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Whatsapp, la paura corre sulla piattaforma di messaggistica e si chiama Olivia

Si tratta dell’ennesima fregatura buttata in gruppi e chat da hacker decisi a ingannare quanti più utenti possibile. Ogni volta la tecnica di “phishing” di chi sta dietro a queste truffe viene affinata e perfezionata e anche Olivia non fa eccezione.

di Kevin Ben Alì Zinati

La paura invade WhatsApp. Ancora. Dopo Momo, la bambolina giapponese con un volto terrificante, il nuovo profilo creato per rubare dati personali agli utenti (spaventandoli) questa volta si chiama Olivia e prende di mira soprattutto gli adolescenti. Si tratta dell’ennesima fregatura buttata in gruppi e chat da hacker decisi a ingannare quanti più utenti possibile. Ogni volta la tecnica di “phishing” di chi sta dietro a queste truffe viene affinata e perfezionata e anche Olivia non fa eccezione. Attraverso un numero sconosciuto, lo sconosciuto si presenta come Olivia, un’amica che ha cambiato recapito o come una “amica dell’amico”: il legame apparentemente diretto con un contatto reale è la miglioria apportata nella truffa, il dettaglio che può generare nelle vittime un grado maggiore di sicurezza e fiducia.

Sentimenti che vengono poi ulteriormente rafforzati quando il misterioso utente si offre di inviare una foto di se stessa per confermare la propria identità. A quel punto Olivia gira quello che appare un semplice link ad una serie di file ma che invece porta con sé un collegamento ipertestuale ad una pagina web con immagini pornografiche. Il clic al link è il passo che porta direttamente nella rete dei truffatori, che in questo modo tengono un accesso diretto e facilitato alle nostre informazioni. Questo tipo di adescamento più “ingegnoso” appare molto efficace con adolescenti e minorenni, vittime sicuramente più ignare e inconsapevole delle zone buie del web e dei social.

L’allarme sul target sempre più basso sul quale si buttano i truffatori questa volta è stato lanciato dalla polizia di Halton Brook in Inghilterra che ha postato su Twitter la notizia mettendo in guardia i genitori e consigliando loro di controllare i telefoni dei propri figli. Una soluzione interessante, comunque, è il post messo a disposizione da Whatsapp stesso nelle sue FAQ  sulle azioni utili nel caso in cui si venisse “colpiti” da messaggi spam da terzi non autorizzati e non da WhatsApp. Come sempre, però, le prime regole imprescindibili sono la prudenza e l’attenzione.

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