Anche la Ferrari avrà il suo sport utility. I tecnici lo stanno sviluppando con il progetto Purosangue, che sarà anche il nome definitivo del modello, in commercio entro il 2022. Bisogna dirlo sottovoce però, e il perché lo spiega il neo amministratore delegato Louis Camilleri: “Aborro sentire la parola suv nella stessa frase con la parola Ferrari“. Chiarendo poi di non voler offendere nessuno, ma di ritenere che gli sport utility poco si adattino a un brand con il blasone del Cavallino. E aggiungendo di essersi convinto solo dopo aver visto le bozze del team di designer guidato da Flavio Manzoni, che realizzerà una nuova Rossa a ruote alte “unica” e “mai vista”.
E’ questa la notizia più importante arrivata finora da Maranello. Dove i vertici del marchio, dall’ad Camilleri al presidente Elkann, stanno illustrando i dettagli del piano industriale 2018-2022 nell’ambito del Capital Markets Day. La decisione di realizzare uno sport utility, strada già percorsa da altri costruttori extra-lusso come ad esempio Lamborghini, in realtà era già stata presa da Sergio Marchionne, seppur dopo diversi ripensamenti. Come del resto testimoniato dal buono stato di avanzamento del progetto di design.
Ma nei piani Ferrari non c’è solo l’apertura agli sport utility. Dal 2019 al 2022 verranno infatti lanciati 15 modelli in quattro segmenti strategici: sportive, Gran Turismo, Serie Speciali e le serie Icona, in versioni esclusive e rigorosamente limitate. In più, come spiega Camilleri, “entro il 2022, circa il 60% dei veicoli che produciamo sarà costruito con motori ibridi“: un’apertura alle tecnologie pulite che sa molto di risposta a chi accusa Ferrari di non disporne. “Chiaramente”, ha aggiunto Camilleri “miglioreremo significativamente le emissioni mentre preserviamo le emozioni di guida che rendono unica una Ferrari. Il primo modello ibrido lo vedrete presto: costerà di più ma ci dà l’opportunità di aumentare i prezzi, dunque i margini non verranno diluiti”.
Parole che servono anche per tranquillizzare i mercati, visto che dopo la prima uscita di Camilleri il titolo era crollato in Borsa. Quello dei conti è nondimeno un argomento sensibile, tanto che il rassicurare gli investitori è una priorità e proprio in quest’ottica è stato deciso di alzare il dividendo per gli azionisti: passerà infatti dal 25 al 30 per cento dell’utile. “I nostri obiettivi sono ambiziosi, ma basati su un meticoloso piano di lancio prodotti”, ha spiegato Camilleri.
C’è poi da registrare il raddoppio dell’Ebitda, che passerà dal miliardo del 2017 a 1,8/2,0 miliardi nel 2022, con una tappa intermedia a 1,3 miliardi nel 2020. Del resto, anche altri obiettivi per il 2018 sono stati rivisti. I ricavi netti saranno di oltre 3,4 miliardi di euro e l’Adjusted Ebitda di 1,1 miliardi. Il debito sarà contenuto a 350 milioni di euro (la stima precedente era di 400) e gli investimenti aumenteranno fino a 650 milioni di euro (550, in precedenza), come ha illustrato il direttore finanziario Antonio Picca Piccon, confermando che le consegne supereranno quota 9.000 vetture.
Un numero su cui l’ad Camilleri ha glissato (“dei volumi non parlo. Abbiamo dato più importanza ai ricavi che ai volumi” ) ma che negli anni a venire dovrebbe assestarsi sui 10 mila pezzi all’anno. E quando arriverà il nuovo suv potrebbe anche raddoppiare: ma se ne parlerà nel successivo piano industriale, visto che le prime consegne del Purosangue (“piacerà molto ai nostri clienti cinesi”) avverranno al termine di quello presentato oggi.