Le speranze finiscono alle 21.41. Simone Giannelli serve una palla veloce a centro per Simone Anzani che schiaccia, ma viene murato. È il 25 a 14 per la Polonia. Le riserve biancorosse dall’angolo del campo entrano e festeggiano come se la partita fosse finita, invece è soltanto il primo set. Con lui finiscono anche le possibilità di andare in semifinale. La partita, alla fine, termina col risultato di 3-2 per l’Italia. La Polonia è prima. Oggi giocherà contro gli Stati Uniti alle 21.15, mentre la Serbia si confronterà con il Brasile alle 17. L’Italia è quinta a pari merito con la Russia.

Dopo la sconfitta di mercoledì sera contro i serbi, con questi ultimi sconfitti a loro volta dai  polacchi per 3-0 giovedì, per passare l’Italia avrebbe dovuto vincere con quello stesso risultato, lasciando agli avversari un massimo di sessanta punti. “Vincere con quel punteggio era difficile, non impossibile, soprattutto perché la Polonia è una squadra in crescita”, commenta Fefé De Giorgi, palleggiatore della nazionale campione del mondo nel 1998 ed ex allenatore della Polonia. L’Italia sembrava aver cominciato bene, con alcuni attacchi dalla seconda linea di Osmany Juantorena che contro la Serbia non si erano visti. “Eravamo carichissimi. Questa per noi era la finale del mondiale”, spiega nel post-partita Anzani. “Siamo entrati in campo con lo spirito da leoni, ma loro erano più forti”, ammette Giannelli.

Non sono bastate le schiacciate dell’italo-cubano e non è bastata la carica di Ivan Zaytsev, non è bastato neanche l’inno cantato a squarciagola dal PalaAlpitour di Torino, con i suoi 12mila spettatori. Gli azzurri, argento alle Olimpiadi 2016, si sono fermati al quattordicesimo punto contro i detentori del titolo iridato, anche se poi hanno vinto al quinto set: “Dovevamo comunque uscire dal mondiale con una vittoria per noi, per il nostro percorso, e poi per i milioni di italiani che ci hanno seguito”, riassume Anzani.

Si sapeva che sarebbe stato difficile, ma l’Italia ci ha creduto sempre con un po’ umiltà. D’altronde dopo le Olimpiadi 2016 e quel secondo posto alle spalle del Brasile ci sono stati momenti negativi: nell’estate 2017 l’Italia non è neanche arrivata alla final six della World League (per i non appassionati: un torneo mondiale che si tiene ogni estate), eliminata dal Belgio, squadra che ha sbattuto gli azzurri fuori dai quarti di finale dell’Europeo due mesi dopo. Un incubo. C’era però una scusa: in quella squadra non c’era Juantorena, che voleva prendersi qualche mese di riposo per il suo matrimonio, e non c’era Zaytsev, tenuto fuori per una questione di scarpe (e di sponsor). L’allenatore Gianlorenzo Blengini ne ha approfittato per testare alcuni giocatori in vista di questa competizione e così ha fatto anche tra maggio e giugno durante la Volleyball Nations League (torneo che ha preso il posto della World League). Piano piano sono entrati così nella rosa alcuni giovani come Gabriele Nelli, Luigi Randazzo e Daniele Mazzone.

Adesso i critici cercano le ragioni di questa defaillance nei giocatori, nell’allenatore, nella federazione o anche nell’organizzazione di questo mondiale in cui l’Italia ha avuto partite facili all’inizio per poi cadere al primo intoppo. “Deluso, direi di no”, ha detto il presidente della Federazione italiana pallavolo Pietro Bruno Cattaneo che non vuole parlare di fallimento e non vuole mettere in discussione la panchina di Blengini, che forse è il più deluso di tutti: “Quando dicevamo di essere ambiziosi non pensavamo al quinto posto”. Un’occasione persa? “Si perde qualcosa che si ha già, avevamo tutto da conquistare”, dice il palleggiatore. Intanto la squadra di cui faceva parte Fefé De Giorgi resta l’ultima Italia ad aver vinto un mondiale di pallavolo: “Speriamo si cambi, ma il futuro non sarà semplice”.

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