Tre rumeni sono finiti in manette per la brutale aggressione a Carlo Martelli e Niva Bazzan, alla quale hanno anche amputato un orecchio. Decisiva la testimonianza di un'altra vittima. Ricercato un quarto uomo, il capobanda, che è italiano. Salvini: "Bestie, devono marcire in galera"
Sono stati trovati con addosso 3400 euro mentre cercavano di fuggire con la Fiat Sedici rubata a Carlo Martelli e Niva Bazzan, la coppia che il 23 settembre hanno derubato, mutilato e picchiato selvaggiamente nella loro villa a Santa Maria Imbaro, alle porte di Lanciano, in provincia di Chieti. Tre rumeni sono finiti in manette, incastrati dalla testimonianza di un’altra delle loro vittime, che aveva subito un’aggressione mesi fa. Ricercata una quarta persona: si tratta di un italiano, che è il capo della banda e, come è emerso anche dalle testimonianze di altre vittime, ha “l’accento pugliese”. Uno dei tre arrestati è già dentro al commissariato. “La notizia mi rende più sereno e mi restituisce una maggiore tranquillità nel rientrare a casa – ha detto Martelli dal suo letto di ospedale, dove è ancora ricoverato -. Adesso davvero non vedo l’ora. Desidero recuperare al più presto la normalità della mia vita e la dimensione di riservatezza che l’ha sempre caratterizzata”.
Decine di uomini hanno circondato una palazzina in corso Roma nel cuore di Lanciano dove abita una famiglia di romeni che potrebbe avere un coinvolgimento nella vicenda. “Coniugi massacrati a Lanciano, in manette tre rumeni che stavano fuggendo con i soldi rubati. Grazie alle nostre Forze dell’Ordine, queste bestie devono marcire in galera! #tolleranzazero”, ha commentato in un tweet Salvini.
?Coniugi massacrati a Lanciano, in manette tre rumeni che stavano fuggendo con i soldi rubati.
Grazie alle nostre Forze dell’Ordine, queste bestie devono marcire in galera! #tolleranzazero pic.twitter.com/2kIdJcJ1gt— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) September 26, 2018
La svolta nella serata di ieri quando è stata registrata la testimonianza fondamentale del commerciante Massimiliano Delle Vigne, che ha ricordato il pestaggio subito nella sua villa. “Anche se ho visto solo occhi dietro un cappuccio e voci, tutto combacia: il capo forse è un pugliese, e gli altri sono dell’Est Europa”. Tutti elementi riscontrabili anche nell’aggressione ai due coniugi di Lanciano.
Martelli, 69 anni, chirurgo cardiovascolare in pensione – fondatore dell’associazione Anffas – e la moglie Niva Bazzan sono stati aggrediti alle 4 la notte del 23 settembre. In quattro, incappucciati, dopo essere entrati in casa, hanno legato i coniugi e li hanno picchiati facendosi consegnare bancomat e carte di credito. I rapinatori hanno messo a soqquadro anche la stanza del figlio della coppia, disabile, ma non hanno toccato il ragazzo. Attorno alle 6 gli ostaggi sono riusciti a liberarsi e a dare l’allarme nella villa adiacente del fratello del medico. Una volta che i quattro sono poi fuggiti, il medico è riuscito a liberarsi dalle fascette di plastica con cui era stato legato, e a liberare anche la moglie.
La ricostruzione – Una volta consegnata la tessera del bancomat, due dei quattro rapinatori sono usciti per andare a prelevare. Gli uomini sono fuggiti rubando l’auto del medico, una Fiat Sedici grigio metallizzato. Tanti i testimoni che nei giorni scorsi hanno parlato con gli inquirenti, anche loro vittime di rapine in casa. Oltre ai coniugi Delle Vigne, la violenza della banda è stata confermata di nuovo dal commerciante Domenico Iezzi che in un’altra rapina è stato mutilato col taglio di un dito: “Uno aveva l’accento pugliese”. E anche dai familiari di Carlo Iubatti, che fu selvaggiamente picchiato e rapinato a Guardiagrele (Chieti): “La violenza feroce di queste rapine sembra quella che è stata usata contro di noi”, dicono. La conferma indiretta che non esiste ancora un unico fascicolo di inchiesta sulle feroci rapine nell’ultimo anno nel lancianese è il fatto che il fascicolo che riguarda la rapina ai coniugi Iubatti è ancora presso la Procura di competenza che è quella di Chieti e non di Lanciano e che fino ad oggi questa rapina non era entrata nel mirino dei magistrati lancianesi.