Leggo su Repubblica che Simone Valenti (responsabile Sport dei Cinquestelle) avrebbe detto che i Giochi Olimpici senza soldi pubblici non si faranno, “sarebbe un inedito, almeno in Europa”. Infatti, voglio ricordare che nel 1984 i Giochi di Los Angeles – io c’ero, le battezzai “Cocacoliadi” (potete consultare i pezzi nell’archivio di Repubblica) furono organizzati privatamente e oculatamente dal manager Peter Ueberroth sfruttando le infrastrutture locali (coinvolgendo un’area di oltre 150 miglia di diametro), utilizzando laddove poté persino strutture mobili a noleggio. Ci guadagnò.
A prescindere dai quasi 950 milioni di euro che il Cio riconosce alle città prescelte, i Giochi Invernali possono convogliare ormai grosse somme, un tempo impensabili, grazie ai diritti tv: per i Giochi Invernali del 2026 si pensa di arrivare a due miliardi di dollari, senza dimenticare la galassia degli sponsor che porterebbero nelle casse degli organizzatori una cifra altrettanto importante, se non maggiore. Poi, c’è il discorso dell’indotto: posti di lavoro creati nel periodo preolimpico, ritorno d’immagine e incremento turistico (un bis dell’effetto Expo). Milano potrebbe giocare in parallelo eventi legati alla moda e all’enogastronomia, inoltre da Milano si potrebbero creare flussi turistici ai Laghi, a Venezia (binomio con Cortina), in genere alle località d’arte del Lombardo-Veneto.
Un’oculata gestione (per esempio, villaggi olimpici da riattare, per esempio a Milano, come unità abitative destinate a studenti e giovani coppie, in regime di edilizia popolare) e un intelligente recupero e rinnovamento delle strutture sportive esistenti, affiancato da nuovi progetti (peraltro già nei piani regolatori), renderebbe le Olimpiadi Invernali non solo una grande occasione, ma un volano irresistibile per consolidare e rilanciare le economie regionali: Lombardia e Veneto già ora hanno Pil superiori a quelli dell’Austria e della Svezia, nostre rivali nelle candidature olimpiche “bianche”.
Come dice il governatore lombardo Attilio Fontana, le Olimpiadi ormai vengono assegnate a grandi città con forte attrattiva: oggi come oggi, Milano vale molto di più di Torino (lo dico a malincuore perché Torino mi piace tantissimo). La sindaca Chiara Appendino, messa all’angolo da scelte di partito, ha perso un’enorme occasione. Milano e Cortina abbinano eccellenze straordinarie, e ce la faranno senza i pelosi aiuti di un governo miope. Milano è un brand mondiale, Cortina è l’aristocrazia dello sci, ed è stata gloriosa sede dei Giochi nel 1956, gli ultimi a misura d’uomo. Una favola che potrebbe avere un seguito, settant’anni dopo. Dall’era della Guerra Fredda a quella dell’intelligenza artificiale, anche nel mondo dello sport e della montagna, sotto le più belle cattedrali alpine, le magiche Dolomiti.