Il potere logora chi non ce l’ha, si dice. Alla Juventus vale il contrario: chi ne ha troppo, prima o poi viene fatto fuori. L’ultimo della lista, il più clamoroso, è Beppe Marotta: l’amministratore delegato dei bianconeri, la firma dei sette scudetti consecutivi, il manager migliore d’Europa (appena premiato al World Football Summit) messo alla porta dall’oggi al domani. Lo ha cacciato Andrea Agnelli, presidente e sempre più padre-padrone della Juventus. C’è un momento in cui qualcosa fra i due si comincia ad incrinare: 10 luglio 2018, Agnelli con la sua camicetta di lino azzurra si mette sul jet privato e a va prendere Cristiano Ronaldo in Grecia. Nella trattativa più importante della storia bianconera, l’acquisto che segnerà la squadra (e pure le prospettive aziendali del club, viste le cifre in ballo), Marotta non mette bocca, non compare nemmeno al momento della firma. Qualcosa è cambiato.
Due mesi e poco più dopo si arriva all’annuncio di sabato, al termine della vittoria (l’ennesima) nel big match contro il Napoli: “Il mio mandato scade il 25 ottobre e la società ha deciso di non rinnovarlo: le nostre strade si separano”. Non se l’aspetta (quasi) nessuno, ma non è proprio un fulmine a ciel sereno. Il Fatto Quotidiano lo aveva anticipato un paio di settimane fa, quando si era diffusa la voce di una sua improbabile candidatura per la presidenza della Figc: l’indiscrezione non era frutto di mire concrete, ma solo della rottura con la Juve, e della volontà di Agnelli di liberarsi di un dirigente sempre più ingombrante, di cui ormai la società riteneva di poter fare a meno. L’addio è stato ancora più repentino del previsto.
Non c’è una causa scatenante, un motivo preciso: semplicemente il feeling tra i due uomini forti della Vecchia signora si era logorato. Idee diverse sul presente e sul futuro, uno stipendio pesante (due milioni di euro a stagione), soprattutto una guerra di potere: quello accumulato dal manager nel corso degli anni e rivendicato di recente dal presidente sempre più interventista. La lite c’è stata, ma solo quando la rottura è ormai definita, ed è questo che porta Marotta a bruciare i tempi e a dare lui l’annuncio dell’addio in diretta tv. L’ultimo sgarbo alla sua ormai ex squadra. Per entrambi adesso il futuro è tutto da scrivere. Per Marotta le porte della Figc sono chiuse (il prossimo presidente salvo sorprese sarà Gabriele Gravina), potrebbero semmai aprirsi quelle della Lega calcio: lui, che tra l’altro ora deve lasciare la carica di consigliere federale non essendo più rappresentante della Juve, potrebbe diventarne il nuovo amministratore delegato. Più facile si accasi presto in qualche altra squadra: lui stesso ha detto di vedersi “all’inizio della prossima stagione alla guida di un top club”. In Italia si parla di Milan, Roma e persino Inter, occhio alla pista che porta in Spagna. Ma cosa succederà alla Juventus?
Per ora Marotta non sarà sostituito: nella lista depositata per il rinnovo del cda del 25 ottobre manca il suo nome e quello del ceo Aldo Mazzia, senza che ci siano new entry. Per qualcuno cresceranno Pavel Nedved e Fabio Paratici (storico braccio destro dell’ex ad), secondo il Corriere della Sera anche quest’ultimo potrebbe essere in uscita. In un caso o nell’altro comanderà sempre di più Andrea Agnelli. Presidente, rappresentante dell’azionista di riferimento, adesso davvero capo della Juventus. Da tempo, ormai, si è messo a far politica (del pallone): la presidenza dell’Eca (l’associazione dei club europei), le mosse in FederCalcio (dove in verità non ne ha azzeccata una), la strategia aggressiva in Lega su diritti tv e commerciali. Nella sua testa c’è una Juventus sempre più internazionale, in piena fase espansiva (come dimostra l’affare Ronaldo): e lui vuole guidarla in questo futuro in prima persona, con un ruolo alla Florentino Perez, grande capo del Real Madrid e suo modello. Anche se ciò significa “cacciare” l’artefice degli ultimi sette anni di vittorie: una rivoluzione, forse anche un rischio. Ma perché sorprendersi: nel corso della sua gestione, non si è mai fatto troppi problemi ad allontanare tutte le figure più ingombranti che rischiavano di fargli ombra e diventare scomode, sul campo, in panchina e fuori. Del Piero, Conte, Buffon, pure Marotta: non è rimasto più nessuno. Adesso sarà davvero la Juventus di Andrea Agnelli.
Twitter: @lVendemiale
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Juventus, Andrea Agnelli fa fuori pure Marotta: adesso inizia davvero la sua era
FATTO FOOTBALL CLUB - Il dirigente per ora non sarà sostituito: nella lista depositata per il rinnovo del cda manca il suo nome e quello del ceo Aldo Mazzia, senza che ci siano new entry. Per qualcuno cresceranno Nedved e Paratici, ma secondo il CorSera anche quest’ultimo potrebbe essere in uscita. Di certo il nipote dell'avvocato vuole guidare il club in prima persona, con un ruolo alla Florentino Perez: una rivoluzione, forse anche un rischio
Il potere logora chi non ce l’ha, si dice. Alla Juventus vale il contrario: chi ne ha troppo, prima o poi viene fatto fuori. L’ultimo della lista, il più clamoroso, è Beppe Marotta: l’amministratore delegato dei bianconeri, la firma dei sette scudetti consecutivi, il manager migliore d’Europa (appena premiato al World Football Summit) messo alla porta dall’oggi al domani. Lo ha cacciato Andrea Agnelli, presidente e sempre più padre-padrone della Juventus. C’è un momento in cui qualcosa fra i due si comincia ad incrinare: 10 luglio 2018, Agnelli con la sua camicetta di lino azzurra si mette sul jet privato e a va prendere Cristiano Ronaldo in Grecia. Nella trattativa più importante della storia bianconera, l’acquisto che segnerà la squadra (e pure le prospettive aziendali del club, viste le cifre in ballo), Marotta non mette bocca, non compare nemmeno al momento della firma. Qualcosa è cambiato.
Due mesi e poco più dopo si arriva all’annuncio di sabato, al termine della vittoria (l’ennesima) nel big match contro il Napoli: “Il mio mandato scade il 25 ottobre e la società ha deciso di non rinnovarlo: le nostre strade si separano”. Non se l’aspetta (quasi) nessuno, ma non è proprio un fulmine a ciel sereno. Il Fatto Quotidiano lo aveva anticipato un paio di settimane fa, quando si era diffusa la voce di una sua improbabile candidatura per la presidenza della Figc: l’indiscrezione non era frutto di mire concrete, ma solo della rottura con la Juve, e della volontà di Agnelli di liberarsi di un dirigente sempre più ingombrante, di cui ormai la società riteneva di poter fare a meno. L’addio è stato ancora più repentino del previsto.
Non c’è una causa scatenante, un motivo preciso: semplicemente il feeling tra i due uomini forti della Vecchia signora si era logorato. Idee diverse sul presente e sul futuro, uno stipendio pesante (due milioni di euro a stagione), soprattutto una guerra di potere: quello accumulato dal manager nel corso degli anni e rivendicato di recente dal presidente sempre più interventista. La lite c’è stata, ma solo quando la rottura è ormai definita, ed è questo che porta Marotta a bruciare i tempi e a dare lui l’annuncio dell’addio in diretta tv. L’ultimo sgarbo alla sua ormai ex squadra. Per entrambi adesso il futuro è tutto da scrivere. Per Marotta le porte della Figc sono chiuse (il prossimo presidente salvo sorprese sarà Gabriele Gravina), potrebbero semmai aprirsi quelle della Lega calcio: lui, che tra l’altro ora deve lasciare la carica di consigliere federale non essendo più rappresentante della Juve, potrebbe diventarne il nuovo amministratore delegato. Più facile si accasi presto in qualche altra squadra: lui stesso ha detto di vedersi “all’inizio della prossima stagione alla guida di un top club”. In Italia si parla di Milan, Roma e persino Inter, occhio alla pista che porta in Spagna. Ma cosa succederà alla Juventus?
Per ora Marotta non sarà sostituito: nella lista depositata per il rinnovo del cda del 25 ottobre manca il suo nome e quello del ceo Aldo Mazzia, senza che ci siano new entry. Per qualcuno cresceranno Pavel Nedved e Fabio Paratici (storico braccio destro dell’ex ad), secondo il Corriere della Sera anche quest’ultimo potrebbe essere in uscita. In un caso o nell’altro comanderà sempre di più Andrea Agnelli. Presidente, rappresentante dell’azionista di riferimento, adesso davvero capo della Juventus. Da tempo, ormai, si è messo a far politica (del pallone): la presidenza dell’Eca (l’associazione dei club europei), le mosse in FederCalcio (dove in verità non ne ha azzeccata una), la strategia aggressiva in Lega su diritti tv e commerciali. Nella sua testa c’è una Juventus sempre più internazionale, in piena fase espansiva (come dimostra l’affare Ronaldo): e lui vuole guidarla in questo futuro in prima persona, con un ruolo alla Florentino Perez, grande capo del Real Madrid e suo modello. Anche se ciò significa “cacciare” l’artefice degli ultimi sette anni di vittorie: una rivoluzione, forse anche un rischio. Ma perché sorprendersi: nel corso della sua gestione, non si è mai fatto troppi problemi ad allontanare tutte le figure più ingombranti che rischiavano di fargli ombra e diventare scomode, sul campo, in panchina e fuori. Del Piero, Conte, Buffon, pure Marotta: non è rimasto più nessuno. Adesso sarà davvero la Juventus di Andrea Agnelli.
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“Non capisce, è una donna. Perché non va a fare gli gnocchi?”. Arbitra 16enne vittima degli insulti sessisti del papà di un calciatore
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.