Una data calendarizzata in ritardo secondo l’associazione nazionale presidi che lancia il campanello d’allarme sul rischio che nemmeno stavolta si riesca a chiudere la procedura in tempo per l’anno scolastico 2019/2020. Il ministro dell'Istruzione Marco Bussetti ha annunciato di voler semplificare in corso d’opera la fase finale, ma ad oggi non c'è stato nessun atto ufficiale
Si terrà il 18 ottobre la prova scritta del concorso che dovrà reclutare 2425 nuovi dirigenti scolastici con cui si dovrebbe assicurare, dal prossimo anno scolastico, la copertura dei posti vacanti e mettere fine al ricorso massiccio alle reggenze. Una data calendarizzata in ritardo secondo l’associazione nazionale presidi che lancia il campanello d’allarme sul rischio che nemmeno stavolta si riesca a chiudere la procedura concorsuale in tempo per l’anno scolastico 2019/2020. Dopo lo scritto infatti tocca all’orale e poi ancora una fase di tirocinio e di nuovo una prova finale. Un’organizzazione farraginosa secondo Mario Rusconi, vice presidente dell’Anp e per nulla utile ad individuare i presidi.
La fase concorsuale è composta da una prova preselettiva, già svolta; la prova scritta di ottobre che si comporrà di cinque domande a risposta aperta e due domande a risposta chiusa in lingua straniera; la prova orale. I candidati che supereranno le prove scritte e quella orale sono ammessi, sulla base di una graduatoria che tiene conto anche dei titoli, al corso di formazione dirigenziale e di tirocinio selettivo, finalizzato all’arricchimento delle competenze professionali delle candidate e dei candidati. Due i mesi di lezione in aula previsti e quattro quelli di tirocinio a scuola, che sono integrati anche da sessioni di formazione a distanza. Al termine di questo periodo tocca affrontare una valutazione scritta e un colloquio orale.
“Tutto questo – spiega Rusconi – non tiene in considerazione due aspetti importanti. Il primo: non vi è alcun screening psicologico dei candidati. È una sciocchezza pensare di selezionarli perché conoscono l’ultimo comma dell’ultimo decreto ministeriale. Non si tiene nemmeno in considerazione l’esperienza professionale pregressa ovvero se vi è qualcuno che ha svolto mansioni di vice preside; se ha fatto parto degli organi collegiali; se ha avuto incarichi all’interno dell’istituto. Nulla di tutto ciò viene valorizzato e valutato nella selezione di un ruolo che è tutto giocato sulle relazioni”. Nelle settimane scorse il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti ha annunciato di voler semplificare in corso d’opera la fase finale della procedura concorsuale, ma ad oggi nessun atto ufficiale ha concretizzato queste sue intenzioni. L’idea dell’inquilino di viale Trastevere è quella di immettere da subito i presidi dopo la prova orale e far fare loro il tirocinio in corso d’opera. “Da parte nostra – spiega la Flc Cgil – ci auguriamo che il concorso proceda con regolarità e tempestività e che il Miur garantisca la necessaria correttezza a tutta la procedura, anche evitando che le ormai consuete “anticipazioni” di notizie su date e procedure del concorso, divulgate ad arte prima della comunicazione ufficiale per finalità che ignoriamo, possano ingenerare nei candidati e nell’opinione pubblica la convinzione che esistano “canali privilegiati” attraverso i quali si possa accedere anche ad altre informazioni assolutamente riservate relative alle prove”.