I soldi versati dall’imprenditore Luca Parnasi, ai domiciliari per corruzione nell’ambito dell’inchiesta sullo stadio della Roma che ha coinvolto anche il consulente pentastellato Luca Lanzalone, rischiano di mettere nei guai i tesorieri del Pd, Francesco Bonifazi, e della Lega, Giulio Centemero. Il primo, in particolare, secondo il Corriere della Sera, è indagato con l’accusa di finanziamento illecito. “Non c’è nessun finanziamento illecito al Pd, non c’è nessuna fattura falsa della Fondazione Eyu. Abbiamo tutti i documenti in regola”, ha risposto Bonifazi in un tweet senza smentire l’indagine a suo carico. “Ipotesi infondate”, ribatte anche il partito in una nota. Ma la vicenda, nel frattempo, è già diventata caso politico con il M5s all’attacco dell’esponente renziano del Pd.
I sospetti della procura di Roma si concentrano sui fondi ricevuti dalle fondazioni Eyu e Più Voci. Al momento i magistrati di piazzale Clodio sono in una fase più avanzata sul versante dem, perché i 150mila euro elargiti dal costruttore alla fondazione per uno studio immobiliare che ne valeva un terzo sarebbero in realtà destinati al Partito Democratico, ma non iscritti correttamente nei bilanci. Una mossa che configurerebbe l’ipotesi di reato di finanziamento illecito. Verifiche sono in corso però anche sui soldi versati da Parnasi alla fondazione leghista Più Voci, ma al momento non risultano leghisti indagati. “La fattura in questione esiste – scrive il Pd in una nota – ed è relativa ad uno studio consegnato al committente in data 2 maggio 2018, regolarmente contabilizzata con relativo contratto. La fattura ha un ammontare che corrisponde esattamente a quanto incassato dalla Fondazione per la cessione del citato studio. Su tale fattura è stata versata regolarmente l’Iva e corrisposte tutte le imposte dirette. La Fondazione Eyu è giuridicamente, economicamente e nella sostanza, totalmente autonoma dal partito”.
Alla onlus “Più Voci”, vicina alla Lega e di cui è presidente Centemero, sono invece stati versati nel 2015 250mila euro. Per questo finanziamento non risulta che la società abbia emesso fattura.
Da circa due mesi l’imprenditore, che è indagato per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, ha cominciato a collaborare con i magistrati e in queste settimane ha più volte fatto riferimento al suo metodo per finanziare i partiti tramite le fondazioni: “Ho pagato tutti partiti”, disse ai pubblici ministeri a fine giugno. Agli atti dell’inchiesta, ci sarebbero diverse conversazioni tra Bonifazi e Parnasi. Giovedì l’imprenditore è stato interrogato dai pm su un colloquio captato grazie a un software trojan inserito nel suo cellulare. Parnasi ha confermato che all’incontro, avvenuto prima dell’ultima campagna elettorale, avevano partecipato Bonifazi e Domenico Petrolo, responsabile del fundraising di Eyu. Ma visto che la riunione si è svolta a sant’Andrea delle Fratte, luogo coperto dall’immunità parlamentare, quella conversazione non dovrebbe essere utilizzabile.
“Hanno attaccato per mesi e ora scopriamo che magistrati indagano Bonifazi Pd per finanziamento illecito. Sono senza vergogna! Purtroppo niente di nuovo: sistema marcio da Seconda Repubblica. Subito legge su trasparenza bilanci delle fondazioni”, scrive il sottosegretario agli Affari esteri Manlio di Stefano. “In questa vergogna, l’unica nota positiva è che tutto questo finirà molto presto. A breve il governo calendarizzerà il ddl spazzacorrotti che contiene la norma sulla trasparenza di partiti e fondazioni. Finirà la pacchia, metteremo un freno a queste malefatte, e nessuno potrà più nascondersi dietro fantomatiche fondazioni per finanziare occultamente i partiti”, conclude Di Stefano. “Matteo Renzi deve chiarire subito se anche lui ha ricevuto finanziamenti. Alle indagini sul padre, la madre, il cognato e l’amico Lotti, si aggiungerebbe adesso anche quella che riguarda il suo braccio destro Bonifazi – dice invece Luca Carabetta dei Cinque Stelle – Possibile che l’ex segretario del Pd non abbia niente da dire a riguardo?”.