Dopo l'exploit di agosto, dovuto allo smaltimento degli stock in vista dell'introduzione del nuovo ciclo di omologazione WLTP, ecco il brusco risveglio: all'appello manca un quarto delle immatricolazioni. Nei primi nove mesi dell'anno, il calo è del 2,8%. Male il mercato dell'usato, in contrazione il diesel
Se per il mercato di agosto, l’”effetto WLTP” si era fatto sentire in positivo, con un incredibile aumento delle vendite e il sorpasso storico di Renault Clio su Fiat Panda – ora però tornata in testa con 9.798 immatricolazioni – a margine del mese di settembre la situazione è capovolta e gli effetti sono solo in negativo, con una chiusura del -25,4% delle immatricolazioni. Un calo che porta la contrazione nei primi nove mesi dell’anno al 2,8%.
L’introduzione del nuovo ciclo di omologazione WLTP a partire dal primo settembre, infatti, aveva generato un’ondata di offerte da parte delle case e relative immatricolazioni volte ad alleggerire gli stock di auto che da quella data sarebbero poi diventate fuori norma di legge.
Ad oggi, senza tutte queste condizioni, le registrazioni del mese di settembre sono state 124.976 (ben 42.500 unità in meno rispetto allo scorso anno): ne hanno risentito tutti i canali di vendita, con i privati in caduta libera al 16,3% (con il 59,9% della quota di mercato) che sono andati comunque meglio delle società, le quali hanno registrato un pesante calo del 34,5% (nel mese).
Quanto ai segmenti, meglio C e F alto di gamma per quanto riguarda i cumulati, mentre nelle carrozzerie vincono crossover, fuoristrada e coupé.
Male il mercato dell’usato (ma in vantaggio sul nuovo), con una contrazione del 7,9% e 339.354 trasferimenti, considerate anche le minivolture per quelli temporanei.
Infine lo stato del diesel, che ha registrato una forte flessione dei volumi con un -38,3%, attestandosi sul 47,9% del totale: questo, impoverito ulteriormente da una campagna pro motorizzazioni green, ha ridotto sensibilmente le vendite nelle tre città principali per numero di immatricolazioni annue: a Milano ha perso il 28,6%, a Roma il 22,3% e a Torino la flessione più alta, con il 37,4%.
“Pensare di poter fare a meno nell’immediato del diesel che ancora oggi rappresenta oltre il 50% del mercato significa creare un buco produttivo che il nostro Paese non può nell’immediato colmare con altre motorizzazioni”, ha commentato Michele Crisci, numero uno dell’UNRAE (l’associazione dei costruttori esteri che operano in Italia) “senza considerare i riflessi negativi sulla necessità di rinnovo del parco circolante e sul raggiungimento degli obiettivi europei in tema di emissioni”: un invito, quindi, alla cautela e soprattutto all’attuazione di un processo virtuoso per raggiungere gli obiettivi posti dall’Europa, senza demonizzare una motorizzazione rispetto alle altre, ma piuttosto “attraverso l’adozione di misure efficaci di svecchiamento del parco e di realizzazione delle infrastrutture necessarie per la ricerca elettrica”, conclude Crisci.