di Andrea Taffi

“Se vuoi fare come ti pare vai a Livorno”. È questo uno dei motti della città, un motto del quale i livornesi vanno fieri. Da quando, dopo l’insabbiamento del fiume Arno, Livorno è diventato l’unico sbocco al mare del Granducato, il vecchio villaggio inospitale ha assunto via via le vesti di una vera e propria città commerciale. E da subito, grazie alla lungimiranza e all’impulso di Cosimo I dei Medici, Livorno è divenuto un porto franco: un rifugio per tutti coloro che, per un motivo o per l’altro, erano invisi alle altre città, non solo toscane. A Livorno si insediò, quindi, una comunità ebraica numerosa e crescente, che poté lavorare e vivere in pace. Ancora oggi quella comunità è forte e consolidata, e la Sinagoga è uno dei simboli architettonici e culturali della città.

E allora, a me piace credere che sia stato per ridare forza e vitalità alla filosofia e alla cultura livornese (da sempre aperte) che il Consiglio Comunale di Livorno ha riconosciuto la cittadinanza onoraria a tutti i bambini di genitori stranieri: uno Ius soli sui generis. Si è voluto in tal modo rivendicare (questo voglio credere) quella vecchia dignità di porto franco della città di Livorno, dove tutti sono uguali e liberi solo perché nati in quella città o perché lì ci vivono. E con questo, si badi bene, non voglio dire che i 5 stelle sono bravi e gli altri (alleati di governo compresi) sono cattivi. Non voglio svilire quella filosofia e quella cultura riducendole a una pura manovra politica. No, la volontà del Consiglio Comunale di Livorno non è una questione politica, non si tratta di una scelta totalitaria e retorica, come sostenuto dalla Lega. Quella decisione è (puramente e semplicemente) una rivendicazione in chiave moderna dello spirito livornese, della livornesità, di quella cosa cioè che, per secoli, ha fatto di Livorno un posto dove essere accolti e lasciati vivere in pace.

Da oggi, dunque, se sei straniero, ma sei nato in Italia e per questo è giusto che tu sia italiano, hai due possibilità: o hai la fortuna di essere nato a Livorno, oppure vai a Livorno e prendi la cittadinanza onoraria. Si dirà che non è molto, che non significa niente. Può darsi, però io credo che sia un primo importante passo verso il riconoscimento di quel sacrosanto principio che si chiama Ius soli.

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