Nel tribunale delle toghe eletti anche Corrado Cartoni di Magistratura Indipendente e Marco Mancinetti di Unicost. E' servita una seconda votazione per eleggere il membro laico che è il docente indicato a Palazzo dei Marescialli dal Movimento 5 stelle
Piercamillo Davigo e Giuseppe Cascini entrano a far parte della Sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura, cioè il tribunale che giudica le toghe. Sono stati eletti dal plenum di Palazzo dei Marescialli rispettivamente nelle categorie riservate ai giudici della Cassazione e ai pm. Davigo è il capogruppo di Autonomia e Indipendenza, corrente da lui creata, ed è stato pm ai tempi di Tangentopoli, presidente di Sezione in Cassazione e presidente dell’Associazione nazionale magistrati. Cascini è stato pm nel processo a Mafia capitale ed è entrato al Csm come capogruppo di Area, la corrente di sinistra dei magistratui. L’assemblea ha eletto anche altri due componenti: come giudici di merito entrano Corrado Cartoni di Magistratura Indipendente e Marco Mancinetti di Unicost. Davigo ha ottenuto 20 voti, Cascini e Cartoni 19 mentre Mancinetti 22.
Il componente laico, invece, è Fulvio Gigliotti, eletto a Palazzo dei Marescialli dal Movimento 5 stelle. È stato designato alla seconda votazione con 22 voti. Alla prima invece non era stato raggiunto il quorum visto che aveva preso solo 15 voti. Otto sono andati invece a Michele Cerabona, il laico di Forza Italia. Uno a Alberto Maria Benedetti, l’altro laico indicato dal Movimento 5 stelle che doveva essere eletto vicepresidente ma è stato battuto da David Ermini.
L’ormai ex deputato del Pd è presdente di diritto della commissione disciplinare. La scorsa settimana la sua elezione sulla poltrona più altra di Palazzo dei Marescialli ha scatenato le polemiche e spaccato le correnti delle toghe. Per la prima volta, infatti, un vicepresidente non è stato eletto all’unanimità. E soprattutto il fatto che Ermini fosse l’unico politico tra i membri laici. La sua elezione, in pratica, non ha tenuto conto del monito di Sergio Mattarella, che nel giorno dell’insediamento del nuovo plenum si era rivolto ai laici ricordando che “sono eletti non perché rappresentanti di singoli gruppi politici (di maggioranza o di opposizione) bensì perché, dotati di specifiche particolari professionalità.