Ci risiamo. L’eurocasta ci dispensa consigli non richiesti. Il commissario agli affari economici Pierre Moscovici ci sgrida perché il governo Conte vorrebbe spuntare qualche decimale in più di rapporto deficit/Pil, ammonendoci che non si può fare. Fortunatamente, gli ha già risposto il vice premier Luigi Di Maio, ricordandogli che vorremmo fare quello che la Francia ha fatto molte volte in passato. Ma vale la pena spendere qualche parola in più su questi euroburocrati.

Per capire come funziona la casta e perché la nostra guerra di liberazione, per ricostruire una vera democrazia dei cittadini per i cittadini, dopo l’Italia, vada fatta in Europa. Moscovici nasce come comunista trotzkista, aderisce alla Ligue communiste révolutionnaire e il suo obiettivo era abbattere il sistema capitalista, altro che sforare i parametri di Maastricht. Fa carriera nel partito socialista e, approda, infine, alla Commissione Ue; convertito sulla via di Bruxelles. Ecco che il giovane comunista diventa un guardiano della economia più rigida: tagli lacrime e sangue e parametri di Maastricht. La storia di Moscovici è simile a tanti comunisti che hanno fatto carriera nei partiti della sinistra, grazie alla loro tessera; partivano che volevano cambiare il mondo, sono finiti a cambiare il loro mondo. Il sistema li cattura con i suoi privilegi.

Così, la sinistra che doveva rappresentare il popolo ha finito per rappresentare una casta di protetti. I protetti che sono diventati i sostenitori del libero mercato. Liberisti con i mercati degli altri, perché loro si guardavano bene da liberalizzare i loro settori, attaccandosi al finanziamento pubblico per partiti, editoria, spettacoli. Così, mentre la sinistra storicamente ha sempre ritenuto che lo Stato potesse e dovesse intervenire nell’economia per regolamentarla, per trovare una quadra fra l’efficienza del mercato e la giustizia dello Stato, siamo giunti al paradosso dei paradossi: ex comunisti diventati tecnici che predicano i tagli, che non vogliono che lo Stato intervenga nell’economia, che difendono l’austerità. Eppure, noi vogliamo difendere i lavoratori, ridare loro diritti, restituiamo la cassa integrazione per cessazione, vogliamo togliere le autostrade a un privato che non ha investito sulle infrastrutture per lucrare super profitti. E loro? Solo per farci un “dispetto”, sono pronti pure a diventare difensori di Benetton e dei “capitani coraggiosi”.

Ma ci credono veramente? Non credo. Perché, se così fosse, sarebbero degli sciocchi. Pensano a difendere i loro privilegi. L’austerità che loro predicano, infatti, non è servita a ridurre il debito, ma solo ad aumentarlo. Dal 2008 in poi, da quando è scoppiata la crisi e si è puntato sui tagli, infatti, il debito pubblico è cresciuto a un ritmo di 72 miliardi all’anno! Ma loro continuano a chiudere più Europa, più tagli e più rigore, fino alla follia di mettere l’obbligo di pareggio di bilancio in Costituzione. E nonostante contro queste idee si scaglino economisti premi Nobel come Paul Krugman e Joseph Stiglitz, loro continuano a dire di essere “i competenti”. Insomma, noi del M5s, invece di seguire i consigli di premi Nobel, dovremmo seguire quelli di ex comunisti o di altri burocrati come Moscovici, Oettinger, Dijsselbloem, che ci danno dei fascisti, non rispettano nessun governo italiano e che sostengono che il Sud spende in debito per andare ad alcol e donne.

La verità è che loro hanno tradito i cittadini, perché si sono accomodati nei salotti del potere. Ci chiamano giustizialisti, perché vogliamo giustizia. Ci chiamano populisti, solo perché siamo gli avvocati del popolo. Ci chiamano sovranisti, perché vogliamo fare l’interesse dell’Italia, nel rispetto degli altri popoli, e non prendiamo lezioni da nessuno. Ci chiamano statalisti, perché non vogliamo uno Stato schiavo dell’economia. Ci chiamano incompetenti, perché giudichiamo con la nostra testa. E non abbiamo bisogno di ricevere il via libera degli ex trotzkisti per sapere cosa è giusto fare per il bene dell’Italia.

 

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