Oltre ai due ministeri, il tribunale ha citato come responsabili civili anche Autorità portuale, Capitaneria di porto, società rimorchiatori, Corpo piloti e il Consiglio superiore dei lavori pubblici. A processo ci sono 12 persone e due società tra progettisti della Torre, collaudatori e datori di lavoro. Tra loro anche l'ex comandante di tutte le Capitanerie di porto italiane, Felicio Angrisano, ora in pensione
Ci sono anche i ministeri dei Trasporti e della Difesa tra i responsabili civili che il giudice ha citato nella prima udienza del processo per l’inchiesta bis sulla costruzione della Torre Piloti di Genova, crollata il 7 maggio 2013 dopo l’urto con il cargo Jolly Nero causando 9 morti. La richiesta di chiamata era stata proposta dagli avvocati Massimiliano Gabrielli, Alessandra Guarini e Cesare Bulgheroni, legali di Anmil e nel processo principale di Adele Chiello, madre di Giuseppe Tusa, una delle vittime, e artefice dell’opposizione a una prima richiesta di archiviazione proposta dal pm Walter Cotugno, lo stesso a cui è stata affidata l’indagine sul collasso del ponte Morandi.
Oltre ai due ministeri, il tribunale ha citato come responsabili civili anche Autorità portuale, Capitaneria di porto, società rimorchiatori, Corpo piloti e il Consiglio superiore dei lavori pubblici. A processo ci sono 12 persone e due società tra progettisti della Torre, collaudatori e datori di lavoro. Tra loro anche l’ex comandante di tutte le Capitanerie di porto italiane, Felicio Angrisano, all’epoca capitano del porto di Genova e ora in pensione.
Secondo l’accusa, la torre piloti di Genova venne “costruita a cavallo della banchina senza tener conto delle azioni non ordinarie incidenti sulla struttura come l’urto di navi in manovra nello spazio acqueo antistante al manufatto in assenza di qualsiasi protezione“. Un “caso unico al mondo”, lo definì il pm nell’atto di accusa. La “pericolosità” del suo posizionamento risultava infatti, secondo Cotugno, “immediatamente percepibile” a chiunque. Sarebbe bastato far caso alla fotografia di una delle vittime del suo crollo alcuni mesi prima dell’incidente: “Dimostra immediatamente come un minimo errore di manovra, un minimo imprevisto e/o condizioni meteo avverse potessero determinare l’impatto di navi gigantesche sulla Torre”.
Le persone a processo – con l’accusa a vario titolo per omicidio colposo, disastro e omissione impropria – sono il commissario e i dirigenti tecnici del Consorzio autonomo del porto di Genova (Fabio Capocaccia, Angelo Spaggiari, Paolo Grimaldi, Edoardo Praino) che avevano redatto il progetto precontrattuale per la costruzione; il presidente e il membro della sezione del Consiglio superiore dei lavori pubblici che espressero parere favorevole al progetto, Ugo Tomasicchio e Mario Como.
Con loro anche i datori di lavoro delle 9 vittime e i responsabili della sicurezza: oltre ad Angrisano, ci sono l’ufficiale Paolo Tallone della Capitaneria di Porto, Gianni Lettich e Sergio Morini della corporazione Piloti e Gregorio Gavarone e Roberto Matzedda della Rimorchiatori riuniti. Le due società a giudizio sono la corporazione piloti e la Rimorchiatori riuniti.
Nel filone principale del processo, quello legato all’impatto tra il cargo della compagnia Messina e la torre, sono stati condannati in primo grado il comandante Roberto Paoloni a 10 anni e 4 mesi di carcere, il primo ufficiale Lorenzo Repetto a 8 anni e 6 mesi, il direttore di macchina Franco Giammoro a 7 anni e il pilota Antonio Anfossi a 4 anni e 2 mesi. E nelle motivazioni della condanna, la giudice Silvia Carpanini ha sottolineato anche che “non può non tenersi in considerazione che forse altre responsabilità potrebbero individuarsi a carico di chi ha permesso” la costruzione di quel gigante che controllava il porto “in una posizione così esposta, senza che venisse adottata alcuna cautela”.