D’ora in poi Versace farà capo alla holding Capri. Ma non sarà più italiana. La casa di moda passa di mano per 1,83 miliardi di euro. Ad acquistare il designer americano Michael Kors, già proprietario dell’omonimo marchio e del brand Jimmy Choo. “L’accordo definitivo è stato firmato”, ha fatto sapere una nota del gruppo americano che avrà la famiglia Versace come socio di minoranza. Nel quadro dell’operazione, la Michael Kors Holdings Limited, società controllata dall’imprenditore statunitense, si trasformerà nella Capri Holdings Limited in cui confluirà il brand Versace accanto ai marchi Michael Kors e Jimmy Choo. Uscirà di scena il fondo statunitense Blackstone, che finora ha custodito il 20% della casa di moda italiana, mentre la famiglia Versace acquisirà una piccola partecipazione della nuova cassaforte: parte del prezzo pattuito per la cessione (150 milioni) di Versace sarà pagato in azioni della Capri Holdings Limited. Nome, come spiega la Michael Kors holding, ispirato “alla leggendaria isola che è stata a lungo riconosciuta come destinazione iconica, glamour e di lusso. Le tre spettacolari formazioni rocciose dell’isola, formate oltre 200 milioni di anni fa, sono il simbolo del patrimonio senza tempo e delle solide fondamenta che sono al centro di ciascuno dei marchi leader a livello mondiale”.
Con questa operazione vola via un altro pregiato pezzo della moda italiana, meta di conquista per gli investitori di mezzo mondo. A cominciare dai francesi, che hanno costruito le fortune dei due più grandi gruppi del lusso mondiali, Lvmh e Kering, anche grazie al contributo rilevante di brand italiani di successo come Fendi e Gucci. Finora, infatti, nessun imprenditore della Penisola ha avuto la capacità e la forza di mettere in piedi un polo della moda capace di competere a livello internazionale. In campo restano oggi gruppi di media dimensione come Tod’s, Moncler, Alberta Ferretti, Prada e Armani, costantemente corteggiati dagli investitori di tutto il pianeta. Quanto alla famiglia Versace, seguirà le orme di predecessori come gli eredi Bulgari e Fendi che hanno liquidato le aziende di famiglia a Lvmh, ritagliandosi un ruolo di secondo piano all’interno del colosso francese. Non a caso l’amministratore delegato della Michael Kors holding, John D. Idol, ha già spiegato che Donatella “continuerà a guidare la visione creativa dell’azienda” visto che il suo “stile iconico è il cuore del design estetico di Versace”.
Dal canto suo, la famiglia ha giustificato la cessione con l’esigenza di accompagnare la crescita internazionale del marchio. “Santo, Allegra e io siamo consapevoli che questo prossimo passo consentirà a Versace di raggiungere il suo pieno potenziale”, ha dichiarato Donatella Versace, ponendo l’accento sulle opportunità che derivano dall’essere parte di un’azienda più grande. “Siamo tutti molto eccitati di unirci al gruppo guidato da John Idol, che ho sempre ammirato come un leader visionario ma anche forte e appassionato. Riteniamo che essere parte di questo gruppo sia essenziale per il successo nel lungo termine di Versace”, ha poi aggiunto, ricordando che sono passati 20 anni da quando ha preso in mano l’azienda. Ribadendo che la cessione è la strada giusta per Versace, Donatella ha poi assicurato che la sua passione “non è mai stata più forte. Questo è un tempo perfetto per la nostra società, che mette la creatività e l’innovazione al centro di tutte le sue azioni, per crescere”.
Passando ai numeri, l’obiettivo dell’operazione è moltiplicare i ricavi del marchio italiano passando dai 670 milioni di euro del 2017 a 1,2 miliardi in cinque anni. Per raggiungere questa meta Versace, sotto la guida di Jonathan Akeroyd, varerà un piano di investimenti che prevede l’aumento del numero di negozi fino a 300 (250 al 2022), lo sviluppo dell’e-commerce e del canale omni-channel, portando gli accessori e le calzature maschili e femminili dal 35% al 60% dei ricavi. Quanto al gruppo americano, con il contributo di Versace Michael Kors stima di poter portare le vendite a 8 miliardi di dollari attraverso l’espansione del polo del lusso e la diversificazione del portafoglio geografico, in cui avrà un peso crescente l’Asia (dall’11% al 19%). “La forza dei marchi Michael Kors e Jimmy Choo e l’acquisizione di Versace ci consentiranno di offrire anni di fatturato e crescita degli utili”, ha concluso Idol prospettando una stagione d’oro per Michael Kors & soci. Ma non necessariamente per la storia dell’industria italiana della moda.