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Niger, sacerdote italiano rapito da presunti jihadisti. Padre Armanino: “Obiettivo sono soldi e propaganda”

Il missionario scomparso nella serata di lunedì è Pierluigi Maccalli, della Società delle Missioni Africane (Sma). Padre Mauro Armanino, che ha dato l'allarme, racconta a ilfatto.it: "Da tempo sapevamo della presenza in zona di cellule jihadiste, che facevano proseliti tra i contadini. Pierluigi era un obiettivo facile"

Il missionario italiano padre Pierluigi Maccalli, della Società delle Missioni Africane (Sma), è stato rapito, probabilmente da guerriglieri jihadisti, nella serata di lunedì 17 settembre. Il prelato – originario di Madignano, in provincia di Cremona – si trovava nella parrocchia di Bomoanga, in Niger, dove vive da 11 anni. La notizia è stata comunicata all’agenzia vaticana Fides da padre Mauro Armanino, missionario a Niamey, la capitale del Paese africano. “Da qualche mese in zona sono attivi terroristi provenienti dal Mali e dal Burkina Faso“, ha riferito.

Contattato dal fattoquotidiano.it, Armanino racconta: “Da tempo sapevamo che in zona c’erano delle cellule jihadiste. Avevano fatto proseliti tra i contadini della zona, assicurando loro che sarebbero stati al sicuro. Ieri sera, intorno alle 21, otto motociclette sono entrate nel cortile della missione dove alloggiava padre Maccalli, che era completamente sguarnito. I rapitori hanno bussato alla porta di Pierluigi, che gli è stata aperta. Dopo averlo prelevato hanno sparato alcuni colpi in aria per scoraggiare chiunque dall’ostacolarli, e hanno saccheggiato la missione delle suore, a qualche metro di distanza”. Riguardo al movente, Armanino ha pochi dubbi: “È senza dubbio un rapimento a scopo di riscatto. Pierluigi è un missionario bianco ed europeo, indifeso, un obiettivo facile. Inoltre è un’importante azione di propaganda: tutto il mondo ne parlerà”. E aggiunge: “Le forze dell’ordine del Paese sono allertate, cercheranno di impedire ai rapitori di raggiungere il confine con il Burkina Faso”, dove probabilmente il gruppo ha la propria base.

“Padre Maccalli è un confratello estremamente motivato – racconta Armanino – abbiamo passato insieme diversi anni in missione in Costa d’Avorio. Lunedì prossimo avrebbe dovuto accompagnare all’aeroporto di Niamey due bambini diretti in Francia per un’operazione. Nella sua azione missionaria cercava sempre di coniugare l’aspetto religioso con quello sociale“.

E anche secondo quanto riporta l’agenzia Fides, padre Maccalli da tempo mette insieme evangelizzazione e promozione umana: scuole, dispensari e formazioni per i giovani contadini. Il missionario, inoltre, era in prima fila nel contrasto all’infibulazione, la mutilazione genitale delle ragazze. Si ipotizza che anche questo possa essere uno dei moventi per il rapimento, avvenuto dopo una settimana dal suo rientro in Africa dopo un periodo di riposo in Italia.

Il Niger negli ultimi anni è stato teatro di frequenti attacchi jihadisti, in particolare nel sud-ovest del Paese, al confine con il Mali ed il Burkina Faso. La maggioranza dei 20 milioni di abitanti è di fede musulmana, con i cristiani che non raggiungono il 2%. A gennaio del 2015, dopo la pubblicazione di caricature del profeta Maometto da parte del settimanale Charlie Hebdo, nel Paese erano scoppiate rivolte anti-cristiane, in cui erano morte 10 persone ed erano state distrutte la maggior parte delle chiese. Un altro religioso italiano, di una parrocchia vicina, è stato fatto evacuare e ora è al sicuro a Niamey, riferisce la curia della Sma. Per ora il rapimento di padre Maccalli non è stato rivendicato.

Una nota del ministero degli Esteri riporta che il ministro Enzo Moavero Milanesi è in costante rapporto con l’unità di crisi della Farnesina, che sta seguendo il caso e tiene informata la famiglia del sacerdote. “Siamo in attesa che il ministero possa darci chiarimenti. Stanno lavorando per capire bene quale sia la situazione, ma non ci sono notizie concrete al momento. Ci sono cose di fronte alle quali non possiamo fare nulla, se non pregare e attendere con fiducia”, ha detto il fratello di padre Maccalli, Walter, anche lui prete missionario, da anni impegnato in Angola. Con gli altri due fratelli, Clementina e Angelo, si trova a Madignano, il paese d’origine della famiglia vicino a Crema, dove tutti sono sconvolti e preoccupati per ‘padre Gigi’, come lo conoscono qui.

L’Ambasciata d’Italia a Niamey ha formalmente chiesto alle Autorità locali di dare assoluta priorità alla rapida soluzione della vicenda e, in ogni caso, di evitare iniziative che possano mettere a rischio l’incolumità del missionario. La procura di Roma ha aperto un fascicolo contro ignoti per sequestro di persona a scopo di terrorismo.

La missione cattolica dei padri Sma si trova nella zona di Gourmancé, alla frontiera con il Burkina Faso e a circa 125 km dalla capitale Niamey. La popolazione dell’area, stimata in circa 30mila abitanti, è interamente dedita all’agricoltura. La missione è presente dagli anni ’90: i villaggi visitati dai missionari sono più di 20, di cui 12 con piccole comunità cristiane, distanti dalla missione anche oltre 60 km. La Chiesa cattolica in Niger sostiene che attraverso le opere sociali “cresca il regno di Dio”, ed è per questo che la Missione di Bomoanga porta avanti un programma di impegno di Promozione Umana e di Sviluppo attraverso le sue cellule di base chiamate CSD (Comité de Solidarité et Developpement). La povertà in quella zona è strutturale, i problemi di salute e igiene sono enormi, l’analfabetismo diffuso e la carenza di acqua e di strutture scolastiche ingenti. La mancanza di strade e di altre vie di comunicazione, anche telefoniche, rendono la zona isolata e dimenticata.

(foto tratta dal sito internet della Società delle Missioni Africane)