Barbara Lezzi: “Non ci sono tensioni sulla manovra. Noi abbiamo un contratto di governo da portare avanti e per il resto stiamo definendo tutte le misure ancora con il ministro Tria”. Ma era stata lei, la scorsa settimana, a lasciarsi sfuggire che “non si tratta di far saltare il ministro dell’Economia, ma se dovesse saltare il reddito di cittadinanza il governo avrebbe dei problemi”.
La tensione nel governo M5s-Lega è alta da giorni. Il vertice di Palazzo Chigi, secondo quanto ricostruito dalle agenzie di stampa, ha solo alimentato il nervosismo. Il lavoro di mediazione del presidente del Consiglio Giuseppe Conte non è servito a riportare la pace tra il ministro dell’Economia e i partiti della maggioranza, che scalpitano per inserire nella legge di bilancio i propri cavalli di battaglia, ovvero il reddito di cittadinanza e la flat tax. In particolare a via XX settembre la viceministra Laura Castelli viene definita “in rotta di collisione” con Tria, in particolare dopo le uscite dell’altro viceministro dell’Economia (leghista) Massimo Bitonci che ha annunciato che il fondo per il ristoro dei truffati dalle banche ammonterà a 500 milioni di euro. “I fondi potrebbero essere anche di più – si sfoga una fonte autorevole al M5s – Ma questa ‘annuncite’ rischia di danneggiarci”.