Tre persone sono morte e un’altra è rimasta gravemente ferita in una sparatoria seguita a un litigio tra vicini di casa avvenuto a Cursi, nel sud del Salento, nella tarda serata di venerdì. Le vittime sono Franco e Andrea Marti, rispettivamente padre e figlio di 63 e 36 anni, e Maria Assunta Quarta, zia di Andrea. Padre e figlio sono morti sul colpo, mentre Quarta, raggiunta all’addome, è morta dopo essere stata ricoverata nell’ospedale Vito Fazzi di Lecce in codice rosso. Grave, ma non in pericolo di vita, la madre del giovane ricoverata in ospedale a Tricase, in provincia di Lecce. A sparare è stato Roberto Pappadà, 57 anni, ex operaio, al momento disoccupato, che si dedicava alla cura della sorella disabile.

L’uomo ha confessato davanti agli inquirenti dopo essere stato fermato: “Me lo facevano apposta a parcheggiare le loro auto davanti casa mia. Ho sbagliato, non voglio essere difeso, pagherò, ma dovevo mettere fine a questa storia”. Pappadà è accusato di triplice omicidio pluriaggravato da futili motivi e premeditazione. Nell’interrogatorio davanti al magistrato di turno Donatina Buffelli, alla presenza del suo legale difensore avvocato Nicola Leo, Pappadà ha ricostruito in maniera lucida la sua folle vendetta, asserendo che il vaso era ornai “sbatterrato” (secondo un termine salentino), dopo un anno e mezzo – a suo dire – di soprusi subiti.

Pappadà ha raccontato di essersi procurato prima una pistola e di aver poi attesto l’arrivo di Andrea Marti, arrivato in via Tevere in auto con la fidanzata. Dopo aver estratto l’arma e aver intimato alla giovane di allontanarsi, ha esploso due colpi da una distanza di quattro metri, colpendo il giovane alla testa e al petto. Quando poco dopo è arrivato l’auto con a bordo il padre del giovane, Franco, insieme alla moglie e alla sorella di lei, ha fatto nuovamente fuoco. Dei tre si è salvata solo Fernanda Quarta, la madre di Andrea e moglie di Franco, colpita di striscio dalla pallottola.

Ai carabinieri che lo hanno trovato nei paraggi, non ha opposto resistenza, appoggiando l’arma per terra. Secondo quanto riferisce il comandante dei vigili urbani di Cursi, Luigi Epifani, più volte gli era stato chiesto se voleva che si provvedesse a destinargli un parcheggio riservato per portatori di handicap davanti casa, ma lui aveva sempre rifiutato, asserendo che non c’era bisogno perché nella strada c’era posto per tutti.

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