Un vasto incendio sul monte Serra, nel Pisano, ha distrutto 600 ettari di bosco e minaccia le abitazioni. Oltre settanta le famiglie che hanno dovuto abbandonare la proprie case, per un totale di 500 sfollati nel comune di Calci e 200 in quello di Vicopisano. Le fiamme, probabilmente di origine dolosa, sono state avvistate intorno alle 22 di ieri.
I soccorsi – Da questa notte stanno operando sul luogo 109 squadre antincendio e 350 volontari della Protezione civile. Nel corso della giornata sono arrivati cinque Canadair, che si riforniscono al lago di Massaciuccoli, e un elicottero S64 Erickson ‘Nuvolarossa’ arrivato da Napoli. Per favorire i mezzi antincendio, Toscana Aeroporti ha annunciato la chiusura del traffico commerciale dell’aeroporto Galileo Galilei, che riprenderà alle 19.40, quando cesseranno le operazioni aeree di spegnimento dell’incendio. Il rogo è alimentato dalle forti raffiche di tramontana che soffiano sulla zona e hanno ritardato l’arrivo di Canadair ed elicotteri. Sono state evacuate le frazioni di Montemagno, Fontana Diana, San Lorenzo, Nicosia e Crespignana nel comune di Calci. La situazione più grave a Montemagno, dove le fiamme potrebbero aver raggiunto alcune case.
In entrambi i comuni le scuole sono rimaste chiuse, e lo saranno anche nella giornata di domani. Il sindaco di Calci, Massimiliano Ghimenti ha spiegato che in alcuni casi la resistenza dei cittadini a lasciare le abitazioni ha complicato le operazioni di spegnimento. La Protezione civile ha reso noto che ulteriori unità dei Vigili del fuoco sono in arrivo da Emilia Romagna e Lombardia. “Abbiamo rischiato di perdere due squadre nello spegnimento”, ha detto ad una tv locale il comandante delle squadre di Pisa, Ugo D’Anna.
Rossi: “Nessun rientro fino a domani” – Il governatore toscano Enrico Rossi ha raggiunto Calci nelle prime ore del mattino. Con lui gli assessori regionali all’Ambiente Federica Fratoni e all’Agricoltura Marco Remaschi. Incontrando i giornalisti in conferenza stampa, Rossi ha comunicato che “non è possibile pensare a rientri degli sfollati almeno fino a domani”. “Bisogna puntare a domare le fiamme, almeno nelle parti più critiche, nel pomeriggio, perché dalle 17 in poi è prevista un’intensificazione del vento”, ha avvertito il governatore, confermando che alcune case sono state distrutte dall’incendio. Rossi è poi rientrato a Firenze per firmare il decreto che proclama lo stato d’emergenza regionale nei Comuni colpiti, con uno stanziamento immediato di 200mila euro per coprire le spese di soccorso e assistenza.
Gli sfollati: “Scenario apocalittico” – Gli evacuati si trovano al momento nei comuni di San Giuliano Terme e Vicopisano. In tre hanno accusato problemi respiratori e sono stati visitati all’ospedale Cisanello di Pisa: due sono già stati dimessi, uno è ancora sotto osservazione. Fabio Bonanni, 71enne, è nato e ha sempre vissuto nella frazione di Montemagno: “Alle due di notte è scoppiato l’inferno. Vivevamo in un paradiso, arrivava gente da tutta la Toscana. Ora temo non ci sia più nulla, non ho neppure il coraggio di guardare verso il monte”. “I Vigili del fuoco sono stati i nostri angeli. Era uno scenario apocalittico e per fortuna ci hanno portato qui, in salvo”, ha testimoniato un’altra degli sfollati. “Spero che questo rogo sia stato provocato da una sbadataggine, perché non riesco a pensare a tanta cattiveria e a una mente tanto perversa. Ci sono interi uliveti andati distrutti e danni molto ingenti, temo anche alle abitazioni”, ha detto la donna.
La procura apre fascicolo, ipotesi dolo – La procura di Pisa ha avviato un’indagine per accertare le cause dell’incendio. Lo annuncia il procuratore capo Alessandro Crini, specificando che il reato ipotizzato è quello di incendio doloso. L’ipotesi, spiega Crini, è stata formulata “sulla base di alcuni indizi che ora dovranno essere confermati eventualmente dal lavoro investigativo: primo fra tutti il fatto che le fiamme si siano sviluppate di notte e in una serata sostanzialmente molto fresca“. Le indagini sono state affidate ai carabinieri forestali, che lavoreranno in sinergia con i Vigili del fuoco e gli altri enti della protezione civile impegnati nelle operazioni.
Il sindaco di Calci: “Non cercate di rientrare” – Il sindaco di Calci Massimiliano Ghimenti ha chiesto ai suoi concittadini “di non esporsi a rischi inutili cercando di rientrare nelle proprie abitazioni” e ha invitato “i curiosi a non intralciare i lavori degli operatori ed evitare di avvicinarsi all’area interessata per fare foto”. Lo rende noto la Protezione civile toscana, spiegando che l’amministrazione comunale “ha chiesto il supporto delle forze dell’ordine per contrastare lo sciacallaggio“. Lo stesso sindaco informa che “la grande maggioranza dei cittadini evacuati la notte scorsa ha trovato sistemazione presso parenti e amici. Sono rimaste solo 30 persone, che sono state alloggiate per la notte in alberghi o strutture ricettive”.
Costa: “Fare chiarezza sulle cause” – Il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, si trova alla sede Onu di New York per impegni istituzionali, ma fa sapere di seguire l’evoluzione della vicenda. “Ringrazio i Vigili del Fuoco, la Protezione civile e le squadre di volontari che stanno operando a difesa delle abitazioni. E’ importante che si faccia chiarezza sull’origine dell’incendio che ha distrutto un bosco e messo a repentaglio la vita delle persone”, ha dichiarato. “Ho dato mandato ai Carabinieri Forestali di attivare ogni utile iniziativa per approfondire senza indugio le indagini necessarie per risalire agli eventuali autori del rogo – ha aggiunto il ministro – sono in contatto anche con la Protezione Civile per quanto concerne le attività di spegnimento, che sono purtroppo rallentate dal forte vento. Non è tollerabile veder bruciare in poche ore un patrimonio naturale che ha impiegato decenni per svilupparsi”.
Cronaca - 25 Settembre 2018
Incendio Pisa, sul monte Serra in fiamme 600 ettari e 700 sfollati: chiuso aeroporto Galilei
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Le fiamme sono state avvistate intorno alle 22 di martedì 24 settembre. La procura di Pisa ha aperto un fascicolo per incendio doloso. Cinque Canadair fanno la spola con il lago di Massaciuccoli, rallentati dalle forti raffiche di vento. La situazione più grave a Montemagno, frazione del comune di Calci. Il governatore Rossi: "Gli sfollati non potranno rientrare fino a domani". Il ministro Costa: "Si indaghi per risalire agli eventuali autori"
Un vasto incendio sul monte Serra, nel Pisano, ha distrutto 600 ettari di bosco e minaccia le abitazioni. Oltre settanta le famiglie che hanno dovuto abbandonare la proprie case, per un totale di 500 sfollati nel comune di Calci e 200 in quello di Vicopisano. Le fiamme, probabilmente di origine dolosa, sono state avvistate intorno alle 22 di ieri.
I soccorsi – Da questa notte stanno operando sul luogo 109 squadre antincendio e 350 volontari della Protezione civile. Nel corso della giornata sono arrivati cinque Canadair, che si riforniscono al lago di Massaciuccoli, e un elicottero S64 Erickson ‘Nuvolarossa’ arrivato da Napoli. Per favorire i mezzi antincendio, Toscana Aeroporti ha annunciato la chiusura del traffico commerciale dell’aeroporto Galileo Galilei, che riprenderà alle 19.40, quando cesseranno le operazioni aeree di spegnimento dell’incendio. Il rogo è alimentato dalle forti raffiche di tramontana che soffiano sulla zona e hanno ritardato l’arrivo di Canadair ed elicotteri. Sono state evacuate le frazioni di Montemagno, Fontana Diana, San Lorenzo, Nicosia e Crespignana nel comune di Calci. La situazione più grave a Montemagno, dove le fiamme potrebbero aver raggiunto alcune case.
In entrambi i comuni le scuole sono rimaste chiuse, e lo saranno anche nella giornata di domani. Il sindaco di Calci, Massimiliano Ghimenti ha spiegato che in alcuni casi la resistenza dei cittadini a lasciare le abitazioni ha complicato le operazioni di spegnimento. La Protezione civile ha reso noto che ulteriori unità dei Vigili del fuoco sono in arrivo da Emilia Romagna e Lombardia. “Abbiamo rischiato di perdere due squadre nello spegnimento”, ha detto ad una tv locale il comandante delle squadre di Pisa, Ugo D’Anna.
Rossi: “Nessun rientro fino a domani” – Il governatore toscano Enrico Rossi ha raggiunto Calci nelle prime ore del mattino. Con lui gli assessori regionali all’Ambiente Federica Fratoni e all’Agricoltura Marco Remaschi. Incontrando i giornalisti in conferenza stampa, Rossi ha comunicato che “non è possibile pensare a rientri degli sfollati almeno fino a domani”. “Bisogna puntare a domare le fiamme, almeno nelle parti più critiche, nel pomeriggio, perché dalle 17 in poi è prevista un’intensificazione del vento”, ha avvertito il governatore, confermando che alcune case sono state distrutte dall’incendio. Rossi è poi rientrato a Firenze per firmare il decreto che proclama lo stato d’emergenza regionale nei Comuni colpiti, con uno stanziamento immediato di 200mila euro per coprire le spese di soccorso e assistenza.
Gli sfollati: “Scenario apocalittico” – Gli evacuati si trovano al momento nei comuni di San Giuliano Terme e Vicopisano. In tre hanno accusato problemi respiratori e sono stati visitati all’ospedale Cisanello di Pisa: due sono già stati dimessi, uno è ancora sotto osservazione. Fabio Bonanni, 71enne, è nato e ha sempre vissuto nella frazione di Montemagno: “Alle due di notte è scoppiato l’inferno. Vivevamo in un paradiso, arrivava gente da tutta la Toscana. Ora temo non ci sia più nulla, non ho neppure il coraggio di guardare verso il monte”. “I Vigili del fuoco sono stati i nostri angeli. Era uno scenario apocalittico e per fortuna ci hanno portato qui, in salvo”, ha testimoniato un’altra degli sfollati. “Spero che questo rogo sia stato provocato da una sbadataggine, perché non riesco a pensare a tanta cattiveria e a una mente tanto perversa. Ci sono interi uliveti andati distrutti e danni molto ingenti, temo anche alle abitazioni”, ha detto la donna.
La procura apre fascicolo, ipotesi dolo – La procura di Pisa ha avviato un’indagine per accertare le cause dell’incendio. Lo annuncia il procuratore capo Alessandro Crini, specificando che il reato ipotizzato è quello di incendio doloso. L’ipotesi, spiega Crini, è stata formulata “sulla base di alcuni indizi che ora dovranno essere confermati eventualmente dal lavoro investigativo: primo fra tutti il fatto che le fiamme si siano sviluppate di notte e in una serata sostanzialmente molto fresca“. Le indagini sono state affidate ai carabinieri forestali, che lavoreranno in sinergia con i Vigili del fuoco e gli altri enti della protezione civile impegnati nelle operazioni.
Il sindaco di Calci: “Non cercate di rientrare” – Il sindaco di Calci Massimiliano Ghimenti ha chiesto ai suoi concittadini “di non esporsi a rischi inutili cercando di rientrare nelle proprie abitazioni” e ha invitato “i curiosi a non intralciare i lavori degli operatori ed evitare di avvicinarsi all’area interessata per fare foto”. Lo rende noto la Protezione civile toscana, spiegando che l’amministrazione comunale “ha chiesto il supporto delle forze dell’ordine per contrastare lo sciacallaggio“. Lo stesso sindaco informa che “la grande maggioranza dei cittadini evacuati la notte scorsa ha trovato sistemazione presso parenti e amici. Sono rimaste solo 30 persone, che sono state alloggiate per la notte in alberghi o strutture ricettive”.
Costa: “Fare chiarezza sulle cause” – Il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, si trova alla sede Onu di New York per impegni istituzionali, ma fa sapere di seguire l’evoluzione della vicenda. “Ringrazio i Vigili del Fuoco, la Protezione civile e le squadre di volontari che stanno operando a difesa delle abitazioni. E’ importante che si faccia chiarezza sull’origine dell’incendio che ha distrutto un bosco e messo a repentaglio la vita delle persone”, ha dichiarato. “Ho dato mandato ai Carabinieri Forestali di attivare ogni utile iniziativa per approfondire senza indugio le indagini necessarie per risalire agli eventuali autori del rogo – ha aggiunto il ministro – sono in contatto anche con la Protezione Civile per quanto concerne le attività di spegnimento, che sono purtroppo rallentate dal forte vento. Non è tollerabile veder bruciare in poche ore un patrimonio naturale che ha impiegato decenni per svilupparsi”.
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(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
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