È quanto sostengono i legali dello Studio Leone-Fell di Palermo e l'associazione Rete universitaria nazionale che hanno chiesto un parere a un esperto di analisi della Rete. Alle 11.33 del 4 settembre - cioè quando si svolgeva l'esame di ammissione- sono state registrate una serie di ricerche sulla sequenza dei numeri 2-3-7-13-27 che corrispondeva alla domanda numero nove del test: a probabilità che venisse richiesta ai motori di ricerca quella specifica serie di numeri è di una su 622 milioni
Almeno un migliaio di candidati ai test d’ingresso alla facoltà di Medicina ha barato: hanno cercando le risposte su Google. È quanto sostengono i legali dello Studio Leone-Fell di Palermo che hanno presentato un esposto alla procura per “tutelare il diritto allo studio“. “Riteniamo che sia a rischio la validità dell’intera procedura migliaia di studenti resteranno fuori dalla selezione per errori non loro”, sostengono i legali Francesco Leone e Simona Fell, sostenuti dal penalista Andrea Merlo.
La tesi dei legali si basa sul lavoro compiuto da Antony Russo, un esperto di analisi della Rete che lavora a Londra. Su richiesta dell’associazione studentesca Rete universitaria nazionale (Run), Russo ha verificato quante ricerche – sugli stessi argomenti del test – sono state fatte nel momento in cui si svolgeva la selezione.
I risultati sono stati sorprendenti. Alle 11.33 del 4 settembre – cioè quando si svolgeva l’esame di ammissione- sono state registrate una serie di ricerche sulla sequenza dei numeri 2-3-7-13-27 che corrispondeva alla domanda numero nove del test: secondo gli esperti interpellati dai legali e dalla Run la probabilità che venisse richiesta ai motori di ricerca quella specifica serie di numeri è di una su 622 milioni. Un altro esempio fornito è la ricerca del significato della parola “frattale“, contenuta in un’altra domanda del test: ha una media di ricerca di 0,51 volte al giorno, ma averebbe fatto registrare un dato pari a 63,36 ricerche, cioè il 12.423% oltre la media giornaliera degli ultimi tre anni. Lo studio legale sta continuando a raccogliere segnalazioni da diverse città italiane, riguardanti soprattutto “controlli non uniformi e disparità di trattamento”.
Tra l’altro, sempre sul web, si possono trovare alcuni video e selfie cndivisi sui social dagli stessi candidati: per i legali è un’altra prova del fatto che durante il test avessero accesso a dispositivi connessi a Internet. Secondo lo studio Leone Fell si tratterebbe di almeno mille casi. “Alcune segnalazioni – hanno concluso gli avvocati – sono di una gravità inaudita. Ecco perché proseguiremo nella nostra azione e penso che tra breve comunicheremo altre novità”. Il senatore accademico di Palermo, Antonio Di Naro, esponente della Run, ha affermato il pieno sostegno dell’associazione all’iniziativa: “Non è possibile continuare a far finta che, riguardo a questi test, tutto vada bene. Già autorevoli esponenti politici si sono espressi e c’è da considerare il problema del crescente fabbisogno di laureati in medicina”.