Oltre 400 contagi, 200 ricoveri, 4 morti sospette: ciò che accade in Lombardia è un caso internazionale. L'Iss al Fatto.it: "Possibili cause? Anche cambiamenti climatici". Ma nel mirino ci sono pure alcune aziende
La notizia dell’epidemia di polmonite, in parte sicuramente legionella, tra le province di Brescia e Mantova domina l’ultimo bollettino settimanale del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. Oltre 400 le persone contagiate, 4 morti sospette e 200 pazienti ricoverati insieme a una decina di Comuni maggiormente colpiti lungo un unico fiume, il Chiese, delineano “un’epidemia unica al mondo”, come l’ha definita l’Istituto superiore di sanità. E se nei giorni scorsi è stata individuata una importante fonte di propagazione dei batteri, cioè gli impianti di alcuni stabilimenti industriali, il fenomeno rimane ancora da comprendere fino in fondo: cosa ha scatenato il proliferare della polmonite?
Rezza (Iss): “Gran parte di contagi dovuti a impianti di aziende”
Dopo giorni di panico, in cui c’era il timore che la contaminazione avesse interessato l’acqua potabile, l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, ha tranquillizzato i cittadini: “La causa non si trova nell’acqua degli acquedotti, bensì nelle torri di raffreddamento delle aziende”. Al momento sono risultati positivi 9 campioni su dieci prelevati negli impianti industriali, con tre stabilimenti già individuati, mentre si attendono gli esiti delle analisi su altri 67 campioni dello stesso tipo dalle quali potrà arrivare un quadro più chiaro. “Gli impianti individuati possono spiegare gran parte dei casi di contagio“, dice a Ilfattoquotidiano.it il responsabile del dipartimento Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità Giovanni Rezza. “Questi stabilimenti probabilmente hanno preso acqua per il raffreddamento degli impianti dal fiume Chiese o dai canali che attraversano il territorio. Così i batteri di legionella dall’acqua potrebbero aver raggiunto le torri”. Questi microrganismi proliferano infatti in pozze di acqua stagnante e calda, dai 25 ai 45-50 gradi, mentre il contagio umano avviene solo per inalazione di acqua vaporizzata. Al momento i pazienti contagiati con certezza da legionella sono 42, mentre su 18 campioni di acqua del Chiese, sette sono risultati positivi al batterio. “Una volta stabilite le modalità di propagazione della malattia, però, è necessario capire l’elemento alla base del fenomeno. Sembra infatti che all’origine della contaminazione delle torri ci sia un evento unico scatenante da comprendere con precisione”.
Proliferazione favorita da condizioni climatiche
Se, per adesso, l’accento della Regione si è concentrato sul vento che avrebbe propagato l’infezione, rimane significativo il fatto che tutti i Comuni interessati si trovino lungo il corso dello stesso fiume. Già un mese fa il consorzio di irrigazione del Chiese aveva riconosciuto una situazione critica del corso d’acqua, evidenziando che a causa di siccità e alte temperature “la grave carenza di deflusso idrico distribuibile nella rete dei canali non potrà garantirne le minime condizioni igienico sanitarie“. In caso di fiumi in secca, spiega Rezza, “in pozzanghere d’acqua che raggiungono alte temperature, il batterio prolifera più facilmente. Una pioggia torrentizia può poi contribuire a diffonderlo”.
Ma per il referente dell’associazione Medici per l’ambiente (Isde) di Brescia, Celestino Panizza, “non è detto che le torri siano l’unico mezzo con cui è avvenuto il contagio. Per questo è importante continuare ad analizzare il fenomeno e comprenderne le cause. E per questo è necessario considerare più in generale l’uso che facciamo del territorio, a partire dai massicci prelievi idrici per l’agricoltura che favoriscono situazioni di siccità dei fiumi”. Altre condizioni potrebbero aver facilitato il moltiplicarsi della legionella: la proliferazione dei patogeni, scrive in un’interpellanza parlamentare il deputato mantovano della commissione Ambiente Alberto Zolezzi (M5s), “può essere favorita da condizioni chimiche come la presenza di nutrienti (fosforo, azoto, carbonio), ferro, manganese e altri metalli pesanti, anioni e fisiche (temperatura ambientale e altro). Un eccesso di nutrienti deriva sia dagli allevamenti intensivi presenti nell’area, sia dal massiccio spandimento di fanghi in agricoltura praticato tra Brescia e Mantova”.
Nuove sanzioni per chi non sanifica
Tornando agli impianti, viene anche da chiedersi come possa essere evitata la contaminazione delle torri di raffreddamento. “Ad oggi non vengono controllate, ci sono solo linee-guida per la loro manutenzione ma non regole né sanzioni per chi non le rispetta”, spiegano dall’assessorato al Welfare della Regione Lombardia. “Servono regolamenti stringenti e una manutenzione sistematica“, dice Rezza. Mentre i sindaci competenti hanno già emesso ordinanze per imporre alle tre aziende una sanificazione, l’assessore Gallera ha promesso un provvedimento ad hoc entro fine anno “per censire tutte le torri di raffreddamento in Lombardia, norme puntuali per la loro periodica sanificazione e controlli e sanzioni da parte di Ats in caso di mancata ottemperanza”.
Più rischi con i cambiamenti climatici
Se nella vicenda legionella molto rimane ancora da decifrare, per Rezza è fondamentale prendere in considerazione i diversi fattori ambientali. “I fattori climatici possono creare indubbiamente problemi, è un messaggio che ci portiamo a casa da questa vicenda”. Lo stesso Ipcc, il panel di scienziati che sotto l’egida dell’Onu valuta gli effetti dei cambiamenti climatici, ha studiato gli effetti che questi avranno sulla salute: condizioni più favorevoli allo sviluppo di patogeni nelle acque, come la legionella, e allungamento della stagione di contagio per le malattie portate da insetti vettori come le zanzare, nel caso di malaria, dengue ma anche febbre del Nilo, che quest’estate ha colpito in Europa un migliaio di persone, di cui un terzo solo in Italia.