Cinema

Il Mucchio selvaggio, Mel Gibson sta scrivendo e dirigerà il remake del primo western crepuscolare

Questa volta il rifacimento riguarda un'opera controversa e allo stesso tempo immensa diretta dal compianeto Sam Peckinpah

di Davide Turrini

Mel Gibson sta scrivendo e dirigerà il remake de Il Mucchio selvaggio. La produzione è sempre Warner Bros, come per l’originale film del 1969 diretto dal compianto Sam Peckinpah. Un altro remake, insomma, per Hollywood. Questa volta di un film controverso e allo stesso tempo immenso. William Holden è il capobanda Pike, Ernest Borgnine il fido compagno Dutch (a proposito nel forte legame di amicizia con Pike ci sta anche una lettura gender), Robert Ryan l’inseguitore tradito e malinconico, Ben Johnson e Warren Oates i comprimari di lusso.

Un western crepuscolare che segna la fine definitiva di un’epoca, sia storica che cinematografica, attraverso la catarsi di un sangue volontariamente fasullo che sprizza dalle ferite d’arma da fuoco sui corpi degli antieroi di frontiera, e che Peckinpah volle realistico come quello della guerra in Vietnam che all’epoca si vedeva in tv e che mai si era visto in un western. Chi ha visto il film ricorderà le polemiche attorno al forzato e presunto conservatorismo politico del regista, per questa allegoria della violenza misogina e sparatutto, magari meno impegnata del coevo Butch Cassidy con Paul Newman e Robert Redford (regia di George Roy Hill) a gigioneggiare perfino prima del loro tragico finale.

Un film, Il Mucchio, in originale The wild bunch, che si impasta di una costante forza drammaturgica in divenire, di ralenti ieratici, di un montaggio frenetico e spettacolare (Lou Lombardo) da far impallidire e impazzire perfino i più scafati tecnici contemporanei. Il film di Peckinpah anticipa le riletture “politiche” della fine del mito western anni ’70, come la revisione nostalgica ma altrettanto definitiva del genere alla Eastwood, mostrando un disincanto umano e un addio antieroico alla leggenda della frontiera, in quella marcia indietro del “mucchio” in un finale/massacro solo per vendicare l’amico compagno torturato, che diventa una carneficina in cui si ammassano in modo indistinto corpi, carne, polvere, macerie.

Detto questo, il seppur altrettanto conservatore Gibson, rinato come star hollywoodiana dalle uova d’oro con la regia “muscolare” di Hacksaw Ridge, cosa mai potrà significare con la tradizione, il valore, l’aura del Mucchio? Il progetto è oramai avanzato a livello di scrittura (Gibson verrà coadiuvato dal non proprio scafato Bryan Bagby) e si accoda ad almeno un paio di tentativi di remake sempre abbozzati dalla Warner Bros: quello del 2011 con script di Brian Helgeland (e la regia di Tony Scott che però morì), e un successivo tentativo a firma David Ayer. Se deve esserci un altro Mucchio ci sia, ma togliamoci velocemente il dente. Per caso, infine, durante la ricerca di informazioni per tornare a parlare del film ci siamo imbattuti in questo documentario reperibile su Youtube in cui venticinque anni dopo il film diversi biografi di Peckinpah vanno a visitare il set messicano del film: quello della sparatoria iniziale della rapina in banca e quello del massacro finale nell’Hacienda Cienaga del Carmen nella regione della Coahuila al confine col Texas.

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