Secondo le ricostruzioni, la donna ha scaraventato i bambini dalla una rampa delle scale mentre rientravano dal giardino del nido. Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede ha visitato la struttura e ha fatto sapere che "aprirà un'inchiesta interna per verificare le responsabilità"
Una detenuta di origine tedesca del carcere romano di Rebibbia ha tentato di uccidere i suoi due figli: una bimba di 4 mesi e un bambino di quasi due anni. Tutto è accaduto intorno a mezzogiorno: secondo le prime informazioni sono stati scaraventati dalla madre da una rampa di gradini mentre rientravano dal giardino del nido. La piccola è morta sul colpo, il bambino è in rianimazione all’ospedale Bambino Gesù con un grave danno cerebrale. “Il fatto è accaduto – ha spiegato Lillo Di Mauro presidente della Consulta penitenziaria e responsabile della Casa di Leda – all’interno della sezione nido, dove sono ospitati bimbi fino a tre anni”. Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede ha visitato la struttura e ha fatto sapere che “aprirà un’inchiesta interna per verificare le responsabilità”. Nel frattempo Di Mauro ha sostenuto che “va rivista la legge: i bambini non devono stare in carcere. Non ci sono scuse, va trovata una soluzione definitiva a questo problema”.
Da quanto si apprende dal Dap, la donna, trentenne in carcere per reati legati alla droga, avrebbe dovuto avere un colloquio con alcuni parenti in mattinata. Attualmente si trova in infermeria sotto stretta sorveglianza.”È un dramma atroce – ha detto segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Di Giacomo – Da settimane denunciamo i gravissimi episodi che stanno avvenendo nelle carceri italiane. Chiediamo al ministro della Giustizia un intervento immediato, ha l’obbligo morale di intervenire sulla situazione carceraria, diventata ormai esplosiva”. Risale al 2011 la legge che prevede l’istituzione degli Istituti Custodia Attenuata Madri, le strutture apposite per far scontare a donne con bambini la loro detenzione, cercando però di offrire ai minori una vita normale. E la Casa di Leda è proprio una di queste strutture: “l’unica casa protetta in Italia – ha detto Di Mauro – attualmente abbiamo ospiti solo quattro donne, quando “avremmo potuto ospitarne sei, mentre nel carcere c’è il sovraffollamento di mamme con bambini”. Questa “è la contraddizione di una legge che non raggiunge gli obiettivi per i quali è stata approvata” ha concluso il responsabile della casa protetta.