Il mondo opaco delle cause sugli incidenti stradali si disvela nelle 64 pagine dell’ordinanza di un Gip di Roma e nelle storie dei fascicoli civili di un piccolo tribunale della provincia di Napoli, a Torre Annunziata, in un territorio dove le assicurazioni RCA costano il doppio proprio perché il contenzioso stradale è più alto e le compagnie temono e soffrono le truffe assicurative. In queste pagine si contano 37 condotte delittuose in appena un mese e mezzo di indagini. Si sente l’odore acre delle mazzette di poche centinaia di euro passate di mano in mano, possibilmente in banconote da 50 euro perché quelle di piccolo taglio creavano volume e davano fastidio, e i corrotti se ne lamentavano. E ci sono due carabinieri e un finanziere, stipendiati dallo Stato per difenderci dai reati, che invece con le loro soffiate hanno provato a proteggere un giudice onorario delle indagini in corso.
È lo sfondo di un avvilente quadro di corruzione, quello dipinto intorno alle cause di un giudice di pace di Torre Annunziata (Napoli), Antonio Iannello, deus ex machina di un sistema di compravendite di sentenze su sinistri stradali. Sentenze che secondo l’accusa sono state scritte a quattro mani con gli avvocati che lo rifornivano di tangenti. Il nome di Iannello compare in 28 capi di imputazione. Il suo sarebbe un sistema ben oliato, e lo riassume l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip di Roma Costantino De Robbio, su richiesta del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del pm Maria Letizia Golfieri. La procura di Roma infatti è competente per i reati della magistratura napoletana (tre i giudici onorari coinvolti), ed ha proceduto in sinergia con la procura di Torre Annunziata, guidata da Alessandro Pennasilico. Il gruppo compagnia della Finanza di Torre Annunziata, agli ordini del colonnello Agostino Tortora, ha condotto le indagini e stamane ha eseguito 22 misure cautelari: tre giudici onorari (due in carcere e uno ai domiciliari), avvocati, periti, tre esponenti delle forze dell’ordine. Nel corso delle perquisizioni, i finanzieri hanno ritrovato 5mila euro in contanti nell’abitazione di Iannello e altri 25mila in contanti a casa di una sua collaboratrice. “L’indagine – si legge nelle carte – ha consentito di raccogliere un’impressionante mole di elementi indiziari disvelando l’esistenza di un sistema corruttivo così diffuso da coinvolgere una notevole quantità di soggetti gravitanti intorno all’ufficio dei giudici di pace di Torre Annunziata”.
C’è una intercettazione dell’11 gennaio 2018 che può essere illustrata come esempio dell’andazzo. Iannello riceve in ufficio un avvocato di Castellammare di Stabia. È il legale di una delle parti di una causa sulla quale dovrà emettere una sentenza. L’incontro non potrebbe avvenire, ma avviene. L’avvocato informa il giudice di aver allungato 1000 euro in nero al perito “evidentemente – afferma il Gip – per ottenere una perizia favorevole per il suo cliente”. Iannello, si riassume nell’ordinanza, pretende a sua volta dall’avvocato 500 euro per una sentenza in suo favore. L’avvocato non solo è d’accordo, ma si offre di scendere un attimo per prelevare la somma da un bancomat lì vicino. Ma Iannello lo invita alla prudenza: un prelievo nei paraggi del suo ufficio potrebbe insospettire qualcuno. “L’accordo illecito tra i due risponde ad una consuetudine inveterata, l’avvocato – scrive il Gip – ha fatto riferimento al fatto che i soldi per il giudice Onorario li avrebbe messi di tasca propria come già avvenuto nelle precedenti occasioni”.
Ci sono poi sentenze scritte insieme, tra giudici e avvocati. In un caso l’avvocato “corruttore” si rivolge al giudice di pace “corrotto” e gli dice: “Il mio onorario è troppo alto, non esageriamo altrimenti se ne accorgono”. In un altro caso uno dei giudici si lamenta con l’avvocato per essersi presentato con la mazzetta: il tariffario prevedeva 500 euro “a prestazione” e gli sconti anche di soli 50 euro erano mal sopportati. Nel provvedimento compaiono anche due carabinieri e un finanziere. Il primo, in servizio presso la sezione di polizia giudiziaria del Tribunale di Salerno, ha avuto un colloquio con Iannello poco dopo la notifica di proroga delle indagini per il magistrato onorario. Iannello gli ha consegnato un plico di documenti da distruggere e il carabiniere a sua volta gli ha consigliato di non parlare al telefono. Un suggerimento simile, ovvero di non parlare in ufficio, Iannello lo ha ricevuto da un maresciallo del nucleo operativo di Torre Annunziata che stava raccogliendo in proprio informazioni sulle indagini. Più sfumata la posizione del finanziere: avrebbe omesso di riferire alcuni dettagli in una relazione di servizio sulle fughe di notizie in corso.