Arriva anche in Italia Nextdoor, il social network dedicato ai vicini di casa. Lanciato nel 2011 negli Stati Uniti, ha già creato in madrepatria una rete che copre circa il 90% del territorio nazionale. Ora si appresta a sbarcare nel nostro paese, insieme ad altre nazioni europee.
In verità l’annuncio odierno conferisce ufficialità a quella che è già una presenza de facto: Nextdoor è disponibile in Italia da circa sei mesi ed è riuscito a richiamare l’attenzione di circa 30mila persone che lo usano con soddisfazione.
L’idea è formare una rete di contatti sociali autentici, basata su comunità locali di persone che condividono lo spazio urbano. Una rete di comunicazione con i vicini di casa, persone che spesso non conosciamo ma che altrettanto spesso vorremmo conoscere e con cui vorremmo interagire in qualche modo.
Le azioni possibili sono variegate: si va dalla compravendita dell’usato al prestito di oggetti (la scala, il trapano, perché non la zuppiera per Natale?), ai servizi di assistenza per bambini e anziani. E si arriva agli incontri veri e propri, eventi sociali per conoscersi, per fare cose insieme, per contribuire in gruppo al miglioramento del quartiere.
Il direttore italiano Amedeo Galano, per esempio, ci ha spiegato che a Milano è successo che un membro organizzasse un concerto benefico, in favore di una bambina vittima di una malattia rara. Organizzato e promosso all’interno di Nextdoor, che si è rivelato uno strumento potente e chirurgico, alla pari e meglio di un gruppo Facebook.
Lo stesso AD Nirav Tolia (foto) ha vissuto nel suo personale il successo di Nextdoor in Italia. “In un negozio il commesso mi ha domandato perché fossi in Italia. Quando gli ho risposto mi ha detto ho scaricato Nextdoor due settimane fa, la sto usando e la adoro. Era un ragazzo di Norcia a Milano da poco, senza contatti, che ha trovato nel nostro servizio uno strumento per inserirsi nella nuova città“, ci ha spiegato al telefono il dirigente.
Nextdoor è un servizio gratuito e nelle intenzioni di Tolia e soci lo resterà per sempre. Con il tempo potrebbero però comparire annunci pubblicitari, come accade da qualche tempo nella versione statunitense. Non generici annunci nazionali o mondiali, ma campagne specifiche rivolte al pubblico locale: la caffetteria dietro l’angolo o il dentista due strade più in là sono i potenziali inserzionisti. Tolia, in ogni caso, ci ha tenuto a sottolineare che è un piano a lungo termine e che potrebbero passare anni prima di vedere pubblicità nella versione italiana di Nextdoor.
Questo perché prima di tutto si punta alla qualità del prodotto e alla fiducia delle persone, sia verso Nextdoor sia verso gli altri utenti. E, sottolinea ancora Tolia, è molto difficile costruire la fiducia con la pubblicità di mezzo, che viene quindi messa in secondo piano. Fino a quando sarà il momento, Nextdoor manterrà da sola i propri costi, grazie anche a generosi investitori che hanno creduto nel progetto.
Quanto alla privacy, Nextdoor chiede in fase di registrazione il nome e l’indirizzo, necessari per posizionarsi geograficamente e per identificarsi all’interno della comunità come una persona in carne e ossa. Eventualmente si potrà oscurare il numero civico, per non far sapere agli altri membri dove si abita con troppa precisione. In ogni caso le informazioni sono visibili solo ai chi abita nelle immediate vicinanze, mentre tutti gli altri utenti di Nextdoor non potranno sapere nulla di voi – eccetto il nome se mettete in vendita un oggetto usato. C’è poi un processo di verifica con cui Nextdoor si assicura che siate dove dite di essere – usa la localizzazione dello smartphone o l’invio di una cartolina postale.
Tanto Nirav Tolia quanto Amedeo Galano si sono espressi con entusiasmo rispetto allo sbarco italiano di Nextdoor, rilevando che nel nostro paese c’è già un tasso di crescita superiore a quello visto altrove, e che gli italiani hanno mostrato una particolare tendenza a conoscere i propri vicini e intessere nuove relazioni con loro.