Reddito di cittadinanza, sottosegretari e ministri M5S esultano: “Tutto in deficit? No, vedrete la manovra. Ci sono coperture”
Per cinque anni il
Movimento 5 Stelle aveva replicato ai detrattori del
reddito di cittadinanza, rivendicando di aver già individuato tutte le
coperture. Tutto “in regola”, avevano rassicurato, precisando come
le coperture (circa 17 miliardi di euro) fossero già state “bollinate” dalla
Ragioneria dello Stato. Risorse che sarebbero arrivate – tra le diverse voci – dalla
lotta agli sprechi, taglio alle spese della politica e alle
pensioni d’oro, riduzione dei vantaggi fiscali delle
banche, aumento delle
royalty pagate dalle multinazionali degli
idrocarburi, taglio alle
spese militari. Eppure, dopo il lungo scontro tra l’asse Salvini-Di Maio e il ministro dell’Economia Tria, l’intesa cristallizzata nella nota di aggiornamento al Documento di economia e Finanza
prevede che il deficit salga fino al 2,4% del Pil. Una forzatura imposta dai due leader al titolare del Tesoro per trovare risorse aggiuntive con cui rispettare le promesse elettorali, o quanto meno avviare le misure.
Ma che fine hanno fatto le risorse rivendicate come “già trovate e vidimate” per il reddito di cittadinanza? Se il vicepremier e capo politico M5s Luigi Di Maio non risponde sul punto, in casa pentastellata c’è chi, come il sottosegretario all’Economia Alessio Villarosa, precisa come la vecchia proposta fosse “solo del M5s“: “C’è la necessità di confrontarsi tra Lega e M5s, dato che anche le coperture sono politiche“. Al contrario, la viceministra dell’Economia Laura Castelli preferisce tagliare corto: “Perché così tanto deficit se c’erano già le coperture ‘bollinate’? Meglio non giocare con i numeri senza avere letto la nota di aggiornamento al Def”. E ancora: “Noi non abbiamo mai mentito quanto parlavamo di sacchi di sprechi o posti dove si potevano recuperare risorse. Alcune coperture individuate le troverete nel Def, altre saranno messe in piedi nel corso degli anni”, si è difesa.
Come lei, anche la ministra per il Sud
Barbara Lezzi rivendica: “Non sarà tutto fatto in deficit, ci saranno delle entrate. Le coperture che avevamo individuato saranno ricomprese in tutta la manovra. Poi ci prenderemo tutto il 2019 per fare quei tagli chirurgici che vogliamo fare”. E i
30 miliardi derivanti dal taglio agli sprechi e ai privilegi che Di Maio rivendicava in campagna elettorale? Anche in questo caso nessuno si espone.Mentre Paragone taglia corto: “Andare in deficit non è un’eresia”