Il presidente dell'Inps in audizione davanti al Consiglio di presidenza del Senato: "L'autonomia del Parlamento è stata usata consapevolmente". E aggiunge: "Si sapeva fin dall'inizio, il disavanzo ha iniziato a formarsi negli anni Ottanta". Attualmente vengono pagati circa 2700 pensioni per un costo di quasi 200 milioni. Approvare a Palazzo Madama la delibera della Camera varrebbe risparmi per altri 16 milioni
L’autonomia decisionale del Parlamento è stata utilizzata “consapevolmente” per mettere in piedi un sistema “insostenibile” sui vitalizi, “destinato a gravare in modo rilevante sui cittadini in aggiunta alla spesa destinata al pagamento delle indennità”. La sintesi è del presidente dell’Inps Tito Boeri, pronunciata durante la sua relazione davanti al Consiglio di presidenza del Senato, l’organismo che deve decidere del taglio dei vitalizi. L’intervento di Boeri è tra i pareri e gli approfondimenti che la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati ha richiesto per dare il via libera al taglio, com’è già avvenuto alla Camera dove l’iter – per volontà del presidente Roberto Fico – è stato più veloce e si è già anche concluso. Attualmente i vitalizi pagati ai parlamentari italiani sono circa 2700, per un costo stimato di quasi 200 milioni, secondo la relazione del presidente dell’Inps. Ma non si può sapere di più perché – denuncia Boeri – “nonostante questa audizione fosse stata prevista da mesi, non ci è stato concesso di accedere a informazioni sulle carriere contributive e sulle prestazioni in pagamento“. Per questo quella dei 200 milioni è una “sottostima“, precisa, perché sono esclusi eventuali anni di servizio all’Europarlamento o ai consigli regionali. Se l’ufficio di presidenza di Montecitorio stima un risparmio di 40 milioni, se ne aggiungerebbero altri 16 se si applicasse la delibera anche al Senato. Estendendo poi il ricalcolo anche ai consiglieri regionali – secondo gli studi dell’Inps – si risparmierebbero altri 55 milioni“, per un totale di oltre 100 milioni di euro di risparmi “tali – sottolinea Boeri – da ridurre il disavanzo del sistema dei vitalizi e, dunque, gli oneri che gravano sulla collettività”. Un intervento, in generale, molto apprezzato dal M5s con la vicepresidente del Senato Paola Taverna che parla di “estrema chiarezza” e “determinazione”. Boeri peraltro non rinuncia a una critica alla linea del governo: “Certo, sarebbe paradossale che nel momento in cui si chiede ai parlamentari di avvicinare i propri trattamenti al regime contributivo, si operasse in direzione opposta per altre categorie di lavoratori, concedendo loro uscite anticipate generalizzate senza alcuna riduzione attuariale e appesantendo di oltre 100 miliardi il debito pensionistico che grava sulle giovani generazioni“. Il riferimento è al progetto di “quota 100”.
Tornando ai vitalizi, tuttavia, “era chiaro fin dall’inizio che i contributi versati non sarebbero stati sufficienti a coprire le spese per vitalizi” dice Boeri davanti ai senatori. L’economista al vertice dell’istituto di previdenza sottolinea tra l’altro che la delibera sul taglio dei vitalizi “va nella direzione di ridurre le asimmetrie nel trattamento fra i parlamentari e gli altri cittadini, ma ci sono tantissime altre cose da fare. Se passasse all’Inps la gestione dei vitalizi sarebbe anche un’operazione di trasparenza“.
Che il sistema fosse insostenibile era chiaro “sin dall’origine“, dice Boeri. A sostegno della sua tesi, nella sua relazione davanti all’Ufficio di presidenza del Senato, Boeri ha mostrato un grafico sull’andamento della spesa per vitalizi diretti rispetto ai contributi versati e al numero di chi ha percepito vitalizi diretti dalla prima legislatura fino al 2016. “Normalmente un sistema a ripartizione (in cui i contributi pagano le pensioni in essere) alimenta inizialmente forti surplus – commenta Boeri – perché ci sono molti più contribuenti che percettori di rendite vitalizie. Nel caso di deputati e senatori, invece, non solo il sistema non è mai stato in surplus ma, anzi, il disavanzo ha iniziato a formarsi fin dagli anni Ottanta, quando ancora i percettori di vitalizi erano poco più di 1000, prova evidente di un sistema insostenibile. Essendo il numero dei contribuenti fisso, questi andamenti erano più che prevedibili“. E ha aggiunto: “I correttivi apportati più di recente alla normativa, pur avendo arrestato quella che sembrava una inarrestabile crescita della spesa, non sono in grado di evitare forti disavanzi anche nei prossimi 10 anni”.
Sui vantaggi di un’eventuale gestione del taglio dei vitalizi da parte dell’Inps, Boeri ha fatto qualche esempio: “Soprattutto per i requisiti anagrafici: oggi i parlamentari possono andare in pensione molto prima degli altri. E poi per quanto riguarda gli oneri figurativi: loro possono accumulare anche due pensioni durante il mandato parlamentare. Su questo aspetto abbiamo dato alcuni suggerimenti”. “Se potessimo, come Inps, prenderci carico di questo – ha ribadito – sarebbe anche un’operazione di trasparenza perché oggi sui contributi abbiamo questa anomalia per cui l’ente che raccoglie i contributi, che eroga le prestazioni è anche quello che paga la parte tra virgolette datoriale”. E ha concluso: “Se fosse l’Inps a occuparsi di tutto ciò, questo sistema diventerebbe anche molto più trasparente. Quindi anche il bilancio di Camera e Senato si reggerebbe meglio. Questo è un suggerimento, poi tocca a loro decidere”.