Lega e Movimento 5 stelle hanno ricucito gli strappi delle scorse settimane e hanno depositato in commissione Lavoro alla Camera la versione definitiva della proposta di legge per tagliare le cosiddette “pensioni d’oro“. I due alleati sono infatti riusciti a raggiungere un’intesa: la proposta concordata riguarderà gli assegni previdenziali che superano i 4.500 euro netti al mese e partirà dal prossimo gennaio.
Tempi necessari per i conteggi permettendo. I firmatari, infatti, garantiscono che il meccanismo messo a punto prevede il ricalcolo, secondo il metodo contributivo, della quota retributiva delle pensioni e degli assegni vitalizi pari o superiori a 90.000 euro lordi annui e si applica anche agli assegni che hanno decorrenza anteriore alla data del primo gennaio 2019. La precedente versione della proposta di legge, tuttavia, utilizzava una formula matematica che non passava per una ricostruzione di quanto versato all’Inps con il contributivo e quanto col retributivo. Resta da capire come si procederà per i dipendenti pubblici, visto che manca lo storico dei versamenti. I firmatari, in ogni caso, garantiscono che il taglio riguarderà anche sindacati e organi costituzionali e di rilevanza costituzionale, come parlamentari, ma anche presidenza della Repubblica, magistrati della Corte dei Conti e della Corte costituzionale.
“Abbiamo depositato oggi in Commissione Lavoro alla Camera la proposta di legge per tagliare finalmente le pensioni d’oro. La Commissione comincerà l’esame della legge la prossima settimana. Andremo a ricalcolare secondo il metodo contributivo tutti gli assegni superiori ai 4.500 euro al mese”, scrive in una nota Maria Pallini, capogruppo M5S in Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati per la quale “si tratta di una misura necessaria per ristabilire il giusto equilibrio tra contributi versati e pensione ricevuta: non verrà dato nemmeno un euro in più di quello che è dovuto a ciascuno di questi pensionati”. I soldi risparmiati “contribuiranno anche a finanziare il nostro progetto di pensione di cittadinanza. L’abbiamo inserito nel contratto di governo e lo faremo: non è più accettabile che ci siano pensioni al di sotto della soglia di povertà. Ci impegneremo per dare a tutti almeno 780 euro al mese”, conclude la deputata.