Il debito pubblico di un paese non dovrebbe essere rapportato solo al Pil, ma anche ad indicatori più coerenti per determinarne la solvibilità come il patrimonio netto del totale dell’economia. Un conto patrimoniale completo non è stato però ancora prodotto ufficialmente in molti paesi europei.
di Monica Montella e Franco Mostacci
L’attuale sistema dei conti nazionali (Sec2010), pone il conto patrimoniale a completamento della sequenza dei conti per settore che descrivono in maniera sistematica i diversi stadi del processo economico: produzione, generazione, distribuzione, redistribuzione e utilizzazione del reddito nonché accumulazione finanziaria e non finanziaria.
L’analisi macroeconomica è incentrata sui flussi di produzione e di reddito e mette al centro del sistema il Pil, ovvero il valore della produzione annuale. Non meno interessante anche sotto il profilo della sostenibilità del debito pubblico è, però, il concetto di ricchezza nazionale (stock), che si ottiene come saldo tra le attività e le passività del conto patrimoniale.
Partendo dalle consistenze iniziali (conto di apertura) e tenendo conto delle operazioni effettuate durante un periodo contabile, nonché delle variazioni di volume e delle rivalutazioni, si giunge alle consistenze di fine periodo: un vero e proprio ‘stato patrimoniale’, il cui saldo tra attività e passività rappresenta il patrimonio netto dell’economia.
Le attività possono essere di due tipi (non finanziarie e finanziarie), mentre le passività sono solo a carattere finanziario.
Le attività non finanziarie sono suddivise in:
1. “prodotte“: capitale fisso (fabbricati residenziali e non, impianti e macchinari, armamenti, risorse biologiche coltivate, prodotti della proprietà intellettuale); scorte; oggetti di valore;
2. “non prodotte“: terreni; contratti, locazioni e licenze; acquisti meno vendite di avviamento e attività di marketing.
La valutazione dello stock di attività non finanziarie da parte degli Istituti nazionali di statistica non è agevole ed è per questo che il processo è tutt’altro che concluso. Come emerge dalla banca dati Eurostat, in alcuni Paesi dell’Unione europea il quadro è incompleto (in Italia, per carenza di informazioni mancano ad esempio le stime per opere di ingegneria civile, monumenti, scorte delle imprese e oggetti di valore), in altri non è stata ancora prodotta una stima (su tutti la Spagna), e – in altri ancora – le stime non sono aggiornate (Paesi Bassi). Solo la Francia offre al momento un quadro completo del conto patrimoniale.
Lo stock di attività e passività finanziarie – la cui valutazione è affidata alla Banca centrale – si articola nei diversi strumenti finanziari:
– Oro monetario e diritti speciali di prelievo;
– Biglietti, monete e depositi;
– Titoli di credito; Prestiti;
– Partecipazioni e quote di fondi di investimento;
– Assicurazioni, pensioni e garanzie standard;
– Strumenti finanziari derivati;
– Altri conti.
Il saldo delle attività e passività finanziarie dei residenti nei confronti dei non residenti è denominato posizione patrimoniale sull’estero ed è un valore caratteristico della bilancia dei pagamenti. Pur tenendo in considerazione le limitazioni attuali legate alla parziale compilazione dei conti, può essere utile iniziare a comprendere la portata informativa aggiuntiva del conto patrimoniale in materia di sostenibilità del debito pubblico.
L’attenzione della Commissione europea si è sempre focalizzata sul tema del rispetto della regola del debito, che prevede un graduale e costante avvicinamento verso il livello del 60% del Pil, obiettivo eventualmente da raggiungere secondo la Commissione, insieme a quello del pareggio strutturale di bilancio.
In realtà, il debito pubblico di un paese dovrebbe essere invece rapportato anche ad un indicatore più coerente per determinarne la solvibilità, ossia al patrimonio netto del totale dell’economia (ricchezza o patrimonio nazionale), saldo contabile particolarmente importante che di per sé costituisce un parametro significativo della performance economica.