Una decisione considerata "una minaccia inaccettabile" da Yusuf Mahmoud, portavoce del governo dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) a Ramallah respingendola. Una mossa che "travalica le leggi internazionali. Non si è mai sentito nessuno sulla faccia della terra costretto a demolire la propria casa con le sue mani"
Entro il primo ottobre il villaggio beduino di Khan al Ahmar, in Cisgiordania, e la sua Scuola di Gomme, devono essere demoliti. La scadenza – che sembra mettere per ora la parola fine alla sorte del luogo – è stata comunicata ai suoi abitanti dal Cogat, la struttura militare israeliana di governo dei Territori Palestinesi. Una decisione considerata “una minaccia inaccettabile” da Yusuf Mahmoud, portavoce del governo dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) a Ramallah respingendola. Una mossa che “travalica le leggi internazionali. Non si è mai sentito nessuno sulla faccia della terra costretto a demolire la propria casa con le sue mani”. Mahmoud ha quindi sollecitato “un’azione internazionale urgente per fermare l’occupazione israeliana”.
All’annuncio del Cogat, gli abitanti del villaggio, secondo i media, hanno replicato di non voler lasciare il posto e di essere intenzionati a ritornare nel villaggio nonostante l’eventuale demolizione. Il Cogat ha ricordato che l’annuncio è avvenuto in base alla sentenza della Corte Suprema israeliana secondo cui il posto – che si trova nell’Area C dei Territori, quella, in base agli Accordi di Oslo, sotto controllo amministrativo e militare dello stato ebraico – è stato costruito negli anni ’70 dai beduini della tribù Jahalin (originari del Negev) senza i regolari permessi. Il verdetto, alla fine di una lunga battaglia giudiziaria, è stato emesso dopo che sono state respinte tutte le petizioni degli abitanti del villaggio che rifiutano anche il trasferimento a circa 12 chilometri.
Contro la demolizione e lo spostamento – la Scuola di Gomme in cui studiano i bambini beduini, costruita anche con il contributo di un’ong italiana, è diventata il simbolo della protesta – sono scesi in campo sia la Ue – i cui rappresentanti a Gerusalemme sono stati più volte nel luogo – sia l’Onu. Lo scorso 11 settembre cinque paesi europei, Germania, Francia, Italia, Spagna e Gran Bretagna, hanno fatto appello ad Israele perche desista dalla decisione:”Le conseguenze che una demolizione e uno spostamento avrebbero sui residenti della comunità, inclusi i suoi bambini, così come sulla prospettiva della soluzione a due Stati – hanno ammonito – sarebbero molto serie”. Lo stesso giorno, il segretario generale dell’Olp Saeb Erekat ha annunciato di aver denunciato per “crimini di guerra” Israele alla Corte Penale internazionale addossando allo stato ebraico la responsabilità dei piani per la demolizione di Khan al Ahmar. I palestinesi hanno sostenuto che lo sgombero del villaggio sia dovuto alla necessità di far posto ad un nuovo insediamento ebraico in una zona ritenuta sensibile per la loro continuità territoriale nell’ambito della Soluzione a 2 Stati.