“Il decreto legge deve passare in Parlamento, spero che lì ci siano persone in grado di vedere le cose diversamente per poter argomentare un nuovo sistema. Lo spero”. Non usa mezze parole il cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, per esprimere la bocciatura del Vaticano al decreto Salvini su immigrazione e sicurezza. “Non si può criminalizzare – ha spiegato il porporato al Sir – chi parte. Ogni uomo ha una dignità. Quelli che arrivano qui, cercano condizioni per sperimentare la loro dignità”. Già alla viglia dell’approvazione del decreto Salvini, Turkson aveva affermato che “l’accoglienza dei migranti, specialmente di chi è in pericolo, è un principio morale che trae fondamento e forza dal Vangelo e dalle Sacre Scritture, e fa parte dell’essere cristiano, cioè dell’appartenere a Cristo. Siamo testimoni di storie di uomini e donne, bambini e bambine che mettono a rischio le loro vite e quelle dei loro cari, alla ricerca di una vita migliore. Le vite di queste persone, le loro ferite e le loro speranze, interpellano le nostre coscienze e ci inducono a riflettere sullo sguardo che le società di accoglienza rivolgono sui nuovi arrivati. Ci duole constatare – aveva aggiunto il porporato – che, nel contesto delle migrazioni internazionali, troppo spesso la diffidenza e la paura prevalgono sulla fiducia e l’apertura all’altro. Allo stesso tempo, confidiamo nelle tante dimostrazioni di solidarietà e di compassione che pure caratterizzano i nostri tempi”.
Parole che fanno eco alla durissima presa di posizione fatta da Papa Francesco che ha recentemente denunciato un ritorno della xenofobia e del razzismo. “Purtroppo – ha affermato Bergoglio – accade pure che nel mondo della politica si ceda alla tentazione di strumentalizzare le paure o le oggettive difficoltà di alcuni gruppi e di servirsi di promesse illusorie per miopi interessi elettorali”. Il monito del Papa è stato molto duro: “Coloro che traggono giovamento economico dal clima di sfiducia nello straniero, in cui l’irregolarità o l’illegalità del soggiorno favorisce e nutre un sistema di precariato e di sfruttamento, talora a un livello tale da dar vita a vere e proprie forme di schiavitù, dovrebbero fare un profondo esame di coscienza, nella consapevolezza che un giorno dovranno rendere conto davanti a Dio delle scelte che hanno operato”.
Parole fatte proprie dal cardinale Gualtiero Bassetti che è intervenuto nel dibattito politico in corso aprendo i lavori del Consiglio episcopale permanente della Cei. Per il porporato “l’iniziativa che ci ha visti sbloccare la situazione della nave Diciotti ha rappresentato un momento importante, tanto nel rapporto con le istituzioni governative quanto nella sinergia con cui ci siamo attivati per assicurare accoglienza ai profughi. In più occasioni in queste settimane ci siamo sentiti dire: ‘Ma che succederà con la prossima nave? Che farete?’. Come pastori riconosciamo di non possedere soluzioni a buon mercato, ma questo non ci impedisce di continuare a sentirci responsabili di fratelli la cui storia sofferta ci chiede senza mezzi termini di osare la solidarietà, la giustizia e la fratellanza”.
Il presidente della Cei ha, inoltre, ricordato che “per noi credenti l’altro è non solo un essere da rispettare in virtù della sua intrinseca dignità, ma soprattutto un fratello o una sorella da amare, come ci ha ricordato il Santo Padre. A nostra volta, non ci stancheremo di testimoniarlo, richiamando lo stesso mondo della politica perché non ceda alla tentazione di strumentalizzare le paure o le oggettive difficoltà di alcuni gruppi e di servirsi di promesse illusorie per miopi interessi elettorali”.