Ieri l'affossamento della candidatura a tre. Malagò: "Torino ha detto che non era interessata". Ma Il presidente del Coni lancia un'ancora alla sindaca Appendino: "Siamo ancora in tempo". Chiamparino: "Se il problema è l'ordine delle città nel logo, a me va bene anche che Torino sia ultima". Sala: "Noi ci siamo"
Milano-Cortina: la proposta per le Olimpiadi invernali 2026 che oggi il Coni porterà a Losanna, con tutta probabilità, sarà solo lombardo-veneta. Ma c’è chi non si rassegna, e si moltiplicano gli appelli alla sindaca di Torino, Chiara Appendino, considerata la responsabile del sabotaggio della candidatura a tre: “È evidente che è stata Torino a far saltare tutto”, ma “siamo ancora in tempo“, ha detto il presidente del Coni, Giovanni Malagò. Il governatore del Veneto, Luca Zaia, dice che a Cortina “va bene anche essere nel logo come terza città. Ma non buttiamo via tutto”. E anche il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, prova a ricucire: “Se il problema è come si costruisce il logo, per me va benissimo che ci sia Milano-Torino-Cortina o Milano-Cortina-Torino, purché ci sia pari dignità. Se siamo d’accordo che la candidatura sia di tre città e non di una io sono pronto a riprendere la discussione”, ha dichiarato a Radio Anch’io.
Ma il sindaco di Milano, Beppe Sala, guarda già alla proposta in tandem con Cortina: “Oggi è la data ultima per confrontarsi con il Cio e dire che noi ci siamo. Il Cio chiede che qualcuno garantisca che ci siano i fondi, se non lo fa il governo lo fanno le due regioni“. “Il pil di Lombardia e Veneto è più alto di quello della Svezia o dell’Austria. Qui ci sono aziende che possono sponsorizzare e enti che amministrano bene i soldi. Io dico di partire, poi ci sono sette anni per trovare le soluzioni”, ha rassicurato Sala.
Zaia: “Se ci ritiriamo perdiamo la faccia” – Il governatore leghista del Veneto Luca Zaia si è detto ottimista: “Penso che la soluzione del tridente sia ancora oggi la migliore. Invito tutti a ripensarci, perché abbiamo chiuso un bel dossier e il Coni ha già ottenuto dal Cio la possibilità di far firmare i tre sindaci, il che è una cosa unica. Comunque, se non va a tre, c’è la soluzione della falange macedone Lombardia-Veneto. E’ vero che Cortina e Milano dovrebbero trovare 600 milioni di euro, e sono tanti soldi, ma è anche vero che se le Olimpiadi non si fanno, si perdono 980 milioni di finanziamenti”.
“Non esiste che si perdano le Olimpiadi, credibilità, finanziamenti, visibilità planetaria per un battibecco sulla posizione del nome“, ha fatto sapere Zaia. “Pur di chiudere questa polemica Cortina si mette in fondo senza problemi. È una partita importante, ci crediamo e questo è l’asse su cui vogliamo investire. Abbiamo lavorato per mesi, ora non possiamo buttare tutto al vento. Se ci ritiriamo perdiamo le Olimpiadi e la faccia“.
La storia del progetto: i dubbi di Torino – Oggi è il giorno decisivo: il Cio attende dall’Italia la bozza di proposta definitiva per ufficializzare le candidature alle Olimpiadi invernali 2026 (solo Stoccolma, per ora, ha presentato il proprio progetto). Ieri la giornata più convulsa, con il sottosegretario di governo Giancarlo Giorgetti che ha messo una pietra sopra il progetto di candidatura a tre città, il Mi-To-Co (Milano, Torino, Cortina) individuato dalla commissione tecnica del Coni.
Un progetto che non è mai riuscito a mettere d’accordo gli amministratori locali: sia il sindaco di Milano Beppe Sala che la prima cittadina torinese Chiara Appendino hanno sempre preteso un ruolo di primo piano per la propria città. Non solo: la Appendino ha continuato ad accarezzare l’idea di organizzare i Giochi in autonomia, approfittando delle strutture e dell’esperienza accumulate dal capoluogo piemontese nel 2006. Tanto che una delibera votata a luglio dal consiglio comunale torinese conteneva il progetto di una candidatura autonoma. Fino alla rottura di ieri: “Torino ha mandato la lettera che avevamo richiesto a tutti e tre i sindaci, e ha scritto che non prende in considerazione la candidatura a tre. Questi sono gli atti ufficiali”, ha dichiarato Malagò ad Agorà, su Rai 3. Dal canto suo, Sala ha detto ancora stamattina a Rtl 102.5: “In questo momento avere davanti il nome di Milano è un bene per l’Italia, io vado spesso all’estero e sento gli umori: Milano in questo momento ha una grande reputazione“.
Così ieri è crollato tutto: “Una cosa così importante e seria richiede condivisione, uno spirito che non ho rintracciato: sono prevalse forme di dubbio, sospetto, piuttosto che entusiasmo”, ha lamentato il sottosegretario Giorgetti, dicendosi deluso per il fallimento della candidatura a tre: “Per il poco che ci capisco io, sono convinto che al 99% questa volta le Olimpiadi le avremmo portate a casa noi.” Con il presidente del Coni che gli fa eco, amareggiato: “Eravamo a un centimetro dal chiudere questa cosa, finalmente avremmo dimostrato di essere un Paese. Assassinare la candidatura è stata una cosa non logica“.
L’ipotesi del tandem Milano-Cortina – E, sempre ieri, si è fatta avanti l’idea di una candidatura italiana limitata alle altre due città, Milano e Cortina appunto. Un tentativo che Giorgetti non scoraggia, anche se ha già precisato che non potrà avere il sostegno economico del Governo: “Se la impostano bene e il Coni supporta la candidatura, perché no?“, dice il sottosegretario con delega allo Sport. “Al Cio aspettano con ansia che arrivino proposte. Però Milano e Cortina devono ottenere una dilazione dei tempi per poter aggiornare il dossier. Se qualcuno trova risorse pubbliche e private non vedo perché il governo debba dire di no, sarebbe una ripicca“. E Malagò conferma: “A Losanna verificheremo se ci sono i presupposti per un’eventuale candidatura a due. Le garanzie vanno date a gennaio 2019.”
E sulla questione ha detto la sua anche il ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini. “Da cittadino italiano e da sportivo farò tutto quello che è possibile perché le Olimpiadi invernali si facciano in Italia”, ha detto, presentando i dati dell’operazione Spiagge sicure al Viminale. “Il progetto che coinvolge tutto l’arco alpino continua a piacermi, ma ci sono problemi di campanile. Sono convinto che i fondi privati ci sarebbero, e comunque se qualcuno si ritira penso che sia un dovere degli enti locali e del governo sostenere chi va avanti”.
Ieri, l’affossamento della candidatura a tre aveva scatenato reazioni contrastanti nel mondo politico. Il vicepremier Luigi di Maio se l’era presa con il Coni, colpevole, secondo lui, di aver insistito “nel tentativo di non scontentare nessuno, senza il coraggio di prendere una decisione chiara, creando una situazione insostenibile in cui come al solito si sarebbero sprecati soldi dello Stato. A questo punto chi vorrà concorrere dovrà provvedere con risorse proprie”, ha detto. “Peccato perdere un’occasione così – aveva invece dichiarato l’altro vicepremier Salvini – Se i fondi li trovano loro e se la spesa è limitata, perché no a Olimpiadi organizzate da Veneto e Lombardia? L’importante è che l’Italia torni ad essere protagonista”. Di tutt’altra opinione Sergio Chiamparino, secondo cui “se dovesse andare avanti una candidatura Veneto-Lombardia saremmo di fronte a una manovra per tagliare fuori il Piemonte, manovra che la componente pentastellata del Governo non ha saputo fermare neanche per difendere gli interessi di una città la cui sindaca è una esponente di primo piano del M5S“.