Posso capire (situazione A) che una nazione abbia troppi corsi universitari rispetto ai docenti disponibili e quindi non riesca a coprirli tutti. Posso anche capire (situazione B) che una nazione abbia troppi potenziali insegnanti rispetto ai corsi da coprire e quindi debba esportare cervelli gratis. Il paradosso è che in Italia non siamo né A né B o se volete siamo tutt’e due!
È noto che abbiamo migliaia di ricercatori e docenti universitari italiani sparsi per il mondo. Alcuni vorrebbero rientrare in patria; ne è testimone un concorso per un posto di ricercatore, di cui sono commissario: dei sette candidati, ben cinque sono attualmente all’estero.
Siamo dunque nella situazione B? Eh no: se guardo cosa sta succedendo a casa mia siamo senz’altro nella critica situazione A. Infatti da noi a Ingegneria i corsi sono cominciati da due settimane e un insegnamento di Geometria e Algebra non ha ancora avuto inizio perché non abbiamo il docente! Rispondendo a un frenetico appello, un ricercatore ha accettato di accollarsene metà, con cui satura il suo monte ore massimo. Stiamo disperatamente cercando chi chiuda il buco. Naturalmente non vogliamo il primo che passa: abbiamo una dignità da difendere e una responsabilità nei confronti di chi si è iscritto al nostro Ateneo, magari venendo da regioni lontane, e ci offre la sua fiducia nonostante palpabili carenze infrastrutturali.
Come si è arrivati a questo assurdo? Due recenti pensionamenti nella mia materia ci avevano costretto a degli aggiustamenti delicati, ma affrontabili. L’aggiunta di un nuovo corso di laurea professionalizzante ha creato un bel rompicapo al direttore del nostro Dipartimento. Un serio segnale d’allarme è stato poi l’aumento del numero programmato su un corso di laurea molto ambito: una catena di sollecitazioni dal ministero al rettorato alla nostra Scuola (ex-facoltà) al corso di laurea aveva portato un aumento di 50 studenti; questo ha imposto lo sdoppiamento di insegnamenti già supersaturi. La promessa di aule e di personale che accompagnava tale sollecitazione forse un giorno sarà mantenuta, ma per adesso dobbiamo noleggiare un cinema. Ho lottato contro la soluzione (credetemi: assurda) di mettere 150 studenti da una parte col docente e 150 altri in un’aula con uno schermo, magari con un dottorando che per due soldi dovrebbe mantenere la disciplina… Chi non sa cosa possono fare 150 diciannovenni chiusi per ore in un’aula praticamente da soli si astenga dall’appoggiare questa soluzione, per favore. Aggiungo che si era pensato di far sorteggiare l’aula al professore subito prima di ogni lezione (il Docente di Schrödinger, secondo un arguto post-doc).
Con altri spostamenti di titolarità degni di un cubo di Rubik eravamo arrivati a una soluzione stabile. Siamo abituati a questi problemi: dal 2010 i docenti universitari in Italia sono calati del 7,9%; grazie al cielo abbiamo diversi pensionati che tengono dei corsi. Ma a luglio ci è arrivata una tegola: una collega che stiamo richiamando dagli Stati Uniti aspettava la nomina dal ministero (e le avevamo già appioppato due insegnamenti) ma siccome questa non arrivava ha dovuto accettare un incarico all’estero, la cui domanda scadeva in giugno. La nomina è arrivata a metà luglio, troppo tardi. Quindi il direttore del Dipartimento si è precipitato a cercare colleghi validi, prima di far bandire le supplenze; per uno dei due insegnamenti è andata bene. Per l’altro tutti noi docenti strutturati non riusciamo ad aggiungere un altro corso, perciò ci si è rivolti ad esterni. Ho implorato una mia ex-allieva; niente da fare: ha già, da free-lance, un corso a Economia e la cogestione di un sito matematico.
Tutto questo mentre il Sole 24 Ore annuncia che il mio Ateneo è salito in una classifica mondiale ma il ministero gli ha tagliato il Fondo di Finanziamento Ordinario dell’1%. Fermi tutti! Incontro Davide sulle scale del dipartimento. È un nostro dottore di ricerca, un bravo geometra algebrico che ha già tenuto corsi molto apprezzati.
“Davide, per carità, ci tieni un corso di Geometria e Algebra a Ingegneria?” “Massimo, mi dispiace davvero, ma ho seguito un corso per sommelier, sono stato promosso e il ristorante che mi ha assunto ha turni tremendi” “Scusa, ma come mai questa svolta?” “Non è un ripiego, la cosa mi piace davvero. Mi piace anche la matematica, lo sai, ma vedo troppi miei amici lavorare, pubblicare, passare da un istituto all’altro, da un paese all’altro, senza una vera prospettiva.“
Che dirgli? Alla salute, Davide…