L’Unicef, nel suo documento “Città a misura di bambine e bambini” afferma che ogni città deve garantire ai bambini il diritto di vivere in un ambiente non inquinato, di poter accedere a spazi verdi, di camminare da solo, e muoversi su strade non pericolose. Chiedetelo ai bambini se questo loro diritto è rispettato. La maggior parte vi risponderà di no. Strade congestionate, inquinamento e polveri sottili, auto (sempre più grosse) che invadono i marciapiedi, che bloccano le ciclabili, che fanno a gara per posteggiare più vicino al portone della scuola. Un recente articolo di Epicentro, uno dei più importanti centri per la prevenzione delle malattie, dice che l’Italia ha un bassissimo tasso di bambini che vanno a scuola in bici o a piedi (solo il 26.9%) rispetto all’Europa. E’ un problema con ripercussioni sanitarie oltre che ambientali. “Oltre alla scarsa abitudine a muoversi a piedi, la sicurezza dei luoghi e le infrastrutture (esempio: piste ciclabili, percorsi pedonali, ecc) possono rappresentare un fattore determinante”.
Per questo in tante città ora si sta correndo ai ripari e i Pums prevedono zone cuscinetto intorno alle scuole: da Torino a Bolzano a Pesaro, dalle grandi città fino ai piccoli centri come Stezzano (Bg), Nole Canavese (To), Spino d’Adda (Cr), Curtatone (Mn), si chiudono le vie davanti alle scuole, in orari di entrata-uscita. Perché non bastano i piedibus, che spesso e volentieri sono solo all’andata. Non basta sensibilizzare gli adulti,come ha fatto la preside di Valdarno, con una lettera molto bella, che invitava i genitori a usare di più i piedi, le bici e il buon senso. Non basta, perché gli adulti continuano a reclamare il loro diritto alla fretta e all’uso dell’auto, sopra ogni cosa. (Salvo poi restare incolonnati decine e decine di minuti, imbufalendosi contro il “traffico”).
Le zone a traffico limitato, le zone 30, le zone pedonali intorno alle scuole sono misure che dovranno essere rese obbligatorie con la riforma del codice della Strada. Sono misure anche fortemente caldeggiate dal Piano aria integrato regionale (Pair) e dall’Unione Europea, e già presenti in tantissimi altri paesi europei. Alla prima sperimentazione, ovviamente la gente protesta. Anche davanti alla scuola dei miei figli hanno appena reso zona a traffico limitato una via. Ho sentito genitori inferociti reclamare: “Vietato l’accesso? Ma questa è violenza!!” (le auto, tra le principali cause di morte tra i 5 e 19 anni di età, secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, invece non sono violenza!).
Un’altra mamma si struggeva: “Ma come faremo nei giorni di pioggia? La ztl dovrebbe prevedere eccezioni, come la pioggia!” (come no, la famosa e italica ztl eccetto giorni di pioggia). “E’ nostro diritto posteggiare davanti alla scuola!” (certo, uno dei diritti inalienabili dell’uomo). Sono appena tornata da un viaggio a Vauban, quartere ecologico di Friburgo, in Germania: il “traffico” davanti alle scuole era costituito da gente in bici, in monopattino o a piedi. Una insegnante di Lucerna, Svizzera mi raccontava che anche da loro le scuole sono impossibili da raggiungere in auto, i genitori non si lamentano e non ci pensano neppure a farlo. Molti bambini vanno a scuola da soli, visto che le strade sono sicure e con meno auto.
In questi paesi la pioggia e il freddo, più frequenti che da noi, non fanno tutta questa paura! Ormai numerosi studi affermano che per i bambini essere trasportati in auto ha effetti negativi, non solo per la salute (dentro gli abitacoli ci sono concentrazioni di idrocarburi policiclici aromatici, detti Ipa, molto maggiori che all’aria aperta), ma anche sullo sviluppo psico-fisico dei bambini: diminuisce il senso di orientamento, l’autostima, la capacità di concentrazione, aumenta l’iperattività. “Mappature dei percorsi casa-scuola disegnate dai bambini indicano lo spaesamento di coloro che vanno a scuola in auto” scrivono Raffaella Mulato e Stephen Riegger, rispettivamente urbanista e pedagogista dell’associazione Moving School 21.
Per non parlare dell’obesità infantile, che in Italia è un’epidemia: il 38% dei bambini italiani è obeso o sovrappeso e le mamme si affannano tra palestre e specialisti. Dice Francesco Tonucci, dell’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del Cnr: “i diritti dei bambini vengono ogni giorno calpestati, il diritto di uscire di casa, di muoversi autonomamente su strade sicure, di sporcarsi e giocare con la natura, il diritto a mangiare cibi sani, a bere acqua pulita, a respirare aria pura”. E così l’Italia vince il record europeo di maggior numero di morti premature per inquinamento dell’aria: 84400 decessi l’anno. Davanti a questi numeri drammatici, dovremmo tutti sentire l’obbligo morale di fare qualcosa, modificare (anche solo in parte) le nostre abitudine quotidiane.
Per il bene dei nostri figli e di quelli che verranno.