Molti di voi, probabilmente, non avranno mai sentito nominare i Dead Can Dance. Una band lontana dalle consuetudini alle quali generalmente si fa riferimento. Non stiamo parlando dei Depeche Mode, nemmeno degli U2, Brendan Perry e Lisa Gerrard – come ho già scritto – non hanno frequentato i salotti buoni della musica pop, né abitato le classifiche di vendita che regolano il music business. Tuttavia hanno arredato le stanze disadorne del rock, o meglio, quel filone dark/wave inaugurato negli anni ’80 che difficilmente compare sulle copertine dei giornali di riferimento, ma che, ai giorni nostri, resta inequivocabile fonte d’ispirazione nel caleidoscopico panorama della musica.
Il duo, in verità, è più conosciuto di quanto si stia insinuando, al punto che le maggiori testate musicali hanno rilasciato proprio in questi giorni la notizia secondo la quale il 2 novembre 2018 sarà pubblicato Dionysus (per Pias), decimo album in studio. Il disco arriva a distanza di sei anni dal precedente, Anastasis (Play it again Sam/Relativity), pubblicato nel 2012.
Ora, essendo sulle pagine di un quotidiano nazionale online e non su una rivista di settore, proverò a raccontare in pillole le loro gesta; i post recenti qui pubblicati, riconducono a un iter spalmato sopra “9 punti 9”. Facile pensare a un piacevole cliché collegato alle linee di questo blog, nato nel 2011 e che prevede alla fine di ogni articolo una playlist di nove canzoni suggerite “dal solito Dj qualunque”.
E allora cominciamo.
1• I Dead Can Dance nascono a Melbourne, in Australia, nell’agosto del 1981 con Paul Erikson (tastiere e percussioni), Lisa Gerrard (voce), Simon Monroe (basso), Brendan Perry (voce/synth/chitarra), in seguito Peter Ulrich (multistrumentista). Ai giorni nostri i Dcd fanno riferimento a Brendan Perry e Lisa Gerrard.
2• Il primo contratto discografico li vede protagonisti con l’etichetta indipendente 4AD. Non stiamo parlando di una casa discografica come le altre, di per sé la 4AD meriterebbe un articolo dedicato, limitiamoci dunque a definirla come l’etichetta di punta della scena alternativa britannica di quei tempi.
3• I nove dischi all’attivo sono il frutto sistematico di un contesto artistico infinitesimale; un percorso di rara bellezza in cui nulla è lasciato al caso. Si metta agli atti che la loro portata artistica non sia soltanto musicale; ogni nota, ogni singola parola, gli arrangiamenti, sono il frutto di uno studio articolato rivolto all’esplorazione di ambiti artistici differenti.
4• Volendo approfondirne il tratto, si scopre che la contemplazione radicata delle tradizioni ancestrali definisce una cifra difficilmente classificabile. A primo ascolto potrebbero intimorire, in verità, l’oscurità di alcuni passaggi è solamente l’inizio di un percorso obbligato verso la luce. Anche le atmosfere sognanti e gli arrangiamenti sinfonici non possono essere fraintesi, divengono, anzi, le coordinate insondabili di un progetto in continuo mutamento.
5• I testi, scritti da Perry, appaiono lucidi e potenti, almeno quanto le trame sonore sulle quali il canto del duo si erge sublime: profondo e baritonale quello di Brendan, oscuro, allo stesso tempo luminoso ed etereo il contralto di Lisa.
6• L’esigenza di un ascolto intelligente richiede curiosità e passione. Immaginateli particolarmente adatti alla bruma incipiente dell’autunno: emozioni, silenzi, tormenti, non sembrano opzioni, piuttosto uniche letture traducibili di un desiderio oscuro e imperscrutabile. Non è forse vero che la sensibilità è l’abito più elegante e prezioso di cui l’intelligenza possa vestirsi?
7• Dionysus – come detto – uscirà il 2 novembre ma proprio in questi giorni la rivista di settore Pitchfork ha rilasciato in esclusiva Mountain, quello che dovrebbe essere il primo singolo. Dieci ascolti non sono stati sufficienti per capire dove la ricerca di Brendan e Lisa li abbia condotti. Tuttavia, il brano pare recuperare “la gravità” di alcuni passaggi temporali oramai sepolti ma non per questo dimenticati.
8• l’anno scorso è uscito Musica eterna. La storia dei Dead Can Dance, volume edito da Tsunami Edizioni e scritto da Christian Amadeo. Parliamo di un libro che affronta nello specifico il progetto con minuziosa ricerca e passione. Non esiste nemmeno in inglese un testo su questa band così ricco di particolari, mi sento, dunque, di consigliarlo.
9• L’ultima riflessione induce a pensare che saranno pure di nicchia ma il tour approderà nei teatri più importanti d’Europa e sbarcherà a Milano il 26 e 27 maggio al Teatro degli Arcimboldi (evento organizzato da Barleyarts Promotion). Un tour che già ora presenta numerose location sold out (biglietti qui). Ciò dimostra che la musica di qualità, per divenire mainstream, non richiede compromessi ma soltanto di essere sostenuta.
Vi lascio con una selezione di “9 brani 9” dedicata ai Dead Can Dance. Immaginatele come tracce ideali per definire la poesia scaturita da un disco in vinile: quattro sul lato A e cinque sul lato B.
Buon ascolto.
9 canzoni 9 … dei Dead Can Dance