Il presidente della commissione che avrebbe dovuto giudicare il presidente del Consiglio Giuseppe Conte per il trasferimento da docente all’università La Sapienza a Roma era anche chi aveva già indicato il capo del governo (prima che lo fosse) presidente di un arbitrato milionario a Milano. A scriverlo sul numero di domenica de L’Espresso sono i giornalisti d’inchiesta Emanuele Fittipaldi e Federico Marconi che – si legge in un’anteprima sulla versione online del settimanale – “analizzando report economici, documenti interni all’ateneo e intervistando membri della commissione giudicante dell’ateneo romano” è in grado di sostenere “nuove incompatibilità ed evidenti conflitti di interessi nella genesi del concorso, nella composizione della commissione giudicante, nei profili dei professori che avrebbero dovuto valutare i titoli di Conte”. Nell’anticipazione si parla solo del fatto che il presidente della commissione giudicante alla Sapienza Enrico Del Prato (direttore del Dipartimento di Scienze giuridiche) stimava già l’allora professor Conte a tal punto da nominarlo presidente di un arbitrato in cui era stato coinvolto. Si trattava, in particolare, della causa internazionale tra una società dell’Arabia Saudita e la Leonardo-Finmeccanica, società a totale partecipazione pubblica. La tempistica è la seguente: a giugno 2017 Del Prato propone Conte come presidente dell’arbitrato, a marzo Conte si presenta al bando della Sapienza sotto il giudizio di Del Prato.
Nell’arbitrato di Milano Del Prato è arbitro di parte dei sauditi, mentre l’altro (in rappresentanza di Leonardo) è l’avvocato Giorgio De Nova. Valore della lite: 27 milioni di euro, di cui 18 milioni pretesi dagli arabi e nove richiesti da Leonardo con una contro-domanda. Il procedimento inizia a primavera 2017 e all’inizio dell’estate Del Prato e De Nova indicano Conte. Il professore di diritto privato mantiene il ruolo per un anno, “anche dopo la sua decisione di partecipare al concorso della Sapienza” dice L’Espresso. Anzi, “anche dopo il 13 marzo 2018, quando il suo co-arbitro Del Prato viene indicato dall’ateneo romano come presidente della commissione”. Per Del Prato, contattato da Fittipaldi e Marconi, non esisteva alcuna incompatibilità tra concorso universitario e arbitrato: “Non faremmo mai scorrettezze. Tutti noi teniamo alla nostra buona fama”. Peraltro, aggiunge, “ho conosciuto ufficialmente i nomi dei candidati al concorso solo il primo agosto, come prevede il regolamento dell’ateneo. Conte non mi aveva mai detto che aveva partecipato al bando. Nemmeno durante le udienze dell’arbitrato avute ad aprile”. Conte ha abbandonato l’incarico di presidente dell’arbitrato (che gli avrebbe valso un compenso di circa 100mila euro) dopo che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo ha convocato la prima volta per la formazione del governo.
Nessuna reazione, per il momento, dal presidente del Consiglio. Secondo fonti dello staff del presidente del Consiglio, l’accusa che riguarda “la pregressa conoscenza tra partecipante al concorso e commissario dello stesso” sarebbe obsoleta perché “tutti i partecipanti del concorso si conoscono da anni in quanto professori ordinari”. Conte non aveva rinunciato al concorso neanche quando (il 6 settembre, tre mesi dopo aver giurato al Quirinale) si era diffusa la notizia del fatto che il suo nome compariva ancora nella lista dei candidati per ottenere la cattedra di diritto privato alla Sapienza, che un tempo è stata di Guido Alpa, “maestro” di Conte. Il presidente del Consiglio aveva infine deciso di abbandonare il concorso: “Non c’è alcun conflitto di interesse – aveva detto – ma rinuncio per ragioni di personale sensibilità”.
A sollevare la polemica politica, ora, sono i parlamentari renziani: “Tanto è incapace di governare l’Italia, quanto è bravissimo a farsi gli affari suoi – twitta una di loro, Raffaella Paita – E così il premier Conte si fa nominare presidente di un arbitrato da 27 milioni dalla stessa persona che doveva esaminare il suo concorso”.
Politica
Giuseppe Conte e il concorso in Sapienza, L’Espresso: “Doveva giudicarlo chi l’aveva già scelto in un arbitrato milionario”
Anticipazione di un'inchiesta del settimanale in uscita domenica: "Nuove incompatibilità e evidenti conflitti d'interessi nella genesi del concorso, nella composizione della commissione giudicante e nei profili dei professori che avrebbero dovuto valutare i titoli del capo del governo". Fonti dello staff di Conte: "Tutti i partecipanti si conoscono da tempo in quanto professori ordinari"
Il presidente della commissione che avrebbe dovuto giudicare il presidente del Consiglio Giuseppe Conte per il trasferimento da docente all’università La Sapienza a Roma era anche chi aveva già indicato il capo del governo (prima che lo fosse) presidente di un arbitrato milionario a Milano. A scriverlo sul numero di domenica de L’Espresso sono i giornalisti d’inchiesta Emanuele Fittipaldi e Federico Marconi che – si legge in un’anteprima sulla versione online del settimanale – “analizzando report economici, documenti interni all’ateneo e intervistando membri della commissione giudicante dell’ateneo romano” è in grado di sostenere “nuove incompatibilità ed evidenti conflitti di interessi nella genesi del concorso, nella composizione della commissione giudicante, nei profili dei professori che avrebbero dovuto valutare i titoli di Conte”. Nell’anticipazione si parla solo del fatto che il presidente della commissione giudicante alla Sapienza Enrico Del Prato (direttore del Dipartimento di Scienze giuridiche) stimava già l’allora professor Conte a tal punto da nominarlo presidente di un arbitrato in cui era stato coinvolto. Si trattava, in particolare, della causa internazionale tra una società dell’Arabia Saudita e la Leonardo-Finmeccanica, società a totale partecipazione pubblica. La tempistica è la seguente: a giugno 2017 Del Prato propone Conte come presidente dell’arbitrato, a marzo Conte si presenta al bando della Sapienza sotto il giudizio di Del Prato.
Nell’arbitrato di Milano Del Prato è arbitro di parte dei sauditi, mentre l’altro (in rappresentanza di Leonardo) è l’avvocato Giorgio De Nova. Valore della lite: 27 milioni di euro, di cui 18 milioni pretesi dagli arabi e nove richiesti da Leonardo con una contro-domanda. Il procedimento inizia a primavera 2017 e all’inizio dell’estate Del Prato e De Nova indicano Conte. Il professore di diritto privato mantiene il ruolo per un anno, “anche dopo la sua decisione di partecipare al concorso della Sapienza” dice L’Espresso. Anzi, “anche dopo il 13 marzo 2018, quando il suo co-arbitro Del Prato viene indicato dall’ateneo romano come presidente della commissione”. Per Del Prato, contattato da Fittipaldi e Marconi, non esisteva alcuna incompatibilità tra concorso universitario e arbitrato: “Non faremmo mai scorrettezze. Tutti noi teniamo alla nostra buona fama”. Peraltro, aggiunge, “ho conosciuto ufficialmente i nomi dei candidati al concorso solo il primo agosto, come prevede il regolamento dell’ateneo. Conte non mi aveva mai detto che aveva partecipato al bando. Nemmeno durante le udienze dell’arbitrato avute ad aprile”. Conte ha abbandonato l’incarico di presidente dell’arbitrato (che gli avrebbe valso un compenso di circa 100mila euro) dopo che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo ha convocato la prima volta per la formazione del governo.
Nessuna reazione, per il momento, dal presidente del Consiglio. Secondo fonti dello staff del presidente del Consiglio, l’accusa che riguarda “la pregressa conoscenza tra partecipante al concorso e commissario dello stesso” sarebbe obsoleta perché “tutti i partecipanti del concorso si conoscono da anni in quanto professori ordinari”. Conte non aveva rinunciato al concorso neanche quando (il 6 settembre, tre mesi dopo aver giurato al Quirinale) si era diffusa la notizia del fatto che il suo nome compariva ancora nella lista dei candidati per ottenere la cattedra di diritto privato alla Sapienza, che un tempo è stata di Guido Alpa, “maestro” di Conte. Il presidente del Consiglio aveva infine deciso di abbandonare il concorso: “Non c’è alcun conflitto di interesse – aveva detto – ma rinuncio per ragioni di personale sensibilità”.
A sollevare la polemica politica, ora, sono i parlamentari renziani: “Tanto è incapace di governare l’Italia, quanto è bravissimo a farsi gli affari suoi – twitta una di loro, Raffaella Paita – E così il premier Conte si fa nominare presidente di un arbitrato da 27 milioni dalla stessa persona che doveva esaminare il suo concorso”.
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Fedeli (Pd) vs Molteni (Lega): “Crescenti episodi di razzismo”. “Non avete percezione del Paese, Minniti lo difendiamo noi”
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Papa Francesco, dopo tre settimane un audio per i fedeli: “Grazie per le vostre preghiere”. Il bollettino: “È stabile”. Il prossimo sarà sabato
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Vertice Ue, veto di Orban su sostegno a Kiev. Zelensky: martedì summit tra i “volenterosi”. Meloni: “Riarmo? Termine non chiaro. No all’uso dei fondi di coesione”
Mondo
‘In Ucraina è guerra per procura’: a dirlo è il segretario di Stato Usa Marco Rubio. E il Cremlino plaude
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "La politica estera cambia la vita delle famiglie, aiuta la gente a capire e anche gli errori fatti. In Italia il casino sui consumi lo ha fatto Salvini: ha fatto una norma sul codice della strada per ridurre gli incidenti e va bene ma non è giusto fare una campagna terroristica sul vino. E poi c'è Trump che fa i dazi ma la roba nostra piace nel mondo e se ci mettono i dazi, ci fregano. I sovranisti di casa nostra dicono 'viva Trump' ma Trump ci distrugge l'economia". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4. "E poi c'è anche l'Europa che è un po' troppo burocratica".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - “La sicurezza delle telecomunicazioni è fondamentale, nell’interesse italiano sarebbe singolare scegliere un soggetto francese (con partecipazione azionaria anche cinese?) anziché un sistema tecnologicamente più sviluppato ed all’avanguardia come quello americano. Peraltro notiamo con stupore che, come già avvenuto per alcune case farmaceutiche durante il Covid, un titolo francese abbia guadagnato in Borsa più del 500% in pochi giorni. Siamo certi che, in una fase delicata come questa, ogni scelta vada ponderata esclusivamente nel nome dell’interesse nazionale italiano, senza pregiudizi ideologici, ritenendo gli Usa un partner imprescindibile per la sicurezza e la crescita del nostro Paese”. Così in una nota Paolo Borchia, capo delegazione Lega al Parlamento europeo, e Paolo Formentini, deputato Lega, responsabile dipartimento Esteri della Lega.