Il linguaggio di programmazione del futuro non è quello dei computer, bensì il DNA. A suggerirlo è nientemeno che Sean Parker, imprenditore a cui si devono almeno due piccole rivoluzioni. La prima fu Napster, che segnò l’inizio della condivisione di musica online, e di rimando gli infiniti problemi di copyright ma anche la nascita di Spotify e Netflix. E la seconda fu Facebook, progetto che forse non sarebbe nemmeno partito senza l’apporto di Parker.
Oggi questo imprenditore punta sul metodo CRISPR, il sistema per fare “copia e incolla” con frammenti di DNA e riscrivere il codice genetico. Una scoperta relativamente recente ma che ha già richiamato fondi e attenzioni in tutto il mondo, grazie anche a una ricerca dell’Università di Trento. Ci sono centri di ricerca in tutto il mondo, dediti anche allo studio su pazienti umani. Parker vede del potenziale in CRISPR, tanto da investirci 250 milioni di dollari tramite il Parker Institute for Cancer Immunotherapy.
L’idea è di modificare il DNA affinché il corpo impari da solo come combattere ed eliminare le cellule cancerogene. È possibile rimuovendo frammenti di DNA e sostituendoli con altri che aggiungono una qualche specificità. “Oggi possiamo incollare un recettore dei linfociti T progettato per riconoscere un antigene di alcuni tipi di cancro, il che produce dei linfociti T che attaccano solo le cellule portatrici di quel segnale”, spiega il ricercatore Alex Marson, firmatario della ricerca che dimostra la fattibilità di questa incredibile operazione.
“Fino a pochissimo tempo fa era fantascienza”, aggiunge Parker. “Ma ora possiamo entrare nel codice sorgente e fondamentalmente alterare le capacità non solo dei linfociti T, ma di ogni tipo di cellula”. Si ottengono così, secondo Parker, dei veri e propri nanobot (robot in scala nanometrica) che possono agire all’interno del nostro corpo, dopo essere stati adeguatamente programmati.
Di fatto quindi CRISPR, secondo Marson e Parker, si assimila a un linguaggio di programmazione per computer. Potente e flessibile, questo strumento permette almeno in parte di guardare al corpo come una macchina programmabile – gli scopi terapeutici sono solo l’applicazione più ovvia e immediata.
“Il consiglio che darei oggi ai giovani non è di studiare l’informatica; è molto più eccitante il mondo della biologia. Sta per affrontare la stessa trasformazione che abbiamo visto nella information technology 20 anni fa”, conclude Sean Parker.