Giancarlo Giorgetti aveva già archiviato la pratica tre giorni fa (“La candidatura italiana finisce qui”), ma Danilo Toninelli oggi ha espresso la sua preferenza: la migliore candidata a ospitare le Olimpiadi invernali del 2026 è Torino. “Rimango personalmente dell’idea che quella di Torino sia la scelta migliore sotto tutti i punti di vista, economico e strutturale, vista l’esperienza nelle altre Olimpiadi – ha detto il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti a margine di un evento nel capoluogo piemontese – e che l’idea di tre città sia quantomeno caotica e difficilmente percorribile e anche la più costosa“.
A prescindere da come vada a finire la corsa tra le città in corsa – Milano, Cortina e appunto Torino – per il ministro l’evento non dovrà essere finanziato con risorse pubbliche: “Sono d’accordo con Di Maio quando dice che lo Stato non deve mettere soldi sulle Olimpiadi – ha proseguito il ministro – perché dobbiamo mettere in sicurezza ponti, strade, viadotti e gallerie che altri governi hanno abbandonato e bisogna mettere lì i soldi. So che la Lega fa ragionamenti diversi, faremo un Consiglio dei ministri appena sarà utile e troveremo come in tutte le altre questioni una soluzione condivisa”.
In serata però è arrivata una nuova chiusura da parte del sottosegretario leghista con delega allo Sport: “La settimana scorsa ho mandato una bozza di protocollo d’intesa alle tre città. Se lo sottoscrivono” la vicenda “può rinascere. Ma non mi sembrano intenzionate a farlo e quindi la vicenda è chiusa“, ha spiegato Giorgetti, arrivando a Atreju18 per un dibattito con il vice presidente della Camera Fabio Rampelli, di Fratelli d’Italia.
Il 18 settembre il sottosegretario aveva ufficializzato: “Non ci sono le condizioni per proseguire con la candidatura tripla”. Le tre città in lizza hanno litigato per settimane e neanche la soluzione individuata dalla commissione tecnica del Coni, per non scontentare nessuno, quella di targare i Giochi “MI-To-Co”, era passata.
Da una parte il sindaco di Milano Beppe Sala, che chiedeva un ruolo da capofila nel nome e nell’organizzazione (anche per le promesse che gli aveva fatto il presidente del Coni Giovanni Malagò); dall’altra laAppendino, che aveva aperto mal volentieri alla proposta congiunta. La settimana scorsa Giorgetti aveva provato a tirare le fila, proponendo una bozza di protocollo basata sulla governance centralizzata a Palazzo Chigi e sulla partecipazione paritetica sulle tre città. La trattativa si è arenata su quest’ultimo punto: Milano ha continuato a pretendere una qualche valorizzazione del suo brand. E il vaso dei 5 stelle, insofferenti da giorni nei confronti delle pretese del primo cittadino Pd, è traboccato: “Così non si può andare avanti”, aveva anticipato ieri il responsabile sport, Simone Valente.