Stretta sulla concessione della protezione umanitaria. Via la cittadinanza in caso di condanna definitiva per terrorismo internazionale. Sospensione della domanda di asilo in caso di pericolosità sociale e condanna in primo grado. Sistema Sprar limitato ai beneficiari di protezione internazionale e a minori non accompagnati. Costruzione, completamento e adeguamento di nuovi centri senza previa pubblicazione di un bando di gara. Sono i punti principali del decreto immigrazione e sicurezza, ribattezzato Dl Salvini, licenziato dal Consiglio dei ministri.
“Questo decreto, approvato all’unanimità dimostra come fossero inesistenti tutte le polemiche di cui abbiamo letto in questi giorni sui giornali”, ha spiegato il ministro dell’Interno Matteo Salvini in conferenza stampa, che ha specificato: “Si tratta del dl più condiviso, più modificato, più aggiornato nella storia almeno di questo governo. Il testo non è blindato, arriverà in Parlamento dove potranno esserci modifiche importanti“.
“La protezione umanitaria è stata normata con la previsione di 6 fattispecie specifiche“, ha spiegato a Palazzo Chigi il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, e sarà concesso solo alle vittime di grave sfruttamento lavorativo, vittime di violenza domestica, tratta, calamità naturali, cure mediche, e ai protagonisti di atti di particolare valore civile. Il motivo della stretta lo ha illustrato invece il capo del Viminale: “Dovrebbe trattarsi di un provvedimenti residuale, invece in Italia viene concessa nel 26% dei casi, più di quanto avvenga negli altri Paesi dell’Unione a fronte del 7% del diritto di asilo. Già dopo le mie circolari la concessione di questo tipo di protezione è scesa a 21% e ora calerà ancora di più”, ha proseguito Salvini, che ha quindi sciorinato dati relativi alla concessione del diritto di asilo: “Si sono ridotte da 105mila a 42mila le domande complessive e quelle accolte sono state il 33%”.
Alla luce del decreto, che verte principalmente sulle tematiche relative alla gestione dell’immigrazione e si compone di 42 punti, “la richiesta di asilo verrà sospesa nel caso in cui il richiedente venga preso a spacciare droga – ha proseguito Salvini – e se ritenuto pericoloso dall’autorità giudiziaria finisce in un Cpr (Centro per il rimpatrio, ndr) per l’espulsione”. Allo stesso modo la domanda verrà sospesa e rischia di finire in un Cpr il richiedente condannato in primo grado per un reato minore. “Questa è stata una delle mediazioni”, ha spiegato Salvini.
La cittadinanza verrà revocata “entro tre anni dal passaggio in giudicato della sentenza di condanna” a chiunque venga condannato in via definitiva per reati considerati gravi, tra cui quello di “terrorismo internazionale”, mentre si allunga la permanenza nei centri per i rimpatri, nei quali lo straniero candidato all’espulsione potrà essere trattenuto fino a 180 giorni. Per garantire la costruzione di nuovi centri per la permanenza dei richiedenti protezione internazionale o in attesa di rimpatrio, nel testo si legge che “al fine di assicurare la tempestiva esecuzione dei lavori per la costruzione, il completamento, l’adeguamento e la ristrutturazione dei centri […] per un periodo non superiore a tre anni a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, e per lavori di importo inferiore alla soglia di rilevanza comunitaria, è autorizzato il ricorso alla procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando di gara […] Nel rispetto dei principi di trasparenza, concorrenza e rotazione, l’invito contenente l’indicazione dei criteri di aggiudicazione è rivolto ad almeno cinque operatori economici, se sussistono in tale numero soggetti idonei”.
Confermato il ridimensionamento del programma Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), costituito da centri molto piccoli e posto sotto l’egida dei Comuni: se fino a oggi era destinato anche all’accoglienza dei richiedenti asilo, in base al decreto sarà limitato, ha proseguito il capo del Viminale, a chi ha già ricevuto la protezione internazionale e ai minori non accompagnati.
Sul contenuto del testo (e sulla scelta di agire per decreto) nei giorni scorsi alcune ricostruzioni avevano parlato di dubbi di costituzionalità espressi dal Quirinale, ma Conte ostenta sicurezza: “Quando c’è un decreto legge, cortesia vuole che si anticipino al Quirinale contenuti e testo dei decreti, ed è stato fatto anche in questo caso – ha detto il capo del governo – c’è stata già un’interlocuzione. Non voglio tirare per la giacca il presidente della Repubblica: avrà tutto l’agio di fare tutti i rilievi che desidera”.
Il testo, ha spiegato Salvini, non comprende norme relative alla riduzione dei costi dell’accoglienza (“Entro l’autunno i famosi 35 euro verranno rivisti in base alla media europea con un netto taglio delle spese – ha detto il ministro – Contiamo su un risparmio di un miliardo e mezzo di euro se si manterrà la riduzione degli sbarchi, soldi che andranno alla sicurezza”) e alla gestione dei campi rom (“Non ci sono disposizioni specifiche in questo decreto – ha proseguito – ma io punto alla chiusura di tutti i campi d’Italia”).
I tempi? “Per una questione di rispetto il decreto su sicurezza ed immigrazione verrà consegnato al Quirinale un’ora dopo del decreto Genova“, ha spiegato ancora Salvini. Quest’ultimo provvedimento non è stato discusso nel consiglio dei ministri di questa mattina “perché è già passato in cdm – ha spiegato Conte – e la formula ‘salvo intese’ è stata inserita solo per affinare il testo”. “Siamo in attesa dei riscontri del ministero dell’Economia – ha proseguito il premier – e se arriveranno in giornata, domattina trasmetteremo il testo al presidente della Repubblica”.
De Falco: “Perplesso sulla protezione umanitaria” – Al di là della soddisfazione del ministro dell’Interno, il provvedimento ha avuto una gestazione complessa e si è prestato a una lunga discussione all’interno della maggioranza. Il vicepremier, Luigi Di Maio, intervistato da Il Fatto Quotidiano, ha sottolineato che nello schema di legge “ci sono alcuni punti che non sono nel contratto di governo, li discuteremo in Parlamento“. I malumori dentro i 5 stelle ci sono, tanto che il senatore M5s Gregorio De Falco, in un’intervista al Corriere della Sera, ha detto: “Sono molto perplesso riguardo alla protezione umanitaria. Si tratta di un diritto universale“.
Domenica 23 settembre era stato il segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino, a sottolineare come “sembra strano che si parli di immigrati all’interno del decreto sicurezza”: “Inserirlo lì dentro – ha detto a Tgcom24 – significa giudicare già l’immigrato per una sua condizione, per il suo essere immigrato e non per i comportamenti che può avere. È un brutto segnale sul piano culturale, perché si tratta di un tema sociale che va affrontato nel rispetto della legalità ma non possiamo considerare la condizione degli immigrati come una condizione di delinquenza“. Dalle sue parole è partito il ragionamento del senatore pentastellato De Falco: “Sono molto perplesso, ho molti dubbi – ha detto al Corsera sottolineando che alcune cose del lo trovano d’accordo – L’associazione migranti-sicurezza è suggestiva“. E, come Di Maio, mette al centro il ruolo del Parlamento: “Se ci sono aspetti che urtano la nostra sensibilità, li cambierà”. A Galantino ha risposto anche il ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio: “Penso che il provvedimento verrà portato a casa senza problemi, lo spero e la Cei pensi alle anime, che forse è meglio”. A chi gli chiede quali siano i punti innovativi contenuti nel testo, Centinaio dice: “Finalmente facciamo quello che abbiamo promesso in campagna elettorale; noi -conclude- siamo i primi che fanno qualcosa che hanno promesso in campagna elettorale”.
Dubbi sulla decretazione d’urgenza – Prima dei punti più discussi del testo sono stati espressi dubbi riguardo l’uso del decreto legge, giustificato solitamente solo da necessità e urgenza: sotto questo profilo il testo è stato limato. Poi ci sono i contenuti. Sui migranti, l’aspetto che sta sollevando più polemiche è lo stop ai permessi di soggiorno per motivi umanitari sostituiti con permessi per meriti civili o cure mediche. Ci sono poi il raddoppio da 3 a 6 mesi dei tempi di trattenimento nei Centri per i rimpatri, l’aumento dei reati per cui si revoca lo status di rifugiato (si va dalla violenza sessuale alla rapina, dalla violenza a pubblico ufficiale al traffico di droga) e i progetti di integrazione sociali riservati a titolari di protezione e minori non accompagnati, per citare alcuni punti. Oltre a una revisione degli Sprar, il sistema dell’accoglienza diffusa gestito dai Comuni, e al raddoppio dei tempi (da 2 a 4 anni) della concessione della cittadinanza per matrimonio e per residenza.
L’esito, secondo diversi esperti, è una sostanziale attenuazione dei diritti che potrebbe contrastare con le tutele previste dalla Costituzione e dalla Consulta, che più volte ha ribadito che i diritti riguardano tutti. La tenuta costituzionale è fondamentale perché il Quirinale possa firmare. Mercoledì, alla vigilia del Consiglio dei ministri poi rinviato, il presidente della Consulta Giorgio Lattanzi è andato dal capo dello Stato Sergio Mattarella per presentare un progetto sulle carceri. La Corte ha poi diffuso una nota in cui si legge che la Costituzione è “garanzia di legalità per tutti i detenuti, cittadini o stranieri, immigrati regolari o irregolari” ed è uno “scudo nei confronti dei poteri dello Stato, che neppure il legislatore con le sue mutevoli maggioranze può violare”.