La seconda giornata della fashion week milanese si è chiusa sulle note di “Angel” di Robbie Williams, cantata all’unisono dai 2300 invitati presenti all’aeroporto di Linate per il faraonico show di Emporio Armani. Re Giorgio ha trasformato in suo hangar in modo davvero scenografico, rendendolo il set perfetto per un concerto rock più che non per una sfilata. Appunto. Tanto più con un Robbie Williams scatenato a fare da mattatore sul palco in gonna plissettata con paillettes e giacca coordinata. Ha cantato i suoi successi, soprattutto pezzi molto a tema, tipo Let Me Entertain You, e la sua esibizione è un vero spettacolo con tanto di rivelazioni tra una canzone e l’altra. Come quando ha detto “non sono omosessuale ma per George Michael potrei fare un’eccezione”. Intorno a lui i suoi ballerini, fantastici come sempre. In platea ad applaudirlo una lunga serie di ospiti famosi nazionali e internazionali come Patrick Schwarzenegger, Leona Lewis, Mauro Icardi, Cameron Dallas, Ilaria D’amico, Fabio Rovazzi, Ghali e altri ancora.
Un evento in grande stile, come solo Armani sa fare, voluto per rilanciare il marchio Emporio, la linea più giovane e sportiva della maison milanese. In passerella sono il blu e il grigio (naturalmente!) a farla da padroni, accostati a tocchi di follia come il verde acido, il fucsia, il viola e grandi paillettes di tutti i colori. Le forme sono morbide e iperfemminili, c’è un’eleganza semplice e spontanea, cifra costante delle collezioni Armani. Ma a rendere la giornata davvero memorabile ci ha pensato Jeremy Scott per Moschino, che ha lasciato ancora una volta il segno con la sua Gigi Hadid in versione sposa/crisalide avvolta con un abito a palloncino bianco dallo strascico lunghissimo su cui aleggiavano centinaia di leggerissime farfalle colorate e svolazzanti (sorrette da una schiera di valletti). La sua collezione Primavera/Estate 2019 è un tuffo indietro nel tempo di una trentina di anni, quando la moda era nel suo massimo splendore: vistosa, eccentrica ma ultra chic. La sua sfilata è stata lo spettacolo della sartorialità, letteralmente, perché gli abiti delle modelle erano ancora attaccati al rullo di stoffa, che le modelle tenevano sottobraccio al posto della borsetta, per poi lanciarlo con nonchalance in passerella. Gli strumenti da couturier che si trasformano in rouches, capocchie per gli spilli che diventano corone, abiti multicolor con grafiche “scarabocchiate” che ricordano un po’ quando da piccoli si provavano le penne per vedere se scrivevano ancora. Così tutti i look, mini o extra long, elegantissimi o pop, si sono riempiti di tratti “a mano libera” che hanno ricoperto gli abiti, le minigonne e le giacche e persino le gambe delle più affezionate modelle del brand: Kendall Jenner, Bella Hadid con la sorella, Kaia Gerber e, naturalmente, Joan Small.
Insomma, Scott non ha scordato le origini della maison, anzi continua ad omaggiarle e con l’ironia che lo caratterizza ci ricorda la vera essenza di Moschino. Tutt’altra atmosfera da Miuccia. Prada, of course. Da lei c’è una donna sicura di sé e in corsa per il successo, che trasforma cose tipicamente “brutte e sbagliate” in dettagli di stile, come pantaloni a pinocchietto con gambaletti in vista, ma anche maglioncini dai gomiti così lisi da bucarsi. Abbandonati i toni fluo della collezione Autunno/Inverno, negli spazi della Fondazione il bon ton torna a regnare sovrano, reso sexy da trasparenze quasi inedite per la maison. CI sono i pinocchietti aderenti e gli scolli tondi molto profondi e femminili, cerchietti borchiati ma soprattutto c’è il ritorno delle leggendarie gonne con stampe in tie&dye di Miuccia (prossimo oggetto del desiderio di molte fashion addicted). La parola d’ordine è casual ma con eleganza, data dai tessuti corposi e dai tagli sartoriali.
50 sfumature di beige invece per Fendi. La storica maison romana, sotto la direzione creativa di Karl Lagerfeld (i cui palloncini hanno invaso il centro di Milano) e Silvia Venturini, porta in passerella una donna sofisticata che si ispira ai colori della terra. A fare da contrasto solo il bianco candido. Torna in voga il pvc, insieme alla vernice e ai pantaloni stretching da ciclista (che, però, non sono proprio facilissimi da portare). La cosa più divertente sono le scarpe, décolleté e sandali sempre in pvc, dai tacchi “a banana” con la sagoma come disegnata a penna. Stesso materiale usato anche per le borse, (super logate) in particolare il secchiello rivisitato. Ma a contendersi i flash dei fotografi c’erano i Ferragnez da una parte della passerella e Nicki Minaj dall’altra, che si instagrammavano a vicenda.
Un po’ fuori dal coro invece Max Mara, che ha aperto la seconda giornata di sfilate con una collezione dall’aria molto poco primaverile. Per i toni soprattutto, ma anche per i trench e i giacconi visti in passerella al 20 di settembre con ancora 30 gradi fuori. Ma tanto si sa, ormai non esistono più le mezze stagioni. Così, la donna di Max Mara ricorda molto un’amazzone, decisa e combattente, che si ispira alle linee della tradizione del brand per vestirsi di blu notte e verde oliva, con un tocco di giallo paglierino giusto per risvegliare l’attenzione. A completare il panorama della giornata la presentazione di The Attico, il nuovissimo brand di Gilda Ambrosio e Giorgia Tordini, che, come vuole il nome, si è svolta su un attico con vista mozzafiato sullo skyline milanese, dove l’editor di Vogue Japan Anna Dello Russo ha fatto il bagno in una fontana sfoggiando un minidress di paillettes verde smeraldo.