“Ce l’abbiamo fatta: dopo 8 mesi di impasse abbiamo sbloccato la missione in Niger per il controllo dei flussi migratori!”. Lo annuncia su Facebook la ministra della Difesa, Elisabetta Trenta. La missione, che prevede l’invio nel Paese di 47o uomini con funzioni di addestramento, era stata approvata dalla Camera il 17 gennaio scorso, prima del cambio di maggioranza, ed era considerata centrale dal governo Gentiloni nel contrasto all’immigrazione irregolare. Al provvedimento, dal titolo “Autorizzazione e proroga delle missioni internazionali per l’anno 2018″ (c.d. decreto missioni) il Movimento 5 Stelle aveva però votato contro (insieme a LeU), mentre la Lega si era astenuta.
Eppure la ministra Trenta, entrata nell’esecutivo proprio in quota 5 Stelle, esprime tutta la propria soddisfazione: “Si tratta di un grandissimo risultato di questo governo – scrive – dopo mesi e mesi di immobilismo durante il quale l’Italia ha continuato a dare il suo supporto alla popolazione sul piano umanitario, inviando medicinali”. La missione, infatti, era rimasta in stand-by per lungo tempo dopo l’ok della Camera, per la contrarietà del governo locale. Decisivo per l’uscita dallo stallo potrebbe essere stato l’incontro, avvenuto a giugno, tra il premier Conte e il presidente del Niger, Mahamadou Issoufou.
I militari italiani andranno così ad aggiungersi al contingente francese già presente in Niger, dove il Paese di Macron ha interessi economici molto forti: soprattutto le miniere di uranio vitali per il fabbisogno energetico francese, che per l’80 percento è soddisfatto da centrali nucleari. E proprio agli interessi della Francia faceva riferimento Luigi Di Maio, attuale vicepremier, nel motivare il voto contrario del proprio gruppo: “Non mi convincono le regole di ingaggio, sembra tanto una missione che conviene più alla Francia. Noi siamo per la Nato ma ci sono missioni su cui conviene essere molto chiari”, aveva detto. Secondo Di Maio, poi, la maggioranza a guida Pd, negli ultimi mesi di legislatura, non aveva la “legittimazione democratica” necessaria a prendere una decisione così “ardita”. A favore dell’operazione militare, invece, il voto di Forza Italia e Fratelli d’Italia.
E a rinfacciare ai 5 Stelle il voto di gennaio interviene la senatrice del Pd Tatjana Rojc, membro della commissione Difesa a palazzo Madama: “Quello che per il ministro Trenta è un grandissimo risultato del suo governo è una missione alla quale il M5S si era opposto duramente, quando è stata iniziata dal governo Gentiloni. Correttezza istituzionale richiederebbe di riconoscere il lavoro di chi è venuto prima, e non di rivendersi tutto a proprio merito”, dice la Rojc. “Forse i 5 Stelle si sono finalmente sbloccati – aggiunge – dal momento che quando si è trattato di prendere una posizione hanno innalzato un monte di obiezioni strumentali, sostenendo che andavamo a ‘presidiare il deserto‘ e che l’operazione perseguisse chissà quali interessi, e non fosse di controllo ai flussi migratori”.
“L’Italia entrerà in pieno supporto del governo nigerino e assisterà le autorità locali attraverso unità di addestratori, uomini e donne delle Forze Armate con alte specialità e professionalità, articolati in Mobile Training Teams che formeranno le forze nigerine al fine di rafforzare il controllo sul territorio”, ha scritto la ministra Trenta. Non una missione di combattimento, dunque, ma un’azione di addestramento delle forze armate locali e di pattugliamento dei confini. L’obiettivo è “arginare insieme la tratta di esseri umani e il traffico di migranti che attraversano il Paese, per poi dirigersi verso la Libia e in definitiva imbarcarsi verso le nostre coste.”
Nel suo post, la ministra Trenta specifica che tutto avverrà nel rispetto delle esigenze, delle richieste e delle necessità del governo di Niamey. “Ringrazio l’esecutivo nigerino e lo ringrazierò di persona a ottobre, quando avrò il piacere di ricevere il mio omologo, il ministro della Difesa, a Roma. Sarà un piacere accoglierlo e dargli il benvenuto a nome del Paese”, conclude la titolare della Difesa.