L’Istat ha rivisto al rialzo il tasso di crescita del pil 2017, portandolo dall’1,5 stimato in aprile all’1,6%. I dati incorporano la revisione dei conti nazionali annuali relativa al triennio 2015-2017. Nel 2017, in base ai nuovi dati, il prodotto interno lordo si è attestato a 1.724,9 miliardi di euro: 8 miliardi in più rispetto alla stima precedente. Revisione all’insù anche per il tasso di crescita del 2016, portato all’1,1% rispetto al +0,9% della stima di aprile. Al contrario il tasso di crescita del 2015 è stato rivisto allo 0,9%, in discesa dall’1% della stima precedente.

Per effetto della crescita del denominatore, nel 2017 risulta in lieve calo rispetto alle stime precedenti anche il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo che passa dal 131,4% del 2016 al 131,2%. I nuovi dati mostrano un profilo di lenta discesa da tre anni a questa parte. Il rapporto tra il debito e il pil era infatti al 131,8% nel 2014 (in salita dal 129% dell’anno precedente), è passato al 131,6% nel 2015 ed è appunto sceso al 131,4% nel 2016 e al 131,2% l’anno scorso. “Se il Tesoro non avesse abbassato le sue disponibilità liquide dello 0,4% a fine 2017, il nostro debito pubblico sarebbe stato circa il 131,6% di Pil. In aumento rispetto al 2016 nonostante le stime a ribasso dell’Istat di oggi”, ha però fatto notare via Twitter Carlo Cottarelli. “Il calo è interamente dovuto alla riduzione delle disponibilità liquide del Tesoro operata negli ultimi due mesi dell’anno. Se la liquidità fosse stata mantenuta al livello di fine 2016, il debito sarebbe aumentato leggermente (132,2 per cento)”.

L’andamento del deficit in rapporto al pil nel 2017 è stato invece peggiore del previsto nonostante in denominatore sia cresciuto di più: 2,4% contro il 2,3% della stima di aprile e il 2,5% del 2016.

Leggermente giù anche il rapporto tra pil e pressione fiscale, ora al 42,2% rispetto al 42,7% del 2016. Il potere d’acquisto delle famiglie in compenso frena bruscamente. La notizia è che la spesa continua a crescere portando con sé una diminuzione della propensione al risparmio tipica degli italiani. Secondo i dati Istat, nel 2017 il reddito lordo disponibile delle famiglie è aumentato dell’1,6% in valori nominali, ma solo dello 0,5% in termini di potere d’acquisto (contro il +1,2% del 2016 e il +1,3% del 2015). La spesa per consumi è cresciuta del 2,6%, causando un calo di 0,9 punti della propensione al risparmio che scende dall’8,6 al 7,7%.

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