“Il Coni ha ufficializzato che la candidatura italiana per i Giochi Olimpici invernali 2026 sarà quella di Milano-Cortina“. Ad annunciarlo è stato il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana,  durante la riunione della Giunta. La notizia arriva a conclusione di una polemica che si è riacutizzata a metà settembre, quando il governo ha dichiarato di non voler sostenere la candidatura a tre di Milano, Torino e Cortina. Contrariato il Sindaco del capoluogo piemontese, Chiara Appendino: “È una candidatura per noi incomprensibile. Chiederemo conto di questa scelta”. Il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha manifestato invece la sua soddisfazione: “Siamo ovviamente felicissimi di questa scelta – ha scritto su Facebook – Ringrazio il governo, il Coni e tutti gli interlocutori che in questi mesi hanno lavorato per questa candidatura che onoreremo lavorando a testa bassa perché rimanga nella storia come un’Olimpiade memorabile. Avanti tutta!”. 

Giovedì, insieme al sottosegretario regionale ai Grandi Eventi, Antonio Rossi, Fontana ha detto che sarà a Venezia per la prima riunione operativa con Zaia, i sindaci di Milano e Cortina d’Ampezzo, Giuseppe Sala e Giampietro Ghedina. All’ordine del giorno la definizione delle azioni da intraprendere per convincere il Comitato olimpico internazionale (Cio) che “quella lombardo-veneta è la scelta migliore”. “Presentiamo un progetto innovativo – si legge intanto nella lettera inviata dal presidente del Coni, Giovanni Malagò, al presidente del Cio, Thomas Bach -, che rispetta le linee-guida dell’Agenda 2020 e le nuove norme, che includerà non solo le città di Milano e Cortina ma anche le loro rispettive Regioni, Lombardia e Veneto, entrambe già pronte a supportare la candidatura e a fornire le garanzie, con il supporto politico del nostro governo”.

Le rimostranze del Sindaco Cinque Stelle si concentrano soprattutto su un aspetto: i maggiori vantaggi economici e organizzativi di una candidatura torinese. “È una candidatura per noi incomprensibile, si tratta di andare a costruire ed edificare dove non ci sono gli impianti. Torino era la meno costosa chi si assume questa responsabilità dovrà spiegarlo al Paese”, ha dichiarato. Poi, ha annunciato che chiederà spiegazioni: “Chiederemo conto di questa scelta -ha aggiunto – Torino con le sue valli c’è e c’è sempre stata. Al Paese qualcuno dovrà spiegare perché si porta avanti una candidatura che prevede di costruire ex novo quando dall’altra parte si poteva fare senza costruire nulla, quindi nessun impatto ambientale, minor impatto economico e sicuramente si trattava dell’unico modello sostenibile. Noi abbiamo combattuto fino alla fine per poter fare un’Olimpiade che fosse sostenibile e che si basasse sul riutilizzo. Io sono arrivata anche a mettere le mie dimissioni sul piatto per portare avanti questa candidatura, ci ho creduto fino in fondo. Non ho ancora visto un’analisi costi-benefici di questo modello che si sta portando avanti”. Poi il primo cittadino dice che le speranze per la città piemontese non sono del tutto tramontate: “Il Coni porti in votazione i dossier – ha concluso -, la candidatura di Torino è ancora in campo. Si entri nel merito dei dossier, si analizzino i costi in modo analitico e il Coni si assuma la responsabilità delle proprie scelte”.

Il governatore della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, dice di non essere sorpreso: “Non è una sorpresa, purtroppo me lo aspettavo, ero stato il primo a dire che sentivo puzza di bruciato dopo la decisione di Giorgetti di far saltare il tavolo a tre e, pochi minuti dopo, far emergere la candidatura a due – ha dichiarato – Se c’è una possibilità di recuperare, senza Torino, un ruolo per le montagne olimpiche torinesi, la Regione c’è”.

A metà settembre la rottura sulla candidatura a tre
“Non ci sono le condizioni per proseguire con la candidatura tripla, la candidatura italiana finisce qui“. Così, il 18 settembre, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Giancarlo Giorgetti, aveva messo quella che si pensava essere la parole “fine” sulla candidatura italiana alle Olimpiadi invernali 2026. Dopo una settimana di polemiche e la rottura annunciata dal Movimento 5 Stelle, la Lega aveva deciso di mettere fine agli scontri sul tema.

È a quel punto che, però, chi voleva riportare i Giochi olimpici in Italia ha provato a proporre un’altra soluzione, evidentemente più congeniale all’esecutivo: eliminare dalla formula Mi-To-Co (Milano, Torino, Cortina) la seconda città, creando quello che è poi stato ribattezzato l’asse lombardo-veneto. Una proposta che aveva creato dei malumori, soprattutto tra gli amministratori piemontesi. Se Chiara Appendino si era limitata a far arrivare al governo il suo disappunto per la decisione e per l’ipotesi di un’esclusione della città che amministra dalla triade di località candidate, Chiamparino, non aveva usato mezzi termini: “Si tratta di una manovra anti-Piemonte“, aveva dichiarato.

La candidatura doppia era quindi diventata la prima e unica opzione sul tavolo già a metà settembre. Una strategia che aveva trovato un solo, flebile, parere contrario: quello del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, che due giorni dopo le parole di Giorgetti aveva manifestato un punto di vista diverso da quello del governo, sostenendo che, a suo parere, “quella di Torino sia la scelta migliore sotto tutti i punti di vista, economico e strutturale, vista l’esperienza nelle altre Olimpiadi e che l’idea di tre città sia quantomeno caotica e difficilmente percorribile e anche la più costosa”. Una proposta, quella delle Olimpiadi solo torinesi, presto naufragata a favore della doppia candidatura.

 

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