Il movente dell'omicidio ancora non è chiaro, indagano Polizia e Carabinieri. L'uomo dal 2016 risiedeva in Brasile, dove aveva moglie e figli ma non un'occupazione fissa. I rapporti tra l'omicida e il genitore non erano semplici
Prima gli ha sferrato diverse coltellate all’addome e, poi, l’ha colpito ripetutamente in testa con una pesante statuetta. Così Nicola Vignali, 37enne di Mantova, ieri sera ha ucciso il padre Paolo, imprenditore edile di 62 anni, nel suo appartamento nella centralissima piazza Virgiliana a Mantova, al culmine di una lite trasformatasi in tragedia familiare. E l’ha fatto davanti agli occhi terrorizzati della madre e dei nonni materni. Il 37enne è poi fuggito a bordo di una Smart grigia in direzione Verona e ha vagato per diverse ore nel capoluogo veneto prima di fermare l’auto vicino all’ospedale Borgo Trento di Verona dove è entrato in stato confusionale. Lì è stato preso in consegna dalla polizia e ora si trova in stato di fermo, emesso dalla Procura di Mantova, nel carcere di Verona con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato.
Il movente dell’omicidio ancora non è chiaro, ma, come hanno spiegato Polizia e Carabinieri nel corso di una conferenza stampa tenutasi nel pomeriggio di oggi nella Questura di Mantova, il tragico gesto finale potrebbe essere stato generato da un insieme di fattori sui quali gli inquirenti stanno ancora cercando di fare chiarezza. Il 37enne, che viveva in Brasile dal 2016 senza un’occupazione fissa e dove aveva moglie e figli, tornava regolarmente in Italia, ma anche qui non aveva un lavoro stabile. Quest’ultima visita, però, non era attesa dai genitori e dai familiari. Nicola Vignali, come è stato spiegato nel corso della conferenza stampa, si era stabilito da qualche giorno dai nonni materni che vivono in un paese dell’hinterland mantovano. La convivenza, però, era difficile. Nel pomeriggio di ieri lo stesso 37enne aveva richiesto l’intervento dei carabinieri per una lite sviluppatasi nell’abitazione dei nonni, dove era presente anche la madre.
Il tutto si era risolto senza apparenti strascichi. Ma la discussione, una volta andati via i carabinieri, si è poi spostata nell’abitazione dei genitori dell’omicida, nella centralissima piazza Virgiliana. Al ragazzo era stato offerto di andare ad abitare provvisoriamente in uno degli appartamenti che il padre aveva in città e lui sembrava avere accettato di buon grado. Così come aveva accettato di fermarsi a cena per poi andare. Proprio al termine della cena, però, è esplosa la discussione con il padre, con il quale il 37enne – che in passato era stato in cura per problemi psichici – aveva un rapporto non facile.
L’uomo avrebbe detto al figlio di andarsene, come erano d’accordo, e in lui è scattata la furia omicida: ha preso un coltello dalla cucina e ha colpito più volte il padre all’addome, fino a quando questo si è accasciato a terra. La madre è riuscita a fermarlo e a togliergli il coltello, ma il 37enne, in preda all’ira, ha afferrato una pesante statuetta con la quale ha colpito ripetutamente il padre sulla testa, uccidendolo. Quando la Polizia è arrivata sul posto, avvertita da più telefonate di vicini di casa della vittima allarmati per le urla che provenivano dall’abitazione scena dell’omicidio, ha trovato il 62enne a terra in un lago di sangue e privo di vita. Immediate sono scattate le ricerche coordinate fra Polizia e Carabinieri e l’attenzione si è concentrata su Verona, città verso la quale Nicola Vignali si era diretto con l’auto e che conosceva bene per avervi frequentato l’Università. In mattinata l’epilogo e la cattura nell’ospedale veronese.