“Adesso i miei figli sono liberi, gli ho dato la libertà”. Ha parlato così al suo avvocato Sebesta, detenuta a Rebibbia per traffico di sostanze stupefacenti, che martedì ha ucciso sua figlia e ferito gravemente l’altro gettandoli dalle scale. La bimba più piccola, Faith nata a Monaco di Baviera il 7 marzo scorso, è morta sul colpo, mentre per il fratellino Divine, nato sempre a Monaco il 2 febbraio del 2017, i medici dell’ospedale Bambino Gesù hanno sperato fino all’ultimo, fino a dover constatare la “morte cerebrale” del piccolo. Intanto, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha sospeso i vertici della sezione femminile del carcere romano. Il provvedimento riguarda la direttrice, la sua vice e il vicecomandante del reparto di polizia penitenziaria.
Nella serata di mercoledì, i medici hanno ufficializzato ciò che ormai sembrava inevitabile, viste le gravissime condizioni del bambino inizialmente sopravvissuto al trauma: “Morte cerebrale”. Anche per questo, i medici avevano iniziato già nella mattinata a cercare il padre, un uomo di nazionalità nigeriana, per sbloccare la procedura di espianto degli organi. Nel comunicato diffuso in mattinata dal Bambin Gesù si leggeva che “le condizioni del bimbo sono purtroppo gravissime. Le ultime indagini necessarie per la valutazione del quadro clinico hanno confermato la condizione di coma areflessico con elettroencefalogramma isoelettrico. Prosegue supporto rianimatorio avanzato“. Una situazione così grave da apparire ormai irreversibile.
Secondo quanto spiegato dal Dap, la donna, trentenne in carcere per reati legati alla droga, avrebbe dovuto avere un colloquio con alcuni parenti in mattinata. Poi la decisione di tentare di uccidere i suoi due figli. Nelle ore immediatamente successive all’accaduto, Bonafede aveva visitato il carcere e annunciato di aver avviato accertamenti. In mattinata, la sospensione.
“Da settimane denunciamo i gravissimi episodi che stanno avvenendo nelle carceri italiane – aveva detto il segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Di Giacomo – Chiediamo al ministro della Giustizia un intervento immediato, ha l’obbligo morale di intervenire sulla situazione carceraria, diventata ormai esplosiva”. Risale al 2011 la legge che prevede l’istituzione degli Istituti Custodia Attenuata Madri, le strutture apposite per far scontare a donne con bambini la loro detenzione, cercando però di offrire ai minori una vita normale.