Google Pay è arrivato in Italia. Si tratta del sistema di pagamenti online del gigante californiano, che si propone come alternativa ad Apple Pay. Per utilizzarlo è necessario essere in possesso di una delle carte (di credito o prepagate) supportate dal servizio e di uno dei tanti dispositivi compatibili: smartphone, tablet e smartwatch basati su Android (versione 5.o e successive), ma anche iPhone e iPad, oltre che computer (a breve) attraverso i browser Chrome, Safari e Firefox.
Il funzionamento è alla portata di tutti. Innanzitutto, occorre scaricare l’applicazione Google Pay sul proprio smartphone (la trovate a questo link per Android, mentre per iPhone e iPad sarà disponibile in futuro). Una volta installata, viene richiesto di effettuare l’accesso con l’account Google (mail e password), quest’ultimo imprescindibile per poter utilizzare il servizio.
Effettuato l’accesso, qualora sull’account Google non sia ancora stato impostato un metodo di pagamento, occorrerà farlo manualmente. Allo stato attuale, le banche e le carte accettate dal servizio, nel nostro paese, sono Revolut, Nexi, Widiba, Tim Pay, N26, Banca Mediolanum, Hype, Boon. Il supporto sarà presto esteso a Poste Italiane e Carta BCC, ma la lista è destinata a crescere esponenzialmente nel corso del tempo, esattamente come accaduto con Apple Pay.
Una volta impostato il metodo di pagamento, potrete dimenticarvi della carta. Con i POS che accettano pagamenti contactless (senza contatto), per pagare basterà poggiare sopra lo smartphone, digitando per acquisti superiori a una certa cifra un PIN di sicurezza (ma quest’ultimo dovrebbe poter essere sostituito dall’impronta digitale per i dispositivi provvisti dell’apposito sensore, attendiamo maggiori dettagli da Google).
Google Pay può essere utilizzato anche con i siti web e le app di terze parti, tra cui spiccano booking.com, Ryanair, Flixbux, deliveroo, Vueling, solo per citarne alcuni. Tra i primi esercizi commerciali a supportare il servizio in Italia ci sono la catena Autogrill, H&M, Lidl, Leroy Merlin, McDonald’s, e anche in questo caso la lista si arricchirà in poco tempo. In questi casi il pagamento avviene comodamente con un click, grazie alle impostazioni iniziali.
La sicurezza è garantita da un avanzato sistema di crittografia, che protegge tutte le transazioni. Per ogni pagamento Google Pay non condivide con il commerciante i dati della carta associata all’account, bensì un numero cifrato. Se lo smartphone dovesse essere rubato, è bene tenere a mente un paio di aspetti fondamentali: innanzitutto il malintenzionato dovrebbe conoscere il codice di sblocco del dispositivo anche solo per utilizzarlo (o in alternativa dovrebbe essere in possesso dell’impronta digitale del proprietario); in secondo luogo, nel caso in cui non ci fosse alcun metodo di sblocco, per effettuare una transazione con cifre importanti dovrebbe disporre del PIN.
Inoltre, i sistemi operativi degli smartphone mettono a disposizione un’apposta funzionalità che, in caso di furto o smarrimento, consente di bloccare e resettare da remoto il dispositivo tramite un qualsiasi browser per navigare su internet. Su Android è denominata “Trova il mio telefono” (la trovate a questo link), su iOS invece “Trova il mio iPhone” (raggiungibile a questo link), ma il principio di funzionamento è praticamente identico.
Il vantaggio di questi sistemi risiede dunque proprio nel fatto di potersi svincolare dal possesso della carta fisica, decisamente più soggetta a problemi di vario tipo come malfunzionamenti, furti, limiti nell’utilizzo dei circuiti. Apple Pay sta già registrando numeri interessanti in Italia, e da oggi sarà in buona compagnia. Pronti ad acquistare un BigMac con lo smartphone?