Dopo la direttrice del Dipartimento Terremoti si dimette anche il garante dell’anticorruzione. E intanto, si apprende che il responsabile dell’Ufficio Affari Legali a conoscenza di possibili illeciti non li denunciava perché “sennò mi mandano a raccogliere le olive”. Non c’è pace per l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia che subisce un altro scossone a distanza di una manciata di giorni. Il 5 settembre, come anticipato dal fattoquotidiano.it, ha lasciato l’incarico per “mancanza di trasparenza” Daniela Pantosti, da due anni a capo del Dipartimento più delicato e importante dell’Istituto. Ieri si è appreso che anche il garante del Piano triennale anticorruzione, Gianluca Valensise, ha presentato le sue dimissioni e in circostanze tali da confermare la sensazione che un vaso di Pandora vada scoperchiandosi: Valensise era stato nominato poco più di un anno fa (l’incarico è triennale), e il caso è tale che il cda dell’Ingv ha convocato una riunione d’urgenza nella stessa giornata, modalità alquanto singolare e contraria alle previsioni degli statuti degli Enti di ricerca. Insomma, nel centro di monitoraggio del rischio sismico in Italia è allarme rosso.
Raggiunto al telefono, Valensise sceglie di non commentare ma conferma la sua decisione, mentre dentro l’ente non si fa più mistero di una situazione al limite dell’ingestibile dovuta alla concomitanza di due situazioni esplosive. Da una parte starebbero venendo al pettine i nodi delle crescenti difficoltà gestionali accompagnate anche da più gravi ipotesi di reato, segnalate in denunce e fascicoli aperti dalle procure di Roma e Napoli. Dall’altra – come nulla fosse – si sta procedendo ai concorsi interni per nominare direttori di struttura e di sezione. Selezioni per posti a tempo indeterminato che vanno avanti a oltranza anche mentre cadono come birilli figure chiave dell’ente, tutte con ruoli di presidio e funzioni delicatissimi.
Il nome di Valensise, tra l’altro, spunta anche in un fascicolo alla procura di Roma. È contenuto in una registrazione depositata a integrazione delle numerose denunce della dirigente Fedora Quattrocchi che al telefono, già due anni fa, contesta varie situazioni opache. Sui concorsi a direttore di sezione e di struttura Ingv lo stesso responsabile della trasparenza ammetteva irregolarità, tanto che “sarebbero invalidi, anzi hai ragione, sono non validi”. Nella stessa dava poi degli “incapaci” ai vertici che si sarebbero macchiati anche di un presunto falso in bilancio. Il presidente Carlo Doglioni, del resto, era “non adatto a quel lavoro”. Parole di chi avrebbe dovuto vigilare sulla trasparenza e garantire la legalità nell’ente. Ma, a quanto è dato sapere, è rimasto in silenzio.
Cosa c’è dietro le dimissioni a raffica, i silenzi e le mancate denunce? Possono i concorsi interni per la regolarizzazione delle carriere aver contribuito a generare un diffuso clima di omertà tra i laboratori in via di Vigna Murata? Qualche sospetto arriva sia dai sindacati silenti sia dalla reazione fulminea del collegio dei Direttori. All’indomani della pubblicazione della notizia delle dimissioni della Pantosti, il collegio composto dai direttori di dipartimento, di sezione e dei principali uffici per la ricerca e le attività istituzionali non esprimeva preoccupazione per la denuncia che si portava appresso (“mancanza di trasparenza”, “nessuna collaborazione”) ma se ne dissociava pubblicamente. Forse più illuminante ancora è però lo stralcio di un’altra conversazione agli atti della procura di Roma.
A parlare stavolta è il responsabile ufficio Affari Legali dell’ente, Pasquale Guidace. È appena stato assunto a tempo indeterminato ma il 12 marzo 2016, quando era precario, parlava così a proposito di un presunto falso in atto pubblico che sarebbe stato commesso nel 2015 dall’allora presidente Stefano Gresta: “È un dato oggettivo (che ci sia stato il falso, ndr), lampante per chi acquisisce i documenti ma io non lo posso fare per un semplice motivo, perché io già sono precario, poi vado a raccogliere le olive”. E ancora: “Non sono in condizioni di poter dire queste cose perché dopo sei mesi mi trovo in mezzo a una strada (…) Se fossi stato a tempo indeterminato, come in qualsiasi altro ente, forse qualche passo in più l’avrei potuto fare, ma sinceramente me ne guardo bene perché io vorrei avere una vita professionale non interrotta, perché mi fanno ritorsioni contro di me”. La vittima costretta al silenzio però ci mette del suo: “A me non me ne fotte niente, perché se nessuno ha il coraggio di esporsi, a me che cazzo me ne frega?”. Parole del responsabile Affari Legali dell’istituto che dovrebbe garantire per la sicurezza dei cittadini.
Dopo l’articolo del fattoquotidiano.it il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, ha disposto accertamenti per un’accurata verifica sulle recenti dimissioni del responsabile anticorruzione dell’Ingv. Il ministro – si legge in una nota del Miur – chiede “chiarezza” ai vertici dell’Istituto anche a “tutela dell’immagine di un Ente così prestigioso del nostro sistema della ricerca”.
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Gentile Direttore,
Le notizie apparse sulla pagina Web del Quotidiano online da Lei diretto sono erroneamente riportate e le valutazioni conseguenti risultano essere infondate. dimissioni della Dott.ssa Daniela Pantosti e del Dott. Gianluca Valensise sono riconducibili a posizioni personali e del tutto diverse. Non vi sono in atto concorsi interni per nominare Direttori di struttura e Sezione, ma soprattutto i concorsi espletati due anni fa per questi ruoli sono stati svolti nel pieno rispetto dei regolamenti. Per ciò che concerne gli stralci della conversazione riportata con il Capo dell’Ufficio legale, la medesima risulta essere strumentalmente riportata essendo avvenuta durante la precedente amministrazione all’inizio del 2016 e riferita comunque a fatti completamente chiariti e legittimi. La registrazione riportata con il Dott. Valensise si riferisce sempre al 2016, quando non era responsabile della prevenzione, corruzione e trasparenza; successivamente alla sua nomina non ha segnalato atti illegittimi. Non risulta allo stato attuale alcuna denuncia nei confronti dell’Ingv connessa alle predette circostanze. Prof. Carlo Doglioni, presidente Ingv
LA NOSTRA REPLICA
La dottoressa Pantosti non si è dimessa per “posizioni personali” ma connesse a scelte dei vertici dell’Ingv connotate da “mancanza di trasparenza” e “collaborazione”, come ha scritto lei stessa in una letttera a 300 collaboratori del dipartimento e ribadito poi davanti all’assemblea dei dipendenti Ingv, dove ha stigmatizzato ancora quelle criticità parlando di un “vulnus enorme che stiamo vivendo nell’ente, ridotto sempre più a “ente di servizio”, anziché di ricerca. Idem per l’ex responsabile trasparenza che in un breve colloquio telefonico mi ha rappresentato la natura professionale delle sue dimissioni. Infine, gli stralci delle incaute conversazioni del Capo Ufficio Legale (“se denuncio vado a raccogliere le olive” e altre), come sa, restano agli atti della Procura di Roma in diverse denunce con indicazione delle parti lese. Il fatto che siano state proferite due anni fa, come riportato nell’articolo e cioé “durante la precedente amministrazione”, non le rende meno gravi, attuali ed emblematiche; e non solleva l’attuale dall’aver confermato il dirigente a tempo indeterminato.
Cronaca
Ingv, si dimette responsabile anticorruzione. Capo ufficio legale: ‘Denunce? Vado a raccogliere olive’. Ministro Busetti dispone accertamenti
A distanza di 20 giorni lasciano sia il Direttore del Dipartimento Terremoti ("Manca trasparenza") che il responsabile anticorruzione. Da un fascicolo alla procura di Roma spuntano gli audio sulle mancate denunce del responsabile degli affari legali, all'epoca precario: "Non sono in condizioni di poter dire queste cose perché dopo sei mesi mi trovo in mezzo a una strada (…) Sinceramente me ne guardo bene perché mi fanno ritorsioni”. Dopo l'articolo del Fatto.it il titolare dell'Istruzione chiede chiarezza ai vertici dell'Istituto
Dopo la direttrice del Dipartimento Terremoti si dimette anche il garante dell’anticorruzione. E intanto, si apprende che il responsabile dell’Ufficio Affari Legali a conoscenza di possibili illeciti non li denunciava perché “sennò mi mandano a raccogliere le olive”. Non c’è pace per l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia che subisce un altro scossone a distanza di una manciata di giorni. Il 5 settembre, come anticipato dal fattoquotidiano.it, ha lasciato l’incarico per “mancanza di trasparenza” Daniela Pantosti, da due anni a capo del Dipartimento più delicato e importante dell’Istituto. Ieri si è appreso che anche il garante del Piano triennale anticorruzione, Gianluca Valensise, ha presentato le sue dimissioni e in circostanze tali da confermare la sensazione che un vaso di Pandora vada scoperchiandosi: Valensise era stato nominato poco più di un anno fa (l’incarico è triennale), e il caso è tale che il cda dell’Ingv ha convocato una riunione d’urgenza nella stessa giornata, modalità alquanto singolare e contraria alle previsioni degli statuti degli Enti di ricerca. Insomma, nel centro di monitoraggio del rischio sismico in Italia è allarme rosso.
Raggiunto al telefono, Valensise sceglie di non commentare ma conferma la sua decisione, mentre dentro l’ente non si fa più mistero di una situazione al limite dell’ingestibile dovuta alla concomitanza di due situazioni esplosive. Da una parte starebbero venendo al pettine i nodi delle crescenti difficoltà gestionali accompagnate anche da più gravi ipotesi di reato, segnalate in denunce e fascicoli aperti dalle procure di Roma e Napoli. Dall’altra – come nulla fosse – si sta procedendo ai concorsi interni per nominare direttori di struttura e di sezione. Selezioni per posti a tempo indeterminato che vanno avanti a oltranza anche mentre cadono come birilli figure chiave dell’ente, tutte con ruoli di presidio e funzioni delicatissimi.
Il nome di Valensise, tra l’altro, spunta anche in un fascicolo alla procura di Roma. È contenuto in una registrazione depositata a integrazione delle numerose denunce della dirigente Fedora Quattrocchi che al telefono, già due anni fa, contesta varie situazioni opache. Sui concorsi a direttore di sezione e di struttura Ingv lo stesso responsabile della trasparenza ammetteva irregolarità, tanto che “sarebbero invalidi, anzi hai ragione, sono non validi”. Nella stessa dava poi degli “incapaci” ai vertici che si sarebbero macchiati anche di un presunto falso in bilancio. Il presidente Carlo Doglioni, del resto, era “non adatto a quel lavoro”. Parole di chi avrebbe dovuto vigilare sulla trasparenza e garantire la legalità nell’ente. Ma, a quanto è dato sapere, è rimasto in silenzio.
Cosa c’è dietro le dimissioni a raffica, i silenzi e le mancate denunce? Possono i concorsi interni per la regolarizzazione delle carriere aver contribuito a generare un diffuso clima di omertà tra i laboratori in via di Vigna Murata? Qualche sospetto arriva sia dai sindacati silenti sia dalla reazione fulminea del collegio dei Direttori. All’indomani della pubblicazione della notizia delle dimissioni della Pantosti, il collegio composto dai direttori di dipartimento, di sezione e dei principali uffici per la ricerca e le attività istituzionali non esprimeva preoccupazione per la denuncia che si portava appresso (“mancanza di trasparenza”, “nessuna collaborazione”) ma se ne dissociava pubblicamente. Forse più illuminante ancora è però lo stralcio di un’altra conversazione agli atti della procura di Roma.
A parlare stavolta è il responsabile ufficio Affari Legali dell’ente, Pasquale Guidace. È appena stato assunto a tempo indeterminato ma il 12 marzo 2016, quando era precario, parlava così a proposito di un presunto falso in atto pubblico che sarebbe stato commesso nel 2015 dall’allora presidente Stefano Gresta: “È un dato oggettivo (che ci sia stato il falso, ndr), lampante per chi acquisisce i documenti ma io non lo posso fare per un semplice motivo, perché io già sono precario, poi vado a raccogliere le olive”. E ancora: “Non sono in condizioni di poter dire queste cose perché dopo sei mesi mi trovo in mezzo a una strada (…) Se fossi stato a tempo indeterminato, come in qualsiasi altro ente, forse qualche passo in più l’avrei potuto fare, ma sinceramente me ne guardo bene perché io vorrei avere una vita professionale non interrotta, perché mi fanno ritorsioni contro di me”. La vittima costretta al silenzio però ci mette del suo: “A me non me ne fotte niente, perché se nessuno ha il coraggio di esporsi, a me che cazzo me ne frega?”. Parole del responsabile Affari Legali dell’istituto che dovrebbe garantire per la sicurezza dei cittadini.
Dopo l’articolo del fattoquotidiano.it il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti, ha disposto accertamenti per un’accurata verifica sulle recenti dimissioni del responsabile anticorruzione dell’Ingv. Il ministro – si legge in una nota del Miur – chiede “chiarezza” ai vertici dell’Istituto anche a “tutela dell’immagine di un Ente così prestigioso del nostro sistema della ricerca”.
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Gentile Direttore,
Le notizie apparse sulla pagina Web del Quotidiano online da Lei diretto sono erroneamente riportate e le valutazioni conseguenti risultano essere infondate. dimissioni della Dott.ssa Daniela Pantosti e del Dott. Gianluca Valensise sono riconducibili a posizioni personali e del tutto diverse. Non vi sono in atto concorsi interni per nominare Direttori di struttura e Sezione, ma soprattutto i concorsi espletati due anni fa per questi ruoli sono stati svolti nel pieno rispetto dei regolamenti. Per ciò che concerne gli stralci della conversazione riportata con il Capo dell’Ufficio legale, la medesima risulta essere strumentalmente riportata essendo avvenuta durante la precedente amministrazione all’inizio del 2016 e riferita comunque a fatti completamente chiariti e legittimi. La registrazione riportata con il Dott. Valensise si riferisce sempre al 2016, quando non era responsabile della prevenzione, corruzione e trasparenza; successivamente alla sua nomina non ha segnalato atti illegittimi. Non risulta allo stato attuale alcuna denuncia nei confronti dell’Ingv connessa alle predette circostanze. Prof. Carlo Doglioni, presidente Ingv
LA NOSTRA REPLICA
La dottoressa Pantosti non si è dimessa per “posizioni personali” ma connesse a scelte dei vertici dell’Ingv connotate da “mancanza di trasparenza” e “collaborazione”, come ha scritto lei stessa in una letttera a 300 collaboratori del dipartimento e ribadito poi davanti all’assemblea dei dipendenti Ingv, dove ha stigmatizzato ancora quelle criticità parlando di un “vulnus enorme che stiamo vivendo nell’ente, ridotto sempre più a “ente di servizio”, anziché di ricerca. Idem per l’ex responsabile trasparenza che in un breve colloquio telefonico mi ha rappresentato la natura professionale delle sue dimissioni. Infine, gli stralci delle incaute conversazioni del Capo Ufficio Legale (“se denuncio vado a raccogliere le olive” e altre), come sa, restano agli atti della Procura di Roma in diverse denunce con indicazione delle parti lese. Il fatto che siano state proferite due anni fa, come riportato nell’articolo e cioé “durante la precedente amministrazione”, non le rende meno gravi, attuali ed emblematiche; e non solleva l’attuale dall’aver confermato il dirigente a tempo indeterminato.
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Io e l’assurdità del voler andare a lavoro per forza in auto
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‘In Ucraina è guerra per procura’: a dirlo è il segretario di Stato Usa Marco Rubio. E il Cremlino plaude
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.