Da oggi scattano le misure anti-smog previste dal “Nuovo accordo per la qualità dell’aria nel bacino padano”, frutto dell’accordo tra il Ministero dell’Ambiente e le regioni Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto. Si tratta di un pacchetto che prevede limitazioni alla circolazione per le auto con motorizzazioni benzina e diesel più vecchie, dunque più inquinanti: il provvedimento dovrebbe rimanere in vigore fino al 31 marzo del prossimo anno, salvo eccezioni che poi vedremo, e coinvolgerà circa 1,1 milioni di automobili. In realtà, è proprio su tempi, modalità e relative esenzioni che c’è una gran confusione, vista la disomogeneità delle regole nei diversi luoghi in cui entreranno in vigore. Regole che dovrebbero essere stabilite da un Ente centrale evidentemente, e non lasciate alla discrezione delle amministrazioni locali. Anche perché se ne paventa l’adozione anche sul resto del territorio nazionale. Non è un caso che gli stessi assessori alla mobilità delle Regioni coinvolte si siano impegnati a “armonizzare e rendere omogenee le norme e le misure applicate” entro il 2020. Un po’ lungo come orizzonte temporale, verrebbe da dire.
Cerchiamo comunque per quanto possibile, visto che in alcuni dei Comuni interessati (quelli con più di 30mila abitanti) non è ancora stata predisposta alcuna delibera attuativa del piano, di fare chiarezza. Soprattutto perché si tratta di norme che cambieranno la vita di parecchi automobilisti italiani, visto che in Padania vivono 23 milioni di persone. Per quanto riguarda la Lombardia, nondimeno, verranno fermate le auto a benzina fino a Euro 2 e diesel fino a Euro 3, dalle 7.30 alle 19.30 dei giorni feriali. Tuttavia, il blocco degli Euro 3 non varrà nelle giornate festive, anche infrasettimanali.
Regione che vai, come detto, regole che trovi. In Emilia Romagna le auto a benzina da Euro 2 a Euro 6 avranno tutte via libera, mentre sul fronte diesel non potranno marciare nemmeno gli Euro 4: in strada saranno ammessi solo Euro 5 ed Euro 6. A cambiare è pure l’orario: dalle 8.30 alle 18.30 dei giorni feriali, più la prima domenica di ogni mese. Come per le altre Regioni, esistono deroghe su alcuni mezzi: per esempio, quelli del car pooling che trasportano almeno tre persone.
Anche in Veneto lo stop avverrà in un arco di tempo che va dalle 8.30 alle 18.30 dal lunedì al venerdì, e riguarderà i diesel fino a Euro 3 e i benzina Euro 0 e 1: semaforo verde dunque per gasolio Euro 4, 5 e 6, nonché per benzina da Euro 2 in su. In questo caso, tuttavia, l’elenco delle eccezioni è lungo: potranno circolare coloro che sono impossibilitati a recarsi a lavoro con mezzi pubblici, i veicoli guidati da automobilisti con più di 70 anni e quelli che servono per raggiungere, da casa, una fermata del trasporto pubblico. Sono esentati anche i cittadini hanno un Isee pari o inferiore a 16.700 euro, ma solo se potranno dimostrarlo mostrando la relativa certificazione.
In ultimo c’è il Piemonte, dove i tempi di introduzione del provvedimento slitteranno di una settimana per dare tempo alla Regione di inserire le relative deroghe. Ne sono infatti previste per alcune categorie quali artigiani, ambulanti, e residenti o lavoratori in aree non servite dai mezzi di trasporto pubblici. Comunque sia qui il divieto per tutti i veicoli Euro 0 sarà definitivo: 24 ore al giorno e 365 giorni l’anno. L’attenzione tuttavia si è concentrata sui diesel: gli Euro 1 e 2 verranno bloccati tutti i giorni dalle 8 alle 19 per un anno. Mentre gli Euro 3 subiranno la stessa sorte ma solo per sei mesi, ovvero fino al 31 marzo 2019.
Nell’accordo è anche prevista l’istituzione di domeniche “ecologiche”: la prima è fissata per il 7 ottobre, mentre la seconda per il 4 novembre. E in caso di situazioni d’emergenza, quali lo sforamento dei limiti di inquinamento dell’aria per quattro giorni consecutivi, scatteranno misure aggiuntive: per le auto il divieto di sosta con motore acceso, per le abitazioni il limite al riscaldamento domestico alla temperatura di 19 gradi (ospedali e scuole escluse).
L’accordo non riguarda infatti solo il parco auto, ma prevede investimenti (16 milioni di euro) anche per ridurre le emissioni zootecniche e favorire la rottamazione dei mezzi più vecchi. Ed è un bene, anche se si tratta di un piccolo passo, visto che la scarsa qualità dell’aria dipende solo in parte (13%, secondo uno studio dell’Acea) da auto e veicoli commerciali. Un peso analogo ce l’hanno il riscaldamento delle abitazioni e gli altri mezzi di trasporto (navi, aerei, treni etc), mentre il 10% delle emissioni viene proprio dal settore agricolo. Ma i comparti più nocivi per l’aria che respiriamo sono quello della produzione dell’energia (30%) e quello dell’industria (19%). Bisognerebbe pensarci, prima di mettere in croce sempre e solo le quattro ruote.