Il bilancio consolidato di Roma Capitale è in netto ritardo, mentre l’ennesima gara Ama va deserta. La municipalizzata dei rifiuti rischia di andare a rotoli e i conti del Campidoglio non ne giovano, tutt’altro. A far da corredo, il bilancio 2017 di Atac ancora bloccato e quelli di Roma Metropolitane e Farmacap fermi da anni, in attesa di una riorganizzazione che non arriva. Le municipalizzate capitoline fanno tremare il Campidoglio.
L’ultima bad news in ordine di tempo è arrivata proprio dalla società dei rifiuti: nessuno ha risposto al bando da 188 milioni di euro per il termotrattamento del combustibile (cdr) prodotto dai tmb e per lo smaltimento degli scarti. Questo significa che l’azienda sarà costretta ad andare a una contrattazione diretta e, dunque, ad aumentare esponenzialmente i costi, costringendo il suo presidente, Lorenzo Bagnacani, a rimettere mano alla programmazione del bilancio 2018, dopo che il documento finanziario 2017 è già a rischio perdita a causa dei rilievi sollevati dall’assessore al bilancio, Gianni Lemmetti. In una parola: il caos.
I CONTI DEL CAMPIDOGLIO – Andiamo con ordine. Entro il 30 settembre, l’Assemblea capitolina dovrebbe approvare il bilancio consolidato, ma il documento non è ancora pronto e non è nemmeno arrivato in giunta. Lo stesso Lemmetti giovedì mattina ha ammesso, in Aula Giulio Cesare, che “siamo in ritardo ma stiamo mettendo mano ad alcune questioni delicate”. Il dipartimento Partecipate, guidato ad interim dal direttore generale Franco Giampaoletti, ha bloccato i bilanci 2017 di Ama e di Atac.
Nel primo caso, il Comune non vuole riconoscere un credito di 18 milioni di euro che la società dei rifiuti si è auto-riconosciuta (senza alcuna contestazione del “socio”) sin dal 2014 ed ha annunciato l’invio di ispettori comunali in azienda; nel secondo caso, i motivi dei ritardi non sono stati noti, ma lo stesso Lemmetti ha liquidato i “buoni risultati” nel primo semestre 2018 della società dei trasporti, evidenziati dal dg Paolo Simioni, come “figli della procedura concordataria”. Come per dire: vantatevi di meno che non avete fatto nulla. Il problema è che senza i bilancio delle società, non si può chiudere il consolidato. E senza consolidato, potrebbero slittare le assunzioni annunciate da Virginia Raggi, dai lavoratori Ama per la raccolta differenziata ai vigili urbani, passando per le insegnanti. Un bel problema, che spingerà i sindacati a scendere in piazza il prossimo 30 settembre.
LA CRISI IN AMA – Con Atac sotto concordato e aziende da tempo a rischio default come Farmacap e Roma Metropolitane, a preoccupare il Campidoglio è la situazione di Ama. La guerra dei loculi con il Comune non si limita ai 18 milioni contestati da Lemmetti, ma ammonterebbe addirittura di 60 milioni. L’azienda aveva promesso alle parti sociali l’assunzione di 300 persone nel biennio 2018-2019, ma se dovesse spuntarla il Comune, la perdita con la quale si chiuderebbe il bilancio 2017 renderebbe impossibile queste acquisizioni e costringerebbe l’azienda a riprendersi i 200 euro pro capite già distribuiti ai dipendenti come premio.
In tutto ciò, le gare d’appalto continuano ad andare deserte. I sospetti di “cartello” avanzati da Bagnacani nei mesi passati non hanno trovato riscontro in procura e all’Anac, così sembra davvero che i prezzi imposti dall’azienda siano troppo bassi. In tutto ciò nelle ultime settimane la raccolta rifiuti ha viaggiato a una media di oltre 2.900 tonnellate al giorno, 200 in più rispetto al preventivato; immondizia che – con la scadenza dei contratti per il trasferimento in Puglia e in Austria e le difficoltà nei tmb aziendali – Ama non sa davvero più dove portare.
INCOGNITA TARIFFA RIFIUTI – Con il 2017 in rosso, un 2018 in ulteriore possibile perdita, e quasi 1,3 miliardi di debiti, difficile aspettarsi un’inversione di tendenza a breve termine. La posizione di Bagnacani è data a forte rischio da “radio Campidoglio”. Raggi la scorsa settimana, durante una conferenza stampa, ha smentito qualsiasi possibilità che si scelta di chiedere il concordato preventivo anche per Ama, ma adesso il rischio per i romani è che si debba arrivare all’aumento della tariffa rifiuti, già la più alta d’Italia. Ipotesi che tutti sperano di scongiurare al più presto.