Marta ha cinquant’anni, vive a Grosseto e non ha avuto una vita fortunata. Pochi soldi, molti problemi. Uno dei quali veramente terribile: lo sfratto di casa. Poi un giorno la dea bendata, come rivela Repubblica, si fa viva con lei. E con un Gratta e vinci di pochi euro ne mette in tasca molti ma molti di più: cinque milioni. È una cifra astronomica, al di sopra delle sue speranze, delle sue aspettative, del suo stesso stesso modo di vivere. Marta quindi prende quel che le serve per garantirsi la tranquillità e poi compila una lista di cinquanta nomi: amici bisognosi, associazioni, enti di carità, a cui devolvere la gran parte della vincita.

Vi chiederete: ma se è povera come fa a buttare all’aria tutta quella ricchezza? Oggi che il sogno si avvera rinuncia?

Invece il povero, a differenza del ricco, conosce il bisogno ed è sul bisogno, suo e del proprio simile, che fonda la sua vita: dà e riceve, offre e chiede. Il ricco conosce solo la propria responsabilità. Il povero vive una vita comunitaria, il ricco invece la solitudine.  

Infatti sono i Paesi ricchi ad alzare i muri e rispondere con le armi alle ondate migratorie. Devono difendere il loro status dall’orda umana che ha fame e chiede di partecipare al banchetto.

L’85 per cento dei diseredati della terra è ospitato da Paesi poveri e poverissimi.

È questa la verità.

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